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Il recupero energetico del patrimonio edilizio

Sara Biancareddu

Il recupero energetico del patrimonio edilizio.

Rel. Valentina Serra, Antonio Besso Marcheis. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2013

Abstract:

Durante gli ultimi decenni, nei Paesi di prima industrializzazione, si è sviluppata una crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale ed energetica che ha portato importanti conseguenze anche in campo architettonico ed ingegneristico in materia di risparmio energetico del parco edilizio esistente.

Il decreto legislativo 192 del 2008 funge da attuazione alla direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia e rappresenta di fatto la norma nazionale di recepimento della certificazione energetica degli edifici.

All’articolo 2, di tale decreto, troviamo, tra le definizioni, quella di prestazione energetica ossia la quantità di energia effettivamente consumata per i fabbisogni standard di un edificio, funzione di più fattori, tra cui quelli tecnologici, progettuali, climatici e di esposizione al sole, che risultano inevitabilmente correlati all’involucro dell’edificio stesso.

L’articolo 3 dello stesso decreto riguarda i campi di applicazione, tra cui troviamo, al comma 2 che per “ristrutturazioni totali o parziali e manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio” il decreto prevede un’applicazione graduale delle norme in relazione al tipo di intervento.

Mentre il comma 3, richiamando l’art. 136, del D.Lgs. n. 42 del 2004, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio, il quale indica che "Sono escluse dall’applicazione del presente decreto le seguenti categorie di edifici:

b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;

c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici”.

Sono inoltre soggetti a presunzione di vincolo tutti quegli immobili appartenenti agli enti pubblici territoriali con più di 50 anni di vetustà fino all’esito della verifica dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico di cui all’art.12, comma 2, D. Lgs. 42/2004.

Ora, esclusi i beni culturali immobili già sottoposti a tutela, possiamo affermare che molti degli edifici che compongono lo spazio urbano torinese, come della maggior parte delle città italiane, presentano valore estetico e tradizionale. Fra questi annoveriamo anche i numerosi edifici appartenenti a persone fisiche, enti e associazioni non statali.

Nasce conseguentemente il problema riguardante l’individuazione di questi immobili e la concordanza di opinioni tra i soggetti atti a tutelarne l’aspetto e a garantirne contemporaneamente le prestazioni energetiche richieste oggigiorno.

Questa ricerca nasce dalla preoccupazione che un eccessivo utilizzo della pratica del cappotto esterno, a causa dell’inevitabile necessità di adeguamento del parco edilizio in termini di risparmio energetico, possa compromettere l’aspetto dello spazio pubblico nelle nostre città.

All’esterno i caratteri costruttivi degli edifici hanno un valore che deve essere preservato, anche in considerazione della loro valenza quali quinta di definizione degli spazi pubblici. Per ciò che concerne, invece, l’aspetto funzionale è meglio esplicitare che, benché il recupero funzionale dell’edificio sia spesso il motore trainante degli interventi finalizzati al recupero energetico, è altresì vero che il parco edilizio è prevalentemente composto da residenze. Nel caso specifico di Torino e cintura le residenze corrispondono sovente ad appartamenti locati in edifici multipiano, edificati nel XX secolo. Tra questo variegato panorama troviamo anche l’insieme degli edifici di valore estetico e tradizionale (definizione, come già premesso, alquanto opinabile, per lo meno riguardo la valutazione estetica). Detti edifici potrebbero essere compresi nell’insieme degli edifici con “finitura ad intonaco per i quali alcuni allegati energetici raccomandano la pratica del cappotto

esterno in alternativa alla pratica di insuflaggio dell’isolante (non sempre fattibile) in caso di interventi, anche solo di manutenzione ordinaria, quali la ritinteggiatura della facciata (Allegati Energetici: Collegno pag.144 art.23 commi 2-5; Grugliasco pag. 23 allegato 1 scheda 1E.)

Questo approccio presenta almeno tre punti critici:

1) La discrezionalità e la difficoltà nel riconoscere un valore estetico anche a quegli edifici non soggetti a vincolo;

2) La mancanza di un’alternativa valida alla pratica del cappotto esterno nel caso di edifici non sottoposti a tutela di cui si desideri preservare, comunque, l’aspetto esterno;

3) La subordinazione del singolo proprietario di appartamento a decisioni condominiali sulle pratiche di adeguamento energetico della propria unità.

In definitiva gli allegati energetici non presentano un’alternativa valida alla pratica del cappotto esterno.

Per il privato che decida di adeguare la propria singola unità immobiliare senza che sussista necessariamente il bisogno di una riqualificazione o adeguamento funzionale non viene indicata una via alternativa.

Secondo l’ultimo censimento ISTAT della popolazione e delle abitazioni del 2001 si evince che il 93 % degli edifici utilizzati sono abitazioni e che di questi il 98 % è di proprietà di persone fisiche.

Occorre considerare inoltre che il 61,5 % è stato costruito in muratura portante e che più del 50 % si trova in buono stato di conservazione.

È inoltre interessante notare che il 40% degli edifici sono stati costruiti prima del 1961 (ossia oltre cinquanta anni fa), un altro 40% negli anni dal 1962 al 1981 e il restante 20% dal 1982 ai giorni del censimento, con evidente decrescita del numero degli immobili costruiti proporzionalmente al calo demografico.

È chiaro che, procedendo con l’atteggiamento pocanzi descritto, l’adeguamento del parco edilizio nazionale alle prestazioni energetiche auspicate dalla normativa potrebbe risultare lento e difficile, inoltre può compromettere i valori dell’architettura e mettere in crisi le competenze in campo edilizio.

Allo scopo di evitarlo, esamineremo, di seguito, i tipi di intervento per i quali è previsto l’adeguamento ai valori limite di trasmittanza contenuti negli allegati energetici dei comuni di Torino, Collegno e Grugliasco, al fine di mettere in luce le differenze, anche sostanziali, tra comuni locati su territori limitrofi; di seguito, per ognuno di questi comuni presenteremo un progetto di recupero energetico di edifici esistenti che non ha compromesso l’aspetto formale degli immobili stessi.

Relatori: Valentina Serra, Antonio Besso Marcheis
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
S Scienze e Scienze Applicate > SH Fisica tecnica
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3361
Capitoli:

Capitolo 1

Introduzione generale

Capitolo 2

Lessico

2.1 Manutenzione ordinaria

2.2 Manutenzione straordinaria

2.2 Ristrutturazione edilizia

2.3 Risanamento conservativo

2.4 Restauro conservativo

Capitolo 3

Il recupero energetico

3.1 Le problematiche tipiche degli edifici esistenti.

3.2 Le modalità di recupero possibili

3.2.1 II cappotto esterno

3.2.2 II cappotto interno

3.2.3 La pratica di insuflaggio

3.2.4 Gli intonaci termoisolanti

Capitolo 4

Un territorio tre municipalità

4.1 Collegno

4.1.1 La stireria della Certosa Reale di Collegno..

4.1.2 Stato di fatto

4.1.3 il progetto

4.1.4 II recupero energetico

4.2 Grugliasco

4.2.1 La nuova biblioteca: due alternative

4.2.1.1 L’edificio di piazza Matteotti

4.2.1.2 L’edificio denominato “La nave”

4.2.1.2.1 Stato di fatto e Ipotesi progettuale

4.2.1.3 La scelta

4.2.2 II recupero energetico

4.3 Torino

4.3.1 L’albergo di virtù

4.3.2 II progetto

4.3.3 La sperimentazione

Capitolo 5

Conclusioni

Bibliografia

Bibliografia:

ALBERTO FRIEDEMANN, Le case di vetro, stabilimenti cinematografici e teatri di posa a Torino, 2002,Biblioteca FERT, pp. 184-211

PAOLO CHERCHI USAI, Archives (dell'lnstitut Jean Vigo, Cinemateque de Toulouse), Un americain a le conquete de l’Italie , George Kleine a Grugliasco 1913-194, n° 22/23, Aprile-Maggio 1989

PAOLO CHERCHI USAI, Archives (dell'lnstitut Jean Vigo, Cinemateque de Toulouse), Un americain a le conquete de /’Italie , George Kleine a Grugliasco 1913-194, n° 26/27, Novembre- Dicembre 1989

AMBROGIO ANNONI, Scienza ed arte del restauro architettonico. Idee ed esempi, Edizioni Artistiche Framar, Milano, 1946, p. 14.

SITOGRAFIA

www.beniculturali.it

www.istat.it

http://taccuinodicasabella.bloqspot.it/2011/01/torino-citta-del-cinema-qruqliasco.html

www.fertstorica.it/immaqini sedi.html

www.leserre.org/il-parco/la-storia

www.nesocell.com/

www.hotelcarlina.it

www.eia-lab.com/v2/en/selected-proiect/all-works/9-hotel-carlina-i-2007-in-corso.html

www.museotorino.it

www.spaziotorino.it

NORMATIVA

Decreto Legislativo n°42 del 22/01/2004 (G.U.R.I. 24/02/2004)

DGR. 4 agosto 2009, n. 46-11968 DGP n. 1212-39325/2010

Allegato energetico e PRG di Torino e norme tecniche di attuazione Allegato energetico di Collegno Allegato energetico di Grugliasco

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