Riccardo Levi
Ricardo Bofill e il Taller de Arquitectura : dagli anni del boom alla crisi.
Rel. Riccardo Bedrone. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura, 2011
Abstract: |
Trovandosi di fronte Ricardo Bofill, ci si accorge subito di avere a che fare con una persona che ha vissuto intensamente la propria vita. Camicia bianca e sigaretta in bocca anche in ufficio, un'espressione imbronciata e uno sguardo sfuggente, sono solo alcuni degli elementi che denotano la personalità di un uomo anticonvenzionale, elegante e insofferente alla vita sedentaria. La sua vita è l'espressione del suo pensiero architettonico, e il suo pensiero architettonico è l'espressione della sua vita; questi due elementi che viaggeranno paralleli in tutta la carriera di Bofill sono i due veri elementi fondanti della sua architettura. "Nomade. Sono diventato un nomade. Un viaggiatore senza porto d'attracco, costretto a fissare da solo, sul filo dei suoi percorsi, i propri punti di riferimento. [...]". Ricardo Bofill si definisce un "nomade", un viaggiatore, e non è certo un caso che tale aggettivo lo si possa attribuire indistintamente alla sua figura di uomo e di architetto. E' proprio la sua vita in perenne movimento infatti che caratterizzerà la diversità delle sue architetture in base al luogo di progetto, e viceversa, progettare in ogni parte del mondo, sarà l'essenza della sua stessa vita. Ebreo veneziano di madre e catalano di padre, Ricardo Bofill è figlio di due culture che nel corso della storia si sono fuse e scontrate più volte. Classe 1939, nasce a Barcellona nello stesso anno in cui Francisco Franco prende il potere della Spagna con la vittoria della guerra civile. I genitori, entrambi antifranchisti, gli trasmettono un'educazione liberale e lo spingono sin dai primi anni della sua formazione a coltivare le passioni e le attitudini che lo porteranno a diventare un architetto. A sedici anni, all'università, fonda il primo sindacato libero. Una provocazione al regime di Franco. Comincia a frequentare comunisti spagnoli e per un po' di anni è vicino al PCE. Questo periodo influenzerà per sempre il suo pensiero architettonico, in cui l'aspetto sociale dell'architettura sarà sempre messo in primo piano. Oltre alla politica che considerava come "la possibilità di essere contemporaneamente in varie parti del mondo", Bofill è interessato a molte altre cose, come egli stesso ricorda: "mi piaceva la psicologia, la letteratura, avevo molte alternative, ma finii per scegliere l'architettura che pensai come occasione e a poco a poco le ho dedicato il mio tempo..." Il padre, anch'egli architetto, lo introduce infatti fin dalla giovane età nel mondo della costruzione dal quale è subito affascinato. Dopo essersi iscritto al Liceo francese, nel 1956 si diploma all'Escuela Tècnica Superior di Barcellona e nel 1959 alla Scuola di Architettura di Ginevra. Le sue origini "periferiche", come le chiama lui, rispetto al centro internazionale dell'Europa, lo spingono a viaggiare e a voler conoscere nuove culture. Dopo i due anni di specializzazione a Ginevra, intraprende una serie di viaggi che solidificheranno le basi della sua visione architettonica. Prima l'Andalusia, l'iniziazione alla luce, dove scopre l'unione tra la cultura islamica e quella italica. Poi il Mediterraneo, nella valle del Dra, in Marocco. Tornato in patria nel 1963, a soli ventiquattro anni, fonda il Taller de Arquitectura a Barcellona, un gruppo interdisciplinare di progettazione architettonica formato da artisti provenienti dalle più svariate lande culturali, era noto come una comunità che comprendeva, oltre agli architetti, anche filosofi e poeti, pittori e scultori. La priorità per Bofill è studiare i cambiamenti cui i paesi sono sottoposti e offrire soluzioni urbanistiche in grado di soddisfare le nuove richieste della popolazione. ''Quello che è interessante - afferma Bofill - è poter variare. In Africa si sperimenta una determinata architettura, a Barcellona un 'altra". Questa filosofia si contrappone a quella della globalizzazione che spesso promuove l'omologazione. "Za globalizzazione è una specie di peccato originale è la distruzione della diversità ". Negli anni a seguire fino ad oggi Ricardo Bofill comincerà a progettare senza sosta diventando ben presto un architetto di fama mondiale. Vince il premio ADI FAD per l'edificio in Calle Nicaragua 99 a Barcellona, progettato con elementi che richiamano all'architettura vernacolare tradizionale e nel 1968 ottiene il Premio Fritz Shumacher deH'Uiversità di Amburgo. Nello stesso anno porta a compimento il Barrio Gaudi: la realizzazione di un complesso di seicento alloggi a Reaus, in Spagna. Cavalcando l'onda della contestazione di quegli anni, Bofill prende parte all'idea di cambiamento globale con la sperimentazione architettonica e realizza opere visionarie come il Castello di Kafka (1966-68) a Sitges, gli edifìci del complesso turistico la Manzanera (1965-1970) a Calpe, entrambi in Spagna. Nel 1970 concretizza il concetto di città verticale progettando il complesso abitativo popolare Walden 7, a Sant Just Desvern, un comune a nord-ovest di Barcellona. Bofill cura ogni aspetto di questo progetto, dai materiali, alle strutture, all'interior design e si propone di fare un monumento di rottura contro il franchismo. A poche decine di metri di distanza dal Walden 7, tre anni più tardi, ristruttura una vecchia fabbrica di cemento composta da svariati silos cilindrici per creare la sede del suo Taller de Arquitectura. Rimodella gli ambienti per creare gli uffici del suo gruppo di lavoro e la sua stessa casa di abitazione, dove vive tutt'ora. Questo è la metafora perfetta della vita-architettura: l'architetto che vive nella sua architettura, addirittura sede del suo studio, la vita e il pensiero architettonico che si uniscono in una sola cosa. Negli stessi anni comincia il periodo francese dell'architetto. Nel 1970 apre una nuova sede del Taller de Arquitectura a Parigi e qui concepisce lo stile che accompagnerà per sempre i suoi edifici: il classico moderno. Nella capitale progetta le Villes Nouvelles: le Arcades du Lac (1972-75) nei pressi di Versailles e il Viaduc (1978-80) a Saint-Quentin-en-Yvelines; gli Espaces d'Abraxas (1978-83) a Marne-la-Vallèe, vicino a Parigi; Antigone (1978-92) e la piace du Nombre d'Or (1979-84) a Montpellier; les Echelles du Baroque (1979-85) - le Colonnes e l'Amphiteatre - nel XIV arrondissement a Parigi; i Temples du Lac (1981-86) nuovamente a Saint-Quentin-en-Yvelines e le Colonnes de Saint Christophe (1981-86) a Cergy-Pontoise. Questi progetti sono tutti disegnati e realizzati con una varietà di tecniche costruttive in cui il sistema del cemento prefabbricato gioca un ruolo fondamentale, motivo per cui Bofill verrà indiscutibilmente collocato tra i protagonisti "costruttori" dell'architettura contemporanea. Parallelamente a questi incarichi Bofill mantiene viva un'altra passione oltre all'architettura, quella per la scrittura; nel 1978 pubblica uno dei suoi primi saggi:"L'arquitectura d'un homme", in cui ribadisce l'idea di creare spazi dinamici che si adattino bene alle differenti richieste del luogo e dell'uomo. Nello stesso anno una parte del Taller de Arquitectura si trasferisce in Algeria dove realizza alcuni importanti progetti a scala urbana come il villaggio agricolo ad Abadla. Nel 1979 ottiene la licenza professionale francese che gli permette di iscriversi all'Ordre National des Architectes e un anno dopo riceve il prestigioso Premio Ciutat de Barcelona per la riconversione della vecchia fabbrica di cemento in uffici per il Taller de Arquitectura. Seguono in questi anni numerosi progetti nei principali paesi europei: i giardini di Turia, a Valencia, del 1981, Port Juvénal del 1989 a Montpellier; Swift a La Hulpe, vicino a Bruxelles (1985-1989) e il progetto per la piace du Marche Saint- Honoré a Parigi, (1986-1996); solo per citarne alcuni. Nel 1985 l'architetto diviene membro onorario dell'American Institute of Architects e apre uno studio anche a New York, per realizzare, negli Stati Uniti, le sue prime sperimentazioni di nuovi modelli di grattacielo, come l'edificio in 77 West Wacker Drive a Chicago (1989-91). Il premio dell'Académie Internationale de Philosophie de l'Art di Berna è del 1989, come l'iscrizione all'Ordine degli Architetti Belgi. All'inizio degli anni novanta apre un'ennesima sede del Taller de Arquitectura a Tokyo, dove tra il 1990 e il 1992, progetta, nel distretto di Shibuya, il complesso commerciale World e, nel 1999, lo Shiseido Building. Alcuni anni dopo, anche l'Italia riconosce il suo talento affidandogli l'incarico di rinnovamento della vecchia darsena del porto di Savona. Negli stessi anni le due importanti case di moda Cartier e Dior richiedono Ricardo Bofill per i progetti delle loro sedi a Parigi: Cartier e Dior Headquarters. Artefice di molti dei progetti barcellonesi per l'Olimpiade del 1992, realizza, nella città catalana, il Terminal 2 dell'aeroporto (1988-91) e il Teatro Nazionale di Catalogna (1986-97). Conclude il ventesimo secolo lasciando impresso il suo stile in opere come l'Arsenal Concert Hall a Metz e il Casablanca Twin Center, composto da due grattacieli e un centro commerciale nel cuore della città marocchina. Nel 2000 realizza i due complessi di uffici Corso Karlin e Corso II a Praga. A Barcellona disegna ancora il Terminal 1 dell'aeroporto Internazionale El Prat de Llobregat inaugurato nel 2009 cercando di creare spazi a misura d'uomo in un cosiddetto "non luogo" punto di passaggio e di continuo movimento. Il suo ultimo progetto realizzato è il W Barcelona Hotel sulla punta più esterna del litorale di Barcelloneta; conosciuto come Hotel Vela per la sua forma che ricorda quella di una vela spinta dal vento, viene inaugurato nel 2010. La crisi mondiale si fa sentire anche dalle archistar. Ricardo Bofill infatti è stato costretto a chiudere le numerose succursali del Taller in giro per il mondo una dopo l'altra. Il Taller de Arquitectura a Sant Just Desvern nella vecchia fabbrica è l'unico orgoglio superstite che, dopo aver attraversato un recente periodo difficile, oggi conta una cinquantina di dipendenti e numerosissimi progetti in tutto il mondo. L'utenza è in larga parte extra europea e i clienti più numerosi sono Indiani, Russi e, soprattutto, Cinesi. Per quanto riguarda la vita personale dell'architetto, non si può proprio dire che sia meno movimentata di quella professionale. Dal matrimonio con la sua prima moglie, l'italiana Serena Maggiora Vergano, ex attrice di cinema e attuale direttrice delle comunicazioni del Taller, nasce nel 1965 Ricardo E. Bofill Maggiora, anch'egli architetto e attuale vicepresidente del Taller. Nel periodo in cui Bofill è a Parigi per seguire i progetti delle Villes Nouvelles si innamora dell'artista francese Annabelle D'Huart e da questa ha il suo secondo figlio, Pablo, classe 1981. Ricardo Jr. (il primogenito di Ricardo Bofill), nel frattempo, consegue un Master in Architettura presso l'Università di Harvard nel 1991, ma, in quegli anni, pare essere più attratto dalla televisione e dalla vita mondana rispetto che dall'architettura: un anno e mezzo di matrimonio con Chabéli Iglesias e una lunga relazione con la cantante messicana Paulina Rubio (dal 1993 al 2004), lo portano ad essere più volte protagonista delle cronache rosa spagnole. Attualmente Ricardo Bofill vive nel Taller de Arquitectura insieme alla sua compagna, la catalana Marta Villalonga, progettista d'interni. Sempre nella "Cathedral", l'edificio abitativo a forma di parallelepipedo del Taller, vivono: il figlio Pablo che si occupa della gestione economica dei progetti e Jean Pierre Carniaux, architetto e socio di Bofill dal 1976 con la moglie Serena Maggiora Vergano, (ex di Bofill). Ricardo Jr, che viveva anch'egli nel Taller fino a qualche anno fa', ora vive a Barcellona e partecipa attivamente come Senior Chief Architect nello studio oltre che come vicepresidente. |
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Relators: | Riccardo Bedrone |
Publication type: | Printed |
Subjects: | A Architettura > AS History of Architecture P Personaggi > PA Architetti |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura |
Classe di laurea: | UNSPECIFIED |
Aziende collaboratrici: | UNSPECIFIED |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2312 |
Chapters: | Indice 1.Vita e pensiero 2.Evoluzione dell'idea progettuale 2.1.Le costanti progettuali 2.2.Il periodo spagnolo 2.3.Il periodo francese 2.4-11 periodo americano 3.Riferimenti e confronti 3.1.Ricardo Bofill e gli architetti di riferimento 3.2.Il "postmoderno bofilliano" 4.Ricardo Bofill Taller de Arquitectura (RETA) 4.1.Metodologia progettuale 4.2.Organizzazione e gerarchia 4.3.Confronto tra il Ricardo Bofill Taller de Arquitectura e gli altri studi di architettura spagnoli: un carattere internazionale 5.La figura dell'architetto in Italia e in Spagna 5.1.Analogie e differenze tra le due figure professionali 6.Influenze e conseguenze della crisi economica sull'architettura 6.1.Gli effetti della crisi sull'architettura in Spagna e il rapporto con la situazione europea 6.2.II passo avanti dei Paesi Emergenti 6.3.II caso della Cina 6.4.RBTA e i Paesi Emergenti 7.La critica 7.1.Fortune e sfortune critiche 7.2.La critica di Bofill nei sui scritti 8.Conclusioni Allegati A.Cronologia principale delle opere, dei progetti e dei concorsi B.Cronologia dei premi e dei riconoscimenti C.Cronologia delle pubblicazioni |
Bibliography: | Ricardo Bofill, Taller de Arquitectura, Hacia una Formalización de la Ciudad en el Espacio, Barcellona, Blume, 1968. Bruno Zevi, Il linguaggio moderno dell'architettura, Torino, Einaudi, 1973. José Agustfn Goytisolo, Taller de Arquitectura, Barcellona, Blume, 1976. Peter Blake, From Follows Fiasco, Londra, Little Brown & Co, 1977. Charles Jencks, The Language of Post-Modern Architecture, Londra, Academy, 1977. Ricardo Botili, L'architecture d'un homme, Parigi, Arthaud, 1978. Paolo Portoghesi, Dopo l'architettura moderna, Roma-Bari, Laterza, 1980. Ricardo Bofill, Los Expacio de Abraxas. El Palacio El Teatro El Arco, Parigi, Editions L'Equerre, 1981. Ricardo Bofill, Projets Francais 1978-1981. La Cité: Histoire et Téchnologie, Parigi, Editions L'Equerre, 1981. Charles Jencks, The isms of contemporary Architecture. The Palace of Abraxas, in "Architectural Design", n. 52, 1981. Mare Bédarida, Prefabricated classicism. There projects by the Taller de Arquitectura, in Lotus International, n. 36, 1982. Kenneth Frampton, The needs for Roots, in "Archetype", n. 1, San Francisco 1982. Oriol Bohigas, I progetti per l'anello olimpico di Barcellona, in "Casabella", n. 501, 1984. Annabelle D'Huart, Ricardo Botili, Drawing the City, Industry and Classicism, Barcellona, Editorial Gustavo Gili, 1984. Ricardo Botili Taller de Arquitectura, Global Architecture. Architects n° 4. New York, Rizzoli International, 1985. Mare Bédarida, Le avventure del progetto urbano, in "Lotus", n. 45, 1986. Paolo Portoghesi, L'anacronismo e la "grandeur", Il Giardino d'Europa, Firenze, 1986 Fernando Santi, Nuovi architetti: archeologia spagnola. Ricardo Bofill, in "Abitare", luglio 1986. Romaldo Giurgola, Jaimini Mehta, Louis I. Kahn, Bologna, Zanichelli, 1988. Robert A.M. Stern, Classicismo Moderno, Londra, Thames & Hudson l.t.d., 1988. Warren A. James, Ricardo Bofill Taller de Arquitectura: Buildings and Projects 1960-1985, New York, Rizzoli International, 1988. Ricardo Bofill, Jean-Louis Andre, Espaces d'une vie, Parigi, Editions Odile Jacob, 1989. Annabelle d'Huart, Ricardo Bofill. Un travail d'Equipe, Parigi, Editions Moniteur, 1989. Jean Louise Andre, Patrick Genard, Swift Archìtecture et Tecnologie, Nantes, Taller design editeur, 1991. Mare Bédarida, Le due città. Il parco di Euro Disney a Marne-la-Vallèe, in "Lotus", n. 71, 1992. Ricardo Bofill, Nicolas Véron, L'architecture des villes, Parigi, Editions Odile Jacob, 1992 Maurizio Bradaschia, Ricardo Bofill, progetti del Taller de Arquitectura, in "d'Architettura", n. 11, 1994 Bartomeu Cruells (a cura di), Ricardo Bofìl Taller de Arquitectura, Bologna, Zanichelli Editore, 1994 Ricardo Bofill, Jean-Louis Andre, Spazi di una vita, a cura di Maurizio Bradaschia, Venezia, Il Cardo Editore, 1996 Ricardo Bofill, La ciudad del arquitecto, Barcellona, Galaxia Guenberg, 1998 Paolo Portoghesi, I grandi architetti del Novecento, Roma, Newton & Compton editori, 1998 Riccardo Bedrone, Concorsi di architettura. Manuale di programmazione, Firenze, Alinea, 2004 Maria Teresa Feraboli, City squares of the world, Vercelli, Edizioni White Star, 2007 Enrico Milone, Architetto. Manuale per la professione, Roma, Tipografia del Genio Civile, 2007 Francesco Dal Co, 'Gli architetti italiani contro i concorsi?', Casabella, n. 775, febbraio 2009, pp. 2-3. Sitografia: http://www.arce-eu.org http://www.asca.it https://www.bankofameri ca.com http://www.coac.net http://www.cscae.com http://www.ipsos.com http://www.labiennale.org http://ordinearchitetti.mi.it http://www.ricardobofill.com http://www.uia-architectes.org |
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