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Dal cohousing al social housing : forme dell'abitare condiviso

Chiara Del Core

Dal cohousing al social housing : forme dell'abitare condiviso.

Rel. Alessandro Mazzotta, Eliana Perucca. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2014

Abstract:

INTRODUZIONE:

Negli ultimi anni, riflessioni e studi si sono concentrati sulla “ questione abitativa” di cui la reinterpretazione del termine "abitare” è il nodo cruciale. Le tematiche inerenti al social housing vengono così conglobate in una più ampia dibattito e rimesse in discussione . I Governi e le Amministrazioni locali, attraverso politiche economiche e sociali, affrontano il tema con l'obiettivo di dare risposte efficienti.

La strategia pubblica oggi, è quella di evitare il formarsi di luoghi di segregazione sociale non commettendo di nuovo gli errori degli anni '60-’70, rappresentati dai grandi complessi di edilizia sociale. Per rendere fattibile questo intento è necessario assicurare la qualità dell'edilizia nei social housing affinchè la stessa si ponga al pari della tradizionale edilizia residenziale in vendita sul mercato. Introdotto negli anni '60 del '900 in Danimarca, il tema delle forme alternative dell’abitare, e nello specifico la realtà della coabitazione, oggi sta prendendo sempre più piede in una società dove la flessibilità e la temporaneità della residenza sono necessità sempre più diffuse.

La crisi economica, il cambiamento dei rapporti sociali, l’estendersi della durata media della vita sono solo alcune delle cause che hanno destato l’interesse nella condivisione degli spazi abitativi. Il concetto di condivisione che sta alla base di questa realtà, nasce dalla necessità di sopperire ad alcune mancanze o dal bisogno di ristabilire antichi rapporti ormai scoloriti nelle anonime realtà urbane. E’ così che più persone sono spinte a condividere uno stile di vita alternativo, caratterizzato da aspetti come la partecipazione ai processi decisionali o una struttura sociale a gerarchica dove tutti gli inquilini di un dato edificio residenziale hanno uguale voce in capitolo nelle decisioni che li riguardano. In mancanza di mezzi o di spazio, si possono condividere beni e servizi (lavanderie, palestre, ludoteche, magazzini, auto, bici...) ma anche interessi e favori reciproci (banche del tempo). Questa tesi, che verte sul tema dell’abitare condiviso, affronta in specifico la realtà del social housing e di come la stessa sia legata allo spazio aperto di cui necessita da un punto di vista sociale . Dal punto di vista architettonico-spaziale, Il tema degli spazi aperti connessi alle forme abitative alternative, oggi viene indagato troppo poco per costituire la ragion d’essere della collettività stessa.

Lo spazio aperto favorisce i flussi ed il passaggio di persone, lo scambio e la socializzazione, ricrea in maniera spontanea, a partire dal comportamento di coloro che ne fruiscono, il senso di collettività e condivisione. Inoltre II comfort ed II benessere personale vengono assicurati In maniera direttamente proporzionale alla cura che si investe nella gestione degli spazi in questione. Sta proprio qui la causa scatenante di questo lavoro: dimostrare come lo spazio collettivo sia serbatoio di valori e veicolo di socialità, aggregazione e pratiche sostenibili. Il metodo scelto per la stesura della mia tesi è stato di tipo induttivo: partendo infatti da alcuni casi specifici di social housing sono arrivata alla formulazione di alcune riflessioni.

Il procedimento adottato prevede una prima fase di ricerca.

La consultazione di svariate fonti ( monografie, articolo di riviste, tesi di laurea ) e la presa visione di numerosi siti internet, mi ha permesso di approfondire il tema da un punto di vista storico, ontologico e concettuale.

Ciò che si nota da subito è come fonti diverse insistano su medesimi concetti applicabili a realtà ubicate in luoghi anche molto lontani tra loro.

Il passo successivo è stato quello di ricercare esempi realizzati di social housing e di sceglierne alcuni secondo criteri specifici che mi hanno permesso di effettuarne una selezione.

La seconda fase è stata più operativa ed ha previsto la classificazione dei casi studio realizzati. Essa non si limita ad essere una semplice catalogazione, bensì un’attenta analisi critica che mi ha permesso di maturare alcune idee rispetto alle diverse realtà urbane accomunate e distinte tra loro da fattori diversi. L’obiettivo prefissato è quello di dimostrare come lo spazio aperto pertinente ad un social housing sia elemento di fondamentale importanza che si connette al tessuto costruito (raccordo tra suolo pubblico e suolo privato) e come esso costituisca un nucleo sociale e di attività collettiva. A seconda della conformazione del lotto e degli obiettivi progettuali esso può venire più o meno sviluppato e si manifesta nelle accezioni di spazio aperto al suolo, in quota e al colmo dell’edificio.

L’attacco a terra può essere considerato ingresso alla residenza, spazio di sosta o ancora luogo d’incontro con i vicini di casa in nome di quel senso di comunità e vicinato ormai perduto. Esso costituisce un elemento molto importante in quanto paragonabile alla base di un sistema complesso che vi trova radice: un buon progetto deve considerare il manufatto in dipendenza al lotto in cui si colloca, lo spazio che lo circonda dev’essere oggetto di un’attenta gestione e a livello del terreno è consigliabile mantenere superfici permeabili e scegliere rivestimenti a verde o materiali di colore chiaro che favoriscano il riflesso della luce ed ostacolino il surriscaldamento del suolo.

Talvolta gli edifici presentano corti interne che costituiscono preziosi spazi aperti; esse possono essere sfruttate come luoghi di socializzazione, in alcuni casi come grandi orti condominiali dov’è buon uso praticare le tecniche di giardinaggio a garanzia di una vita più sostenibile ottenibile solo a partire dai piccoli gesti quotidiani. Qualora ve ne sia la possibilità, le corti interne devono ospitare specie vegetali e zone fiorite; in tal caso è preferibile scegliere specie autoctone e con una semplice gestione in modo da favorire la durabilità, ed assicurare una manutenzione poco dispendiosa. Dal punto di vista degli spazi aperti in quota, essi assumono un nuovo valore: non più concepiti come semplici balconi ora sono sfruttati per trascorrere del tempo libero, se le dimensioni lo permettono possono diventare luogo conviviale ove condividere cene con i vicini e nei casi più originali vie d’accesso agli appartamenti o proseguimento di piste ciclabili urbane. In ogni caso è preferibile garantire in queste zone, pavimentazioni che assicurino l’accessibilità a tutti, che siano sicure e che garantiscano il comfort climatico ed ostacolino il surriscaldamento.

Il progetto degli spazi aperti dovrebbe favorire la scelta di soluzioni tecnologiche sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche del risparmio economico; al fine di ottenere un maggiore sfruttamento di queste aree troppo spesso abbandonate o trascurate, è conveniente aumentare i flussi sulle stesse.

Una soluzione ad esempio è data dalla possibilità di fruire delle zone all’aperto anche nelle ore serali e a tal proposito l’illuminazione è fondamentale. Un sistema d’illuminazione intelligente che regola la sua intensità a seconda del passaggio potrebbe invogliare le persone a partecipare attivamente al funzionamento delle stesse. I vantaggi consisterebbero in flussi maggiori, socializzazione e risparmi economici in termini di consumi. Così allo stesso tempo si otterrebbe un maggiore coinvolgimento dell’utenza, si favorirebbero gli scambi tra persone e l’educazione al risparmio economico ed energetico.

In ultimo, con la terza fase ho affrontato la formulazione di un'eventuale articolazione/estensione del protocollo LEED applicabile al social housing; a partire dalla tabella esistente che riporta crediti e prerequisiti riconducibili alle sezioni del Protocollo e facendo riferimento ai casi studio di social housing analizzati, ho ipotizzato alcune proposte innovative finalizzate alla socializzazione, alla condivisione, alla partecipazione attiva del cittadino ed alla sensibilizzazione alle tematiche ambientali. L’obiettivo è quello di potenziare l’offerta del social housing in un’ottica sostenibile ed attenta al benessere psico-sociale dell’individuo in rapporto agli spazi aperti che in questo modo ha la possibilità di ri-vivere.

Relators: Alessandro Mazzotta, Eliana Perucca
Publication type: Printed
Subjects: A Architettura > AH Buildings and equipment for the home
A Architettura > AQ Functional spaces of the dwelling
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: UNSPECIFIED
Aziende collaboratrici: UNSPECIFIED
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3657
Chapters:

INDICE:

Premessa

Spazi abitativi e stili di vita flessibili

1. Parte prima: L’abitare condiviso : soluzioni per lo sviluppo sociale

1.1 Cambiamenti nella struttura sociale: nuove accezioni del concetto di famiglia

1.2 Coabito ergo sum: realtà interfamiliari a confronto

1.3 Cohousing : una possibile alternativa di vita urbana

1.3.1 Evoluzione e significato del cohousing

1.3.2 Un nuovo modo di vivere che nasce dal bisogno collettivo

1.4 Social housing: una risposta oggi: la questione abitativa ed il concetto di casa

1.4.1 Sviluppo e cambiamenti del social housing

1.4.2 II caso italiano

1.4.3 Attori impegnati nello sviluppo “ SOCIAL” in Italia

2. Parte seconda: Lo spazio aperto collettivo : contenitore di idee, legami e valori

2.1 Vivere lo spazio aperto e condividerlo in modo partecipato. azioni e RE-azioni urbane

3 Parte terza. lo spazio aperto nei social housing europei

3.1 La situazione europea

4. Parte quarta: Il protocollo LEED : in cosa consiste

4.1 Casi studio certificati GBC HOME® in Italia

4.2 Proposta di un’ulteriore articolazione del protocollo applicabile al social housing

Futuro: il social housing tra sostenibilità e partecipazione

Allegati

Bibliografia

Bibliography:

BIBLIOGRAFIA

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