Leopoldo Lupo
Hypothesis for a reconstruction plan for L'Aquila.
Rel. Piergiorgio Tosoni. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura, 2011
Abstract: |
Il 6 aprile del 2009 ero di ritorno dalla Germania per trascorre le vacanze pasquali a Torino e per godermi il bel tempo dell'Italia. Il giorno successivo al mio risveglio, accendendo il computer seppi della tragedia che aveva duramente colpito L'Aquila e una buona parte dell'Abruzzo. Devo ammettere che della storia e dell'importanza architettonica della città dell'Aquila sapevo poco o nulla e man mano che passavano i giorni e le immagini sui mezzi d'informazioni avevo modo di rendermi conto di quanto fosse grande la tragedia e quale città di così grande importanza storica avesse colpito. All'inizio seguii con attenzione lo svolgersi delle fasi dei soccorsi e i programmi straordinari fatti sullo stato della città, ma dopo qualche settimana persi sempre più l'attenzione per l'evento, complice anche il fatto che in Germania (dove stavo svolgendo il programma Erasmus) erano iniziati i corsi. Per qualche mese seguii solo distrattamente quello che avvenne in Abruzzo, ma tutto ciò era destinato a cambiare radicalmente quando in Germania, ed anche in altri paesi europei, si accesero le polemiche in merito agli interventi di consolidamento, di restauro e sulla gestione del territorio post-sisma. Fu in quel preciso momento che tornai ad interessami della questione e non solo in termini di mera cronaca, ma in modo più specifico sia sugli interventi di carattere urbanistico sia su quelli di tipo architettonico. Nello stesso periodo, ovvero nell'estate del 2009, decisi che sarei rimasto altri sei mesi in Germania per scrivere la mia tesi di laurea sull'Aquila. Questo fu la causa diretta del mio crescente interesse per il futuro delle città e per le polemiche nate poco dopo il sisma. Trovare un docente che potesse in qualche modo seguirmi nei mesi a venire non fu difficile, a discapito di quello che pensavo, questo perché c'era un certo interesse e preoccupazione nel mondo accademico tedesco per le sorti di una delle più belle città italiane. Infatti, dopo una breve ricerca, trovai subito un docente interessato all’argomento. Il Professor Kosta Mathey fu sin dal principio interessato alla mia idea e si offrì di farmi da tutor per i mesi a venire. Pochi giorni dopo partii nuovamente per l'Italia con il desiderio di vedere la città dell'Aquila e i danni causati dal sisma. Una volta tornato in Italia io e mio padre decidemmo di andare a vedere la città. Arrivammo la sera tardi e non riuscimmo a vedere esattamente i danni causati dal terremoto; L'Aquila sembrava una delle tante città dell’Italia centrale e l'unica cosa strana era la presenza in gran numero di vigili del fuoco e carabinieri. Il giorno seguente ci rendemmo conto del disastro causato dal terremoto: la parte storica della città sembrava essere passata sotto un bombardamento, infatti era completamente deserta e piena di edifici in rovina. Dopo questa breve visita il mio interesse per la città crebbe, in quanto non ritenevo possibile che una città di simile bellezza potesse essere lasciata morire. A settembre ritornai in Germania e iniziai a scrivere e non fu facile, poiché le notizie sul destino della città erano incerte: mancava un piano di ricostruzione per L'Aquila e per gli altri comuni minori colpiti dal sisma. L'unico provvedimento preso dal Governo sembra riguardare la costruzione di moduli abitativi provvisori (M.A.P.) per gli sfollati da costruirsi nelle aree colpite dal terremoto. Inoltre non erano ancora stati redatti né le linee di indirizzo strategico per la ripianificazzione del territori o( che venne pubblicato solo il 20 luglio del 2010) né il piano di ricostruzione vero e proprio per la città. Con queste poche notizie relative alla ricostruzione del territorio decisi lo stesso di andare avanti e di strutturare la tesi in questo modo: 1) una breve parte riguarante la storia della fondazione della città fino al terremoto del 1703; 2) qualche cenno sull'economia regionale e sulla struttura urbana della città dell'Aquila; 3) il terremoto del 2009, i danni causati e tutti i piani eccezionali approntati dal governo per affrontare l'emergenza; 4) un'ipotesi di ricostruzione, partendo dal problema del consumo smodato di suolo che si è verifica nella città dell'Aquila ( e in tutta Italia) negli ultimi trenta-quarant'anni, per approdare infine ad un progetto di ricostruzione urbana e territoriale basato sui criteri del New urbanism. Il primo capitolo della tesi non fu di difficile realizzazione, in quanto, data l'importanza architettonica della città, libri sulla storia dell'Aquila abbondano. Il diffìcile fu sintetizzare una così grande mole di informazioni e di eventi in poche pagine: si può affermare che la storia della città inizia quasi con i Romani, il quali costruirono un insediamento nei pressi della città attuale, per passare attraverso i longobardi, i normanni e giungere così alla data fatidica del terremoto del 1703. In questo enorme spazio temporale, di quasi duemila anni, si possono individuare alcune date fondamentali per lo sviluppo della città dell'Aquila. La prima è il 1229, ovvero la data della prima fondazione, quando gli abitanti dei castelli del territorio decidono di ribellarsi alle vessazioni dei baroni feudali. Rivoltisi a papa Gregorio IX, ottengono, l'anno successivo, il permesso di Federico II per la costruzione di una nuova città. La città venne chiamata Aquila dal toponimo del luogo in cui fu fondata (Accula) e perché il nome richiamava l'insegna degli Hohenstaufen (un'aquila, appunto). Altro momento importante per la città è la distruzione operata da Manfredi nel 1259, perché colpevole di essere rimasta fedele al Papa nella contesa tra papato e impero. Venne ricostruita nel 1265 per volontà di Carlo d'Angiò, chiamato dalla chiesa per difenderla dalle incursioni saracene. Il Quattrocento è considerato degli storici come l'età d'oro per la città, infatti prosperarono le relazioni commerci con molte città italiane e addirittura con stati esteri quali Francia e Olanda. Divenne così in breve tempo la città più prosperosa del regno. I destini della città cambiarono rapidamente nel Cinquecento con la dominazione spagnola. Venne fortemente penalizzata da quest'ultimi perché tentò di ribellarsi alla loro dominazione. Il 2 febbraio del 1703 un fortissimo terremoto colpì la città, distrusse quasi tutte le chiese e gli edifìci pubblici e causò il successivo spopolamento della città. Fu ricostruita grazie alla tenacia dei pochi rimasti e per volere di papa Clemente XI che riteneva la città dovesse rinascere. Nel secondo capitolo ho analizzato la situazione economi dell'Aquila, evidenziando la sua scarsa dinamicità e la forte dipendenza dal settore pubblico. Purtroppo l'economia della città ha una debolezza strutturale che la colloca tra le ultime in una graduatoria nazionale. Secondo i dati Istat, aggiornati al 2007, oltre il sessanta per cento della popolazione era occupato nel settore dei servizi pubblici e privati e solo un sedici per cento nel settore industriale. Dati che sottolianeano ancora una volta la carenza dì un forte polo industriale e la dipendenza dal settore pubblico. Il terzo capitolo è relativo agli eventi del 6 aprile 2009, alla collocazione geografica dei danni e ai piani temporanei e definitivi preparati dal governo per gestire la crisi. Per quello che concerne il 6 aprile è inutile soffermarsi, perché purtroppo è un fatto di cronica ampiamente conosciuto, mentre la collocazione dei danni merita una nota. Infatti contrariamente a quanto si possa pensare i danni maggiore riguardano la parte storica della città e questa è la novità introdotta dal terremoto, perché per la prima volta dopo Messina un capoluogo di Regione viene così violentemente colpito. In questo capitolo ho tentato anche di elencare e spiegare la natura degli intereventi temporanei, come ad esempio i M.A.P., e quelli definitivi come le linee strategiche. Per avere una visione a 360 gradi del problema ho anche aggiunto le critiche fatta a tutti questi interventi da parte di alcuni urbanisti italiani. Il quarto capitolo cerca in qualche modo di completare e chiudere l'analisi svolta precedentemente, fornendo idee e spunti per un futuro assetto urbanistica della città e del territorio. Sono partito analizzando la situazione urbanistico italiana, che a grandi linee è molto simile a quella dell'Aquila, per evidenziare lo sviluppo forzato e senza regole di molti centri urbani italiani e come tali fenomeno sia assolutamente deleterio per la città stessa e per il sua gestione. Leggendo i fatti in quest'ottica si può asserire che L'Aquila è una città laboratorio, nel senso che essa offre una grande possibilità alle altre città italiane, affette anch 'esse da una pessima gestione del territorio, per avviare un nuovo corso urbanistico. Per nuovo corso urbanistico intendo una politica territoriale volta a bloccare l'inutile espansione della città, racchiudendo la città stessa dentro una cintura( che ali 'occorrenza protebbe anche essere una green beh su modello anglosassone) e una riprogettazione degli spazi creatisi durante gli anni sessanta e settanta secondo il modello del New Urbanism. |
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Relators: | Piergiorgio Tosoni |
Publication type: | Printed |
Subjects: | A Architettura > AO Design U Urbanistica > UK Pianificazione urbana |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura |
Classe di laurea: | UNSPECIFIED |
Aziende collaboratrici: | UNSPECIFIED |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2376 |
Chapters: | History of L'Aquila -Medieval age -Boni of Comitatus Aquilanus -Earthquake in 1702 Regional economy and urban structure -economy and resident population -urban expansion between 1954 to 2004 Earthquake -What happened thè 6th Aprii -building damages -Old town damages -C.A.S.E. Pian -Government project -Temporary pian for displaced persons -Strategie lines -Criticism on strategie lines Hypothesis of reconstruction -Italy at present -An old problem -Garden city movement -First step -New urbanism -Rob Krier Conclusions Bibliography |
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