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Architettura parassita : i muri ciechi di Torino si popolano di nuovi spazi da vivere

Giorgio Rolando

Architettura parassita : i muri ciechi di Torino si popolano di nuovi spazi da vivere.

Rel. Davide Maria Giachino, Riccardo Bedrone, Sara Marini. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità, 2012

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Abstract:

INTRODUZIONE

Questo percorso di tesi nasce dalla volontà di riflettere e soprattutto far riflettere sulle modalità di crescita della città. Viviamo in una società che preferisce gettare prodotti per crearne di nuovi in sostituzione a quelli esistenti, ma che oggi si ritrova a dover fronteggiare problemi di iperconsumo e iperspreco, vestendosi di rifiuti e spogliandosi di risorse naturali.

"A questo punto si è arrivati a prendere decisioni alternative, quasi obbligate, che hanno permesso di virare drasticamente la nave prima di andare a schiantarsi contro il più grande degli iceberg convincendo i passeggeri a non salire su scialuppe di salvataggio in modo chiassoso e prematuro." Chiara Martellucci

Dovendo fronteggiare una decadenza e un declino così ripido e rapido, a livello urbanistico, è doverosa la scelta di modificare il paesaggio urbano attraverso una rigenerazione urbana derivante da una consapevolezza che il territorio non costituisca una risorsa infinita e che le città debbano essere capaci di ricostruirsi al proprio interno, anche al fine di garantire un habitat che assicuri la massima qualità di vita ai propri cittadini. Occorre iniziare ad immaginare dispositivi capaci di coordinare il disegno della città e il riciclaggio dell'architettura, strategie orientate alla costruzione di paesaggi condivisi e di società inclusive, modelli che siano stimolo e impulso per l'innovazione tecnologica e sociale. La città sembra presenti dunque, la necessità di tornare a rigenerarsi crescendo su se stessa, come in fondo è stato sempre nella storia urbana. Ragionare sulla ricompattazione delle città, sulla densificazione e sul riuso dei nostri centri urbani è quindi lo scenario che fa da sfondo a questo lavoro. La volontà è di ispirarsi ad un'architettura della necessità, ad una maniera di pensare il progetto senza aggettivi superflui, puntando sull'effettiva opportunità dell'intervento evitando il rischio di ridondanza, utilizzando la massima economicità di mezzi espressivi e al tempo stesso puntando su qualità e innovazione.

Ciò non implica necessariamente una decrescita, ma implica cambiare prospettiva imparando a lavorare con più difficoltà ed ostacoli, avvalendosi in maniera più cosciente e ambiziosa di risorse e tecnologie, cominciando così a pensare ad un nuovo tipo di progresso. Se l'architettura si trova ad operare nell'orizzonte complesso e stratificato della città compatta, le operazioni progettuali possibili nel tessuto urbano saranno allora la densificazione o il diradamento, il trasferimento di densità edilizie, la,sostituzione/trasformazione di manufatti esistenti, il riuso e la conversione funzionale di infrastrutture, il progetto del suolo pubblico. Tutte strategie urbane a consumo di suolo zero. In risposta alle necessità di densificazione, rigenerazione e riuso della città si è deciso di proporre, attraverso questo lavoro, come strategia smart-growth, un approccio di tipo parassitario, intervenendo su specifici elementi della città. I muri ciechi.Si pone quindi l'attenzione su quelle facciate degli edifici che non presentano un disegno definito, che sono pressoché mute e sono, nella maggior parte dei casi, conseguenza delle dinamiche legate alla legislazione civile o rappresentano la mancanza di un ulteriore sviluppo edilizio.Il parassita concentra la sua attenzione sulle facciate cieche che si affacciano in spazi strategici ma non risolti, che hanno perso il loro valore urbano, cercando di offrire a questi spazi una nuova identità che sovverta e alteri le tradizionali regole di fruizione e visione. L'ipotesi progettuale è infatti quella di utilizzare queste pareti come fossero terreni "verticali" edifkabili e di "attaccare", "aggrappare" ad esse volumi e architetture come parassiti che però, non sono da intendere nell'accezione negativa del termine bensì come elementi che arricchiscono il valore urbano della città. L'obiettivo è quello di progettare una struttura che tenti di trasformare le vuote superfici verticali in spazi pubblici e privati vivibili, attraenti e innovativi.Il parassita è un elemento che si relaziona con le preesistenze, con le quali costituisce un legame di dipendenza spaziale e/o strutturale ma non necessariamente funzionale, il parassita è distinto dall'opera iniziale, la sfrutta, la traduce in uno stato di necessità. Arriva senza essere invitato, comportando, a livello architettonico, problemi di carattere identitario, tecnologico e strutturale, ma allo stesso tempo favorisce un cambio, una evoluzione del sistema che, essendo "attaccato", è obbligato ad evolvere il suo "sistema immunitario", viene istigato a migliorare. Si vuole dimostrare quindi che la strategia d'inserimento di nuovi corpi architettonici parassitari nell'esistente si prospetta come un possibile modello di crescita urbana e ristabilisce un rapporto tra azione e crescita della città.L'architettura parassita mostra un interesse progettuale per la piccola scala, praticando un'operazione di agopuntura e non di "tabula rasa", prediligendo la cura e l'implementazione dell'esistente. Non si tratta di concepire un'architettura isolata, fine a se stessa, ma d'innescare e costruire connessioni, di sistemizzare lo spazio trovato sfruttandone le opportunità. Si tratta infatti di un'architettura che da forma a delle potenzialità inespresse o che completa l'organismo architettonico su cui si innesta, fornendo ad esempio spazi necessari alla popolazione che non erano stati previsti o che con il passare del tempo diventano necessari. Lo scarto diventa quindi implementazione dell'urbano e contemporaneamente materia per le nuove architetture. "Il parassita viene chiamato in causa e usato per ricordare a chi disegna la Città che i limiti esistono solo perché disegnati come tali e che la Città è prima di tutto un organismo denso, in trasformazione, perché strumento in mono ai cittadini ma anche madre capace di accogliere chiunque con i suoi spazi vuoti, bianchi, pubblici." Sara Marini

La normativa, rappresenta un grande limite per questa filosofia architettonica, purtroppo in Italia ci si deve confrontare con una realtà amministrativa che tende a preservare e a crescere poco, nell'ambito di un patrimonio edilizio storico, e anche moderno, spesso mummificato. Si pensi che si fa ancora riferimento ad una Legge Urbanistica Nazionale del 1942.

L'architettura parassita è priva di statuto autonomo, ma sottosta a delle regole basilari, come quella di non essere più grande dell'edificio che la ospita, non favorendo così un sovvertimento delle gerarchie3. Una crisi di identità si scatena invece nel momento in cui viene a confondersi la divisione tra ciò che appartiene alla collettività e ciò che è proprio dell'individuo, favorendo così un conflitto tra pubblico e privato. Il privato, con un contenuto di denuncia nei confronti dei limiti dell'architettura e della città, si espande e acquista nuove prospettive, lo spazio pubblico si trova ad essere invaso, anche ad una quota differente dalla quota zero. Il parassita può essere percepito quindi come un intruso la cui presenza è un'anomalia. Il suo intromettersi viene infatti, spesso è volenìetri, assimilato alle modalità trasformative abusive in quanto si parla di nuovi corpi che si appropriano di parti di costruzioni esistenti che indipendenti per forma e stile al tempo stesso necessitano di supporti impiantistici, strutturali, assumendo quindi caratteristiche dettate dalla normativa.

Solitamente a livello normativo siamo abituati a distinguere secondo il dualismo legale/illegale ciò che rispettivamente ci è consentito o vietato fare, ignorando le sfumature giuridiche e i cosiddetti vuoti legislativi. Per questa tipologia insediativa, non ancora normata da leggi specifiche ma nemmeno vietata, semmai vincolata, sarebbe utile far riferimento al termine alegale4 che è riferito a questa sfera di incertezza normativa e si pone come termine interstiziale tra legalità ed illegalità. L'obiettivo di questa tesi, attraverso due ipotesi progettuali, una in un'area periferica della città di Torino e una in un'area che si trova nel cuore del centro storico, è quello di effettuare un'operazione di protezione del suolo, e, allo stesso tempo, di dimostrare che un nuovo corpo che si pone come commento critico al disegno urbano trovato, che sfida la normativa e sovverte le logiche spaziali, non sia da considerare come un elemento di disturbo. Si tenga presente che si tratta di un processo reversibile, cioè che, come in termodinamica, può essere invertito: le condizioni iniziali possono essere ristabilite quasi senza comportare danni o richiedere modifiche. L'intervento sollecita il sistema e lo commenta, si propone come strumento concreto per la crescita della città. Questa alterazione, chiede un'evoluzione.

Attraverso il coinvolgimento della progettazione urbanistica, della progettazione architettonica e dell'innovazione tecnologica con i rispettivi docenti si è cercato di disegnare un panorama necessario per definire un sistema nel quale costruire nuove prospettive urbane e per chiarire come queste possano tradursi in strategie, dispositivi, nuovi campi di lavoro, realtà. Il contributo delle tre discipline è stato quindi fondamentale per poter definire un edifìcio tecnologicamente avanzato, formalmente rispettoso del contesto e stimolante per la normativa urbanistica, in una strategia complessiva di renovatìo urbis. L'obiettivo strategico di questo percorso, attraverso una soluzione parassitarla di densificazione, è quindi quello di voler convincere che si può riuscire a vivere in una città contemporanea che non neghi i valori, le forme o le costruzioni del passato, ma che le faccia vivere e crescere pensando al proprio futuro senza paura e soprattutto senza fittizi limiti imposti.

Relators: Davide Maria Giachino, Riccardo Bedrone, Sara Marini
Publication type: Printed
Subjects: A Architettura > AQ Functional spaces of the dwelling
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
R Restauro > RC Restauro urbano
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità
Classe di laurea: UNSPECIFIED
Aziende collaboratrici: Facoltà di Architettura - Università Iuav di Venezia
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2925
Chapters:

INDICE

INTRODUZIONE Nuove terre in città. Muri ciechi a Torino.

1. L'INCESSANTE CONSUMO DI SUOLO

Perdita della gerarchla

Lo sprawl urbano

Un'Italia dispersa

2. NUOVE CONDIZIONI DI URBANITÀ

Imparare a densificare la città

Città più dense

Principi di densificazione

Crescere senza consumare: i vuoti urbani

L'architettura del riciclo

3. ARCHITETTURA PARASSITA

Etimologia del termine Parassita

Strategia parassitaria: densificazione più riciclo urbano

II parassita architettonico non è un virus

Agopuntura parassitaria

Limiti della strategia: normativa e tecnologia

4. STATO DELL'ARTE:! CASI STUDIO

Santiago Cirugeda - Casa Inserto - Siviglia - Spagna - 2001

Stefan Eberstadt - Rucksack House - Lipsia - Germania - 2004

Atelier d'Architecture Atuogérèe - Passage 56 - Parigi - Francia - 2006

David Close - Auditorium nel Convento di San Francesco - Spagna -2011

Drexler Guindand Jasulin Architects - Impact Minimum House - Francoforte - Germania -2008

Casi nazionali ed internazionali

5. QUESTIONI NORMATIVE: DALLA SCALA NAZIONALE

In Italia necessitano nuove regole

Legge urbanistica nazionale n. 1150 del 1942: una norma antiquata

L'abusivismo edilizio

I nuovi obiettivi per la salvaguardia del territorio

La regione Piemonte e la tutela del territorio

II sottile confine tra il parassita e l'ampliamento

6. TORINO

Più riciclo meno CO2

L'architettura Parassita ospite a Torino

7. IL PROGETTO

II potere del muro cieco: introduzione alle scelte progettuali Inquadramento normativo: PRGC

7A. RELAZIONI PROGETTUALI

Riferimenti progettuali

Centro storico: riconfigurazione urbana

Perfieria: sovvertimenti spaziali

8. CONCLUSIONI II ritorno in città

Bibliography:

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Fig. 1.2, http://www.linkiesta.it/conusmo suolo

Fig. 2.1, http://www.ghettyimages.it

Fig. 2.2, http://www.123rf.com

Figg. 2.3, 2.4, 2.5, http://www.collectifect.com

Fig. 2.6, autore Giorgio Rolando

Figg. 3.1,3.2,3.3,3.4, http://www.classic.skor.nl

Figg. 3.5,3.6,3.7, http://www.kortekniestuhlmacher.nl

Fig. 3.8, http://www.arhitekton.net

Fig. 3.9, http://www.cea-seminar.blogspot.it

Fig. 3.10, http://www.urbandesignnaba.com

Fig. 4.1, elaborazione personale

Figg. 4.2,4.3 http://www.recetasurbanas.net

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Figg. 4.20,4.21,4.22,4.23,4.24,4.25,4,26, http://www.flickr.it

Fig. 5.1, http://www.riuso01 .it

Figg. 6.1,6.2,6.3, http://www.provincia.torino.gov.it

Figg. 6.4,6.5,6.6, autore Giorgio Rolando

Fig. 7.1, http://www.maps.google.it

Figg. 7.2,7.3, Tavole di azzonamento del PRG di Torino

Figg. 7.4,7.5,7.6,.7.7, autore Giorgio Rolando

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