Marco Di Salvo
La scala a doppia elica del castello di Chambord : le scale a elica e a doppia elica in Italia e in Francia tra XV e XVII secolo.
Rel. Francesco Paolo Di Teodoro, Ursula Zich. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2015
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Abstract: |
INTRODUZIONE. Nella prima edizione dell’Architettura Civile del 1686, edita per i tipi di Domenico Paulino, Guarino Guarini inizia il capitolo della pianta delle scale scrivendo: «Le scale sono le più difficili parti che abbia la casa di allogare, massime che Vitruvio non ne diede regola, se non delle loro salite3». E, passando a forme più complesse, continua così: «Le scale a lumaca nel tondo o nell’ovato, benché da alcuni sieno stimate men comode, se però la più stretta parte del gradino avrà proporzioni di uno a due, o almeno tre a cinque, sarà comodissima, e forse meglio che le scale uguali; perché agli uomini quelle talora sono troppo comode; onde sono obbligati a fare due gradini in una volta; ma in questa ognuno trova quel declive, che è più proprio al loro piede». Il padre teatino sostiene che nelle scale a elica risieda l’insita comodità del più adatto rapporto di altezza/ pedata secondo il proprio passo (sarà comodissima), affermazione riproposta secoli dopo da Daniele Donghi: «[...] [le scale a elica] hanno una pendenza massima verso l’anima ed una minima verso la parete perimetrale; perciò ognuno può scegliere la pendenza che gli torna più comoda. Così gli adulti salgono di preferenza verso il muro perimetrale ed i bambini verso l’anima». Queste ed altre tipologie di scale sono stimate meno comode da Milizia, come si evince dalle sue affermazioni: «La scala a lumaca, o spirali, tutte le circolari, le ellittiche, le triangolari e di tante altre bizzarre forme non debbono mai aver luogo nella buona architettura che nei casi di una inevitabile necessità. Questa razza di scale son tutte incomodo; primieramente essendo gli scalini larghi da una parte e stretti dall'altra, ciascuno va a tenersi dalla parte più larga, nè si fa mai uso di tutta la loro lunghezza; onde per quanto queste scale compariscano spaziose, sono in pratica sempre anguste. E poi, perché alla fatica di salire o di scendere, aggiungere anche quella di girare continuamente? Sempre attenti nell'azione che ci fa andare su è giù, amiamo d'incontrare forme semplici ed analoghe ai moti naturali che ci fanno agire. La comodità e la sicurezza richieggono assolutamente le rampe rettangole cogli scalini sempre rettangoli e paralleli, malgrado l’autorità del Palladio e di tanti altri insigni architetti, che hanno messo in opera scalini centinati, incavati, convessi». Questo duplice, opposto, approccio alle scale, siano esse comodissime o mai da aver luogo nella buona architettura, introduce all’argomento della tesi: le scale a elica e doppia elica progettate e/o costruite tra il Quattrocento e il Seicento sia in Italia che in Francia, con particolare attenzione al grand escalier del castello di Chambord, in prossimità di Blois. L’assenza di studi e, soprattutto, di confronti tra analoghi manufatti architettonici appartenenti a questa tipologia ha determinato l’approfondimento del tema. Le scale analizzate nella tesi sono confrontabili sia cronologicamente che formalmente (appartengono alla tipologia a elica). Una consistente quota delle ricerche della seconda metà del XX e del primo decennio del XXI secolo (qui studiate, ma marginalmente perseguite), riguarda l’apporto, mai veramente confermato, di Leonardo da Vinci nelle vesti di progettista del castello di Chambord (grand escalier incluso). Si sviluppa in questa tesi un confronto tra l’artista e gli architetti a lui contemporanei parallelamente allo studio delle scale del ms.B di Parigi. L’obiettivo principale del lavoro è comprendere lo scalone del castello: attinge pienamente dalla tradizione francese o è un'espressione del rinascimento? Quest’ultimo inteso secondo la definizione proposta da Schofield: «[...] nel XV secolo molti “Rinascimenti” in architettura, ovvero momenti in cui furono adottati stili costruttivi all’antica, vennero fondamentalmente intesi dagli architetti e dai committenti che manifestavano interesse per l'adozione di elementi formali anticheggianti ricercavano intenzionalmente qualsiasi utile modello antico o all’antica disponibile in loco; solo in mancanza di tali fonti locali, l’architetto e il committente si rivolgevano a forme e modelli reperiti altrove, richiedendo anche l’intervento di architetti con adeguata competenza».
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Relators: | Francesco Paolo Di Teodoro, Ursula Zich |
Publication type: | Printed |
Subjects: | A Architettura > AP Architectural survey A Architettura > AS History of Architecture |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile |
Classe di laurea: | UNSPECIFIED |
Aziende collaboratrici: | UNSPECIFIED |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4294 |
Chapters: | SOMMARIO. Ringraziamenti Introduzione Il Metodo La scala a doppia elica del castello di Chambord _Descrizione della struttura Le scalea doppia elica in Francia e in Italia La scala a doppia elica della chiesa e collegio e i Bernardini a Parigi(XI Vsecolo) La scala a doppia elica del Sant’Andrea a Mantova (1472-1494) La scala a doppia elica della rocca d’Orvieto ( 1528-153 7) La scala a doppia elica di Ortona(XV-XVI secolo) Le doppie e quadruple scale di Androuet Du Cerceau (1551-1559) La scala a doppia elica di Paciottod a Urbino: il pozzo grande della cittadella di Torino (1563/4-1566) Le scale a elica in Francia e in Italia Viz Grande del Louvre (1364) La scala elicoidale di Francesco di Giorgio Martini nell’ex convento di Santa Chiara a Urbino ( 1477-1501 ) La scala elicoidale del Bramante al Belvedere Vaticano( 1512) La scala o pianta di Napoli di Fra Giocondo La scala di Paul Letarouilly: disegno 4460 ms. 4376 Leonardo e le scale del ms. B Palladio, Vignola e Guarini: descrizioni di Chambord Geometrie o stereotomia L’ordine obliquo Il rilievo Le finalità del lavoro Le modalità operative e i software Il rilievo sul campo e l’elaborazione La restituzione e il confronto Osservazioni Conclusioni Bibliografia |
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Rappresentano i disegni in questo volume contenuti: 1° la pianta e la facciata di un antico tempio esistente in Napoli, et una parte del quale forma ora la Chiesa di S. Paolo Apostolo; trovami ancora i disegni in grande della Base del Capitello, e del Corniccione dell’Ordine del Pronao del Tempio medesimo; 2° la forma di varie navi antiche, e dei loro arnesi, non che la veduta del Porto Claudio, e del Porto Trajano; 3° varii antichi istromenti musicali, e varie navi Sacre di diverse Città; 4° poche medaglie; 5° finalmente la veduta prospettica, e la pianta dell 'Ornithon di Marco Varrone, il qual Ornithon era un Edificio destinato alla conservazione di augelli, e di pesci per utile, e per diletto. PIRRO LIGORIO, Libro XV, Libro XVI PIRRO LIGORIO, Libro XI delle antichità di Pyrrho Ligorio patrizio neapolitano, e cittadino romano, dove si narra generalmente delle città, vici, e castelli, e delli luoghi più eccellenti per fama, di tutta la terra, de ’ monti, valli, e prati, de ’ mari, isole, seni diversi, stagni, fonti e fiumi, e degli uomini più illustri d’ogni stato, secondo l'ordine per alphabeto scritti. Libro XVI dell 'antichità di Pyrrho Ligorio patrizio neapolitano, e cittadino romano, nel quale si tratta delli luochi e città, vichi, castelli e ville e monti e d'altre cose illustre. - Voi. XIII: Comprende questo volume una parte della lettera P. Varii disegni trovansi in questo volume, e sono 1° la pianta, la facciata, il taglio, e varii Studj in grande delle parti de! Pantheon dì Agrippa; 2° la pianta e la facciata del Tempio di Bonevento; 3° la pianta dell’antico Teatro di Pherento; 4°finalmente alcune poche medaglie. Voi. XIV: Continua in questo, ed ha fine la lettera P più contiene anche la Q. Trovansi ivi varie piante, ed elevazioni di varie Piscine, ossia Ricettacoli d’acque, Acquedotti, Archi sopra i quali passano gli acquedotti medesimi, Castelli d’acque in forma d’archi trionfali, fra quali quello che vi era nella Piazza di Sciarra, e quello in Roma detto di Portogallo, del quale sonvì alcuni studj in grande. Più il disegno de! Sepolcro della famiglia Pobbliciae, la pianta del Teatro di Potentia, quella del Foro Prenestino, colla veduta prospettica del medesimo; la pianta del pubblico edificio antico posto nel colle Pincio, altrimenti detto Collis Hortulorum situato sotto il Tempio delle tre Fontane; e finalmente poche medaglie. VITTORIO MAGNAGO LAMPUGNANI e Henry Millon (a cura di), 1994. VITTORIO MAGNAGO LAMPUGNANI e HENRY MILLON (a cura di), Milano, Bompiani, 1994. PIETRO C. MARANI, 1984. PIETRO C. 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FRANCESCO MILIZIA, PRINCIPJ DI ARCHITETTURA CIVILE DI FRANCESCO MILIZIA OPERA ILLUSTRATA DAL PROFESSORE ARCHITETTO GIOVANNI ANTOLINI IL QUALE CON PIÙ MATURE RIFLESSIONI HA RIFORMATE LE NOTE GIÀ’EDITE, ED AGGIUNTE QUARANTATRE OSSERVAZIONI TUTTE NUOVE; ED UN METODO GEOMETRICO- PRATICO PER COSTRUIRE LE VÒLTE. Seconda Edizione milanese MIGLIORATA PER CURA DEL DOTTOR L. MA SIERI Con 36 Tavole in rame, Milano, Gabriele Mazzotta Editore 1972. MANUELA MORRESI (a cura di), 1997. MANUELA MORRESI (a cura di), Philibert de l’Orme, Milano, Electa, 1997. CLAIRE MOUCHEBCEUF-GUIORGADZE, 1999. CLAIRE MOUCHEBCEUF-GUIORGADZE, “Les chapiteaux de Chambord, Recherches sur la stylistique ornementale de la Première Renaissance”, Revue de l’art, France, Centre national de la recherche scientifique Éditions Ophrys, 1999-2, n° 124 1999. ANDRÉ MUSSAT, 1991. ANDRÉ MUSSAT, «La rivière et la carrière: l’exemple des Pays de Loire», [in] André Chastel e Jean Guillaume (a cura di), 1991. MASSIMO MUSSINI, 1991. 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Qui contient la Description Géographique du PIEMONT, l’ Histoire de la MAISON de SAVOYE, & la Description de la Ville de TURIN Le tout sur les Plans tirez sur les lieux et avec les Plances Dessinées et la Gravées la plûpart sur 1rs plus habiles Maîtres, et retouchées par l’Editeur. Le tout mis en ordre. La Haie, Ches Rutgert Christophle Alberts, 1725. GIORGIO ORTOLANI, 1998. GIORGIO ORTOLANI, «Lavorazione di pietre e marmi nel mondo antico», [in] Gabriele Borghini (a cura di), 1998. ANDREA PALLADIO, 1570. ANDREA PALLADIO, I QUATTRO LIBRI DELL'ARCHITETTURA. Di Andrea Palladio. Ne ’quali, dopo un breve trattato de ’cinque ordini, et di quelli avertimenti, che sono più necessarij nel fabricare; SI TRATTA DELLE CASE PRIVATE, delle Vie, de i Ponti, delle Piazze, de i Xisti, et de’ Tempij CON PRIVILEGI., Venezia, Appresso Dominico de’ Franceschi, 1570. CECILIA PASCUCCI, ottobre 2000. 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