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Immagini dal territorio: l'immaginario come forma di strutturazione del territorio in Valsesia e Monteregio

Elena Carola

Immagini dal territorio: l'immaginario come forma di strutturazione del territorio in Valsesia e Monteregio.

Rel. Alberto Borghini. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2003

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

Questo lavoro di tesi consiste nella raccolta sul campo di materiale forlklorico, e in particolare di storie, leggende, tradizioni, superstizioni, fatti di medicina popolare e in generale di tutte le attestazioni orali legate all'immaginario. Testimonianze che in apparenza sembrano inutili o bizzarre ma che fanno parte del nostro bagaglio culturale e che, essendo in estinzione, vanno tutelate come un bene storico-culturale. L'immaginario popolare offre un codice interpretativo in grado di leggere fatti di cultura materiale, artistica, architettonica, ecc. Attraverso tale codice si delinea, inoltre, quella che è la modalità di pensare e di vivere il territorio delle collettività rurali. Questa ricerca non è isolata ma fa parte di un quadro di ricerca più ampio intitolato "Immagini dal territorio. L'immaginario come forma di strutturazione del territorio", progettato dal prof. Alberto Borghini. Tale ricerca intende prospettare un modo di fruizione "fantastico" del territorio non nel suo complesso ma in certe sue nuclearità paesaggistiche. Emerge un modo "immaginario" di vivere collettivamente il territorio attraverso un'indagine capillare sulla distribuzione narrativa, che è anche distribuzione geografica-territoriale. Il paesaggio, il territorio, è qui inteso come "rete immaginaria", come insieme di racconti geograficamente distribuiti. Ne consegue una descrizione immaginara del territorio, che viene così colto nelle sue più specifiche e capillari particolarità, una sorta di geografia dell'immaginario da cui emergono elementi paesaggistici che producono narrazione e che in un certo senso si possono considerare prodotti, a loro volta, della narrazione stessa.

Le Alpi non vanno considerate come barriera, ma come area molto permeabile a tutti gli eventi culturali, alle favole, ai racconti. Luogo di passaggio obbligato, per millenni, hanno potuto assorbire molto lentamente le "altre" culture, facendole proprie. Nello studio delle credenze basate sull'immaginazione, il mondo alpino offre il quadro dì un universo particolarissimo: l'ambiente difficile e le suggestioni naturalistiche hanno fatto nascere una miriade di leggende che hanno un denominatore comune dato proprio dalle difficoltà della vita di montagna e dal modo di fronteggiare queste difficoltà. Ogni valle minore, ogni paese, villaggio o frazione manifesta le varianti locali di un patrimonio comune a tutta la fascia alpina e prealpina. Perciò risulta fondamentale la raccolta delle varianti, in quanto nel campo dell'immaginario non ha alcun senso cercare la versione "giusta" tra racconti analoghi e neanche la versione più "bella". Punto fondamentale di questa raccolta di materiale folkclorico èl'indagine sul campo. Come conseguenza inevitabile del lavoro di indagine, ho scoperto tanti piccoli dettagli legati alla "microgeografia" locale: sentieri dimenticati, case abbandonate, castelli, ponti, corsi d'acqua, cappelle una volta meta di devozioni, lavorazioni e medicine antiche. In particolare il modo di vita comunitario, ormai estinto, trasudava, da ogni parola e da ogni ricordo. Si può addirittura ridefinire la "microgeografia" della zona su basi simbolicamente efficaci. Le attestazioni sono state trascritte dal dialetto walser e novarese all'italiano, mantenendo la sintassi e l'andamento dello stile orale, del "parlato". I vocaboli ritenuti significativi sono stati riportati in dialetto e in walser senza alcuna pretesa di correttezza linguistica. Tutto questo per non sconvolgere il documento orale che diversamente avrebbe perso di valore e di stile popolare. Non è stata comunque tralasciata la ricerca bibliografica che parallelamente è stata essenziale per confrontare i racconti. Oltre a libri di carattere generale, si è raccolto materiale difficilmente reperibile nei circuiti bibliotecari più ampi, periodici locali, bollettini parrocchiali, pubblicazioni di studiosi del luogo, ecc.. Nel delineare l'impostazione della tesi, essenzialmente di tipo documentario, si è cercato di smembrare il meno possibile il materiale, evitando classificazioni fuorvianti e comunque superficiali. Si è scelto quindi di suddividere i racconti per comuni~ Non è una divisione rigorosa, perché, spesso, testimoni di un comune raccontano anche fatti accaduti o sentiti raccontare i paesi vicini. Quindi, ad esempio, all'interno del paragrafo Varallo Sesia ci potrà anche essere un paese riguardante Quarona. Questa scelta è stata fatta perché si ritiene che un abitante di Varallo Sesia racconti un fatto accaduto a Quarona in modo diverso da un abitante di Quarona: questo perché i racconti viaggiano, si trasformano e si adattano al nuovo territorio. Si è quindi preferito non procedere a divisioni che superficialmente sarebbero sembrate corrette, ma che avrebbero ignorato il "viaggio" del racconto. Per facilitare la ricerca dei racconti è stato creato un indice. La ricerca sull'immaginario si èconcentrata prevalentemente nella zona della Valsesia e Monteregio che si estende dalle Alpi alle porte di Novara in un'area delimitata dai corsi dei fiumi Sesia e Ticino. La variegata fisionomia del territorio, caratterizzata dalla aspra freddezza dei ghiacciai, dalla dolcezza dei declivi collinari, dai fiumi che solcano le valli e dalle risaie che ricoprono le pianure, viene riunita in un unico sguardo nel Monte Rosa, che dall'alto dei suoi quattromila (metri) è spettatore silenzioso della storia.

Storia degli uomini: i primitivi abitanti delle grotte del Fenera, gli innovatori romani, i dominatori longobardi, fino ad arrivare alle popolazioni walser, che dai valloni austriaci e svizzeri si sono insediati nell'alta valle immettendo nel territorio la loro cultura prettamente nordica. Questa miscellanea di culture ha favorito, oltre al progresso, anche la nascita (soprattutto dopo l'avvento del cristianesimo) di racconti e leggende a volte terrificanti.

Relatori: Alberto Borghini
Tipo di pubblicazione: A stampa
Numero di pagine: 447
Parole chiave: Fantastico(CR) Collettività rurale(CR) Alpi
Soggetti: U Urbanistica > UM Tutela dei beni paesaggistici
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GI Tradizioni popolari
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/155
Capitoli:

1 INTRODUZIONE p. I

2 RICERCA:

2.1 Briona p.1

2.2 Carpignano Sesia p.36

2.3 Fara Novarese p.60

2.4 Barengo p.70

2.5 Sizzano p.76

2.6 Fontaneto d'Agogna p.181

2.7 Lenta p.191

2.8 Ghemme p.196

2.9 Sillavengo p. 249

2.10 Cavaglio d'Agogna p. 261

2.11 Cavaglietto p. 265

2.12 Gattinara p. 276

2.13 Romagnano Sesia p. 281

2.14 Cavallino p. 311

2.15 Prato Sesia p. 320

2.16 Boca p. 326

2.17 Serravalle Sesia p. 328

2.18 Grignasco p. 332

2.19 Maggiora p. 343

2.20 Quarona p. 345

2.21 Varallo Sesia p. 353

2.22 Carcoforo p.358

2.23 Campertogno p. 371

2.24 Riva Valdobbia p.374

2.25 Alagna Valsesia p. 413

2.26 Oleggio p 428

2.29 Bellinzago p. 432

3 INDICE P. A

4 BIBLIOGRAFIA p. I

B

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Sito internet: www.la giubba.com

Associazione culturale e centro di documentazione della tradizione orale di Piazza al Serchio (LU).

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