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Differenti veicolazioni di gentamicina per la cura del tumore al pancreas: nanospugne e nanobolle

Alberto Mangia

Differenti veicolazioni di gentamicina per la cura del tumore al pancreas: nanospugne e nanobolle.

Rel. Clara Mattu, Chiara Dianzani, Roberta Cavalli. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Biomedica, 2020

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Abstract:

Differenti veicolazioni di gentamicina per la cura del tumore al pancreas: nanospugne e nanobolle L’adenocarcinoma duttale del pancreas si attesta come 10&#8304; in scala di incidenza mondiale e 4° per mortalità. Questo dipende dal fatto che il tumore metastatizza facilmente quando la sua massa è ancora relativamente piccola (<2cm diametro) e non ha dato rilevanti sintomi fisici. Non essendo stati standardizzati dei marker per lo screening predittivo dei soggetti a rischio, è difficile diagnosticare il cancro quando è ancora resecabile. Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi 50 anni, l’aspettativa di vita per la maggior parte dei pazienti (95%) rimane inferiore ai 5 anni e solo il 20% dei casi è effettivamente curabile con la chirurgia, unico metodo risolutivo fino ad oggi. La chemioterapia e la radioterapia hanno avuto sino ad ora un ruolo solo adiuvante alla chirurgia e raramente sono efficaci nell’impedire la ripresa delle metastasi (25% dei casi con regime con mFOLFIRINOX a distanza di due anni dall’intervento). Il ruolo neoadiuvante della chemioterapia rimane ancora ampiamente discusso, perché non è ancora dimostrato il suo vantaggio rispetto all’immediato uso della chirurgia. Si sono affermati come gold standard di terapia adiuvante il regime mFOLFIRINOX (nei soggetti meno debilitati ed in grado di sostenere i pesanti effetti collaterali della terapia) e la gemcitabina in diverse formulazioni. Attualmente la ricerca è rivolta al superamento delle barriere fisiche/biologiche imposte dal tessuto fortemente desmoplastico del tumore, che per ora hanno impedito alla maggior parte delle terapie di avere successo. A tale scopo è stato proposto l’utilizzo di nanovettori capaci di penetrare l’ambiente tumorale e raggiungere la concentrazione terapeutica in modo selettivo, in modo da ridurre anche gli effetti collaterali sul paziente. In questa tesi ci si propone di valutare l’efficacia di due nanovettori per la veicolazione della gemcitabina: nanospugne a base di &#946;-ciclodestrine e nanobolle di acido palmitico rivestite di chitosano. Le nanoformulazioni sono stati caratterizzate dal punto visto chimico-fisico (dimensioni medie, carica superficiale, morfologia) ed è stata valutata la capacità di caricamento del farmaco e la sua cinetica di rilascio in vitro. È stata inoltre dimostrata la loro biocompatibilità e capacità inibitoria su colture cellulari di adenocarcinoma duttale umano (PT45) e di topo (PANC-02, CF-PAC). Entrambi i nanovettori sono risultati in grado di incorporare la gemcitabina, con buone efficienze di incapsulazione, e di rilasciarla in modo prolungato nel tempo. Le nanospugne di gemcitabina sono risultate significativamente migliori rispetto al farmaco libero nell’inibire la proliferazione di cellule tumorali con diverso grado di resistenza alla gemcitabina (sei volte più efficaci utilizzando le PANC-02, tre volte con le CF-PAC e 10 volte con le PT45, le più resistenti). Esperimenti sono ancora in corso per valutare l’efficacia delle nanobolle.

Relatori: Clara Mattu, Chiara Dianzani, Roberta Cavalli
Anno accademico: 2020/21
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 38
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Ingegneria Biomedica
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-21 - INGEGNERIA BIOMEDICA
Aziende collaboratrici: UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TORINO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/17014
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