polito.it
Politecnico di Torino (logo)

Le Corbusier, la fabbrica e la città : tre progetti per industrie e quartieri operai : Pessac, Zlìn, Saint Dié.

Federica Nizzi

Le Corbusier, la fabbrica e la città : tre progetti per industrie e quartieri operai : Pessac, Zlìn, Saint Dié.

Rel. Rosa Rita Maria Tamborrino, Giulia Mezzalama. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura, 2011

Abstract:

La tesi affronta l'opera di Le Corbusier nell'ambito di tre casi di città-fabbrica del Novecento:

1. Il quartiere moderno Frugès a Pessac

2. La fabbrica Bat'a e lo sviluppo della città di Zlìn

3. La ricostruzione di Saint Dié e della fabbrica Duval

Dei tre progetti che si collocano temporalmente tra il 1924 e il 1951, la tesi mette in luce il rapporto con le committenze e la produzione teorica di Le Corbusier, attraverso un percorso che approfondisce i progetti sia da un punto di vista storico-urbanistico che della situazione attuale, analizzando lo stato odierno dei progetti intesi come patrimonio culturale.

Il rapporto con le committenze, che si rivela essere un elemento chiave e determinante per il progetto, è sorto tra l'architetto di La-Chaux-de-Fonds e i tre industriali: Henry Frugès a Pessac, Tomàs Bat'a a Zlin e Jean-Jacques Duval a Saint Dié. Si nota, infatti, come dall'intreccio di queste vite siano scaturite amicizie importanti come quella che lega l'architetto a Remì, il figlioletto di Jean-Jacques Duval. Di Le Corbusier si contano almeno quarantasette libri, tra questi, la presente dissertazione ne mette in luce tre: Vers une Architecture, Crès, Paris 1923; La Ville Radieuse, Fréal, Paris 1933; Les trois établissements humains, Denoel, Paris 1945. Vers une architecture ha avuto un ruolo centrale nei progetti di città-fabbrica studiati poiché tutti e tre i committenti si sono avvicinati all'architettura e si sono messi in contatto con lo studio di rue de Sèvre solo in seguito alla lettura di questo libro. Vers une architecture, pubblicato per la prima volta nel 1923, rappresenta il testo più importante della prima metà del Novecento, un manifesto in cui l'architetto sostiene il rinnovamento dell'architettura per il miglioramento della società. Nel libro sono trattati i primi tre dei cinque punti dell'architettura di Le Corbusier: i pilotis, il tetto giardino e la finestra a nastro. Elementi che sono presenti nelle tipologie abitative studiate, a partire da quelle realizzate nel quartiere moderno Frugès dal 1924. Della produzione teorica di Le Corbusier, coeva ai progetti indagati nella tesi, ci si è avvalsi anche de La Ville Radieuse, pubblicato nel 1935: questo testo affronta i problemi connessi alla progettazione delle città, dove l'architetto svizzero intende ristabilire il rapporto uomo-natura. Questa Ville Verte, la città del domani, sarà organizzata in zone distinte, concetto già studiato da Garnier nella Cité Industrielle, in cui la gente vive in torri immerse nel verde e lavora in zone separate le une dalle altre. Questi aspetti, che l'architetto rivela nel piano di Nemours del 1933, vengono ripresi fedelmente anche per il piano d'urbanizzazione di Hellocourt (1935), città francese di Bat'a, e nel progetto per la valle di Zlín (1935). In seguito si ritrovano espressi nel piano d'urbanizzazione per Saint Die. Infine, nel 1945 Le Corbusier pubblica Le trois établissements humains, testo rivoluzionario in cui l'architetto puntualizza due nuove concezioni: la città lineare industriale e la fabbrica verde. La prima era già stata anticipata negli anni di formulazione del piano d'urbanizzazione per la valle di Zlin nel 1935, la seconda invece, viene esplicata successivamente alla pubblicazione del libro, nel 1946, con il progetto per la Manifattura di Saint Dié.

In sostituzione all'archivio di Le Corbusier presso l'omonima Fondazione a Parigi, è stata condotta un'accurata selezione e ricerca bibliografica, analizzando le fonti dirette e quelle indirette. Riguardo alle fonti di prima mano è stata effettuata una ricerca tra le riviste dell'epoca, importanti per la restituzione di pensieri e descrizioni dei progetti da parte della critica contemporanea. Il testo e l'iconografia di questi articoli riportano lo stato originario delle diverse situazioni di città-fabbrica nel perìodo del loro sviluppo. Al contrario, le fonti indirette, sono costituite da periodici e monografie che giungono fino all'attualità, fondamentali per capire l'interesse della critica nel tempo. Inoltre, è stata condotta anche un'esegesi delle fonti per capire meglio l'origine dei testi studiati. A valle di un'indagine scientifica, bisogna notare che se i libri e le riviste inerenti alla bibliografia di Pessac e Saint Dié contribuiscono a tracciare una descrizione completa dei progetti, al contrario le fonti sulla città di Zlin scarseggiano di planimetrie di progetto. Rimane dunque aperta, anche nelle pubblicazioni più recenti, la questione del disegno della città morava.

Dal punto di vista storia delle città, il primo schema urbanistico da cui sono stati elaborati i concetti teorizzati da Le Corbusier è la Garden City di Ebenezer Howard. L'idea della città giardino, chiave iniziale di ricerca, si ritrova espressa in questi progetti in cui si riconoscono elementi comuni come la fabbrica, la ferrovia, il verde e un'edilizia a bassa densità.

Gli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, per una crescita urbana incontrollata dovuta alla rivoluzione industriale, sono un momento propizio per la messa a punto di nuove idee di città. In risposta alla società industriale, dove la città è inquinata, affollata e malsana come la Londra di Charles Dickens, nascono modelli industriali come la Ciudad lineai di Arturo Soria y Mata (1882), la Garden city di Ebenezer Howard (1898) e la Cité industrielle di Tony Garnier (1917)1. In queste la modernizzazione viene vista come la centralità delle infrastnitture, con la meccanizzazione dei trasporti (soprattutto la ferrovia) e con il miglioramento delle condizioni igieniche della vita urbana. Arturo Soria y Mata, ingegnere spagnolo fortemente critico verso la congestionata città tradizionale sviluppata intorno ad un centro, propone come alternativa la città lineare (figura 1): una striscia urbana di limitata larghezza ma illimitata lunghezza, percorsa da una o più ferrovie lungo l'asse di sviluppo. La logica adottata da Garnier nella città industriale (figura 2) si basa sull'individuazione di tre zone funzionali: la città propriamente detta con i suoi quartieri residenziali e i servizi, il complesso industriale e gli stabilimenti sanitari. Ogni area si presenta autonoma in modo da potersi sviluppare senza interferire con le altre. La ferrovia, linea di trasporto di fondamentale importanza, raggiunge la stazione fino in centro alla città.

Il successo maggiore però, si riscontra con l'idea della città giardino di Ebenezer Howard (figura 3) nata in seguito alla sua permanenza negli Stati Uniti, dove soggiorna intorno al 1870, prima come colono nel Nebraska e poi come stenografo a Chicago2. Quando rientra a Londra nel 1876 ha già cominciato a raccogliere le idee per progettare una città secondo un'impostazione schematica precisa in modo da favorire le condizioni di spostamento dei cittadini e degli operai. L'idea è di creare una città principale di nuova costruzione con una cintura d'insediamenti satellite di dimensioni minori. L'opera di Howard, Garden Cities of Tomorrow del 1898, è stata ampiamente diffusa grazie alla traduzione del libro in più lingue. Nello scritto, la città è rappresentata come circolare, con la stazione ferroviaria, indispensabile per lo sviluppo, e i quartieri industriali nel settore più esterno, fungenti da intercapedine tra la città e la campagna. Le fabbriche e gli stabilimenti produttivi delimitano con ordine la città prima che si dissolva nel verde circostante. Nella netta ripartizione di Howard tra casa, lavoro e tempo libero, l'attività industriale di piccole dimensioni rappresenta il confine con la campagna: è questo un tentativo di risoluzione al problema di sistemazione delle fabbriche moderne nelle città. Il movimento howardiano della città giardino ha un presupposto fondamentale che è la ferrovia, mezzo di sviluppo che ritroviamo anche nei modelli di città lineare di Soria y Mata e in quello della Cité industrielle. Inoltre, si possono rintracciare altri due riferimenti: da un lato la tradizione delle utopie della prima metà del XIX secolo, specialmente quella di Owen, sintesi di città e campagna; dall'altro lato, il concetto della casa unifamiliare nel verde, con particolare attenzione alla privacy anziché ai rapporti sociali. È un tentativo di sottrarre la vita familiare dalla promiscuità e dal disordine della metropoli e di realizzare al massimo "la ruralità" compatibile con la vita cittadina. Questo ideale contraddice il principio di collettività, obiettivo che si era invece posto Fourier con il Falansterio ma che si trova già espresso in Ruskin che predilige un centro circondato da strade pulite con campagne libere intorno, e un gran numero di orti e giardini. Questo modello nuovo di città ha interessato gli idealisti e gli interventisti del periodo: infatti, nel 1903 fa la sua comparsa Letchworth (figura 4), in Inghilterra, la prima città giardino sviluppata seguendo una precisa ripartizione delle aree, la collettivizzazione della terra e l'introduzione di una serie di servizi. Letchworth per prima, ha messo in pratica l'idea di Howard, senza tuttavia seguire alla lettera i suoi schemi. Il progetto, delineato da Barry Parker e Raymond Unwin, mostra una grossa zona industriale a est del sito, vicino alla ferrovia e al campo da gioco che, dopo numerosi tentativi falliti, trova il suo primo affittuario nel 1905. Le prime attività a giungere sono state le tipografie, poi gli stabilimenti meccanici specializzati e successivamente le officine di piccola taglia che hanno conferito alla città un'immagine più familiare. Quando la Phoenix Car (industria automobilistica) si sposta nel 1910 dal nord di Londra a Letchworth, è attenta a costruire una fabbrica che assomigli poco alla tipologia industriale ma piuttosto a una palazzina per uffici. Per Spirella (figura 5), una ditta americana di corsetti, che cerca un approdo in Europa, Letchworth è il luogo ideale dove impiantare una nuova sede. Dopo un breve periodo in strutture provvisorie, nel 1910 il proprietario della ditta Spirella commissiona una nuova fabbrica nella città giardino a Cecil Hignett, architetto che aveva lavorato presso lo studio di Parker e Unwin, i progettisti della città di Letchworth. A causa della Prima guerra mondiale la fabbrica viene realizzata in tre fasi tra il 1912 e il 1920.

Nel 1919 inizia la costruzione della seconda città-giardino, Welwyn (figura 6) situata nell'Hertfordshire tra Letchworth e Londra. La progettazione è affidata a Louis de Soissons ma questa volta è scelto un terreno più piccolo e viene ulteriormente ridotta la cintura agricola che già in Letchworth era stata dimezzata rispetto ai primi progetti. Nel 1925 vicino ai binari della città giardino di Welwyn sorge la fabbrica alimentare Shredded Wheat (figura 7) sull'esempio dei silos per cereali dell'America settentrionale nuovamente progettata da Louis de Soissons.

La città giardino, così come i modelli di Soria y Mata e Garnier, è un esempio di pianificazione a bassa densità, punto di partenza per lo sviluppo di altre città satellite, caratterizzata da un territorio pianeggiante e dalla ferrovia, elemento fondamentale per lo sviluppo dell'industria e della città sfessa. Anche Le Corbusier a partire dagli anni venti tenta di ridurre la città industriale ai suoi elementi tipici e ai suoi rapporti principali, facendo una sintesi tra meccanizzazione, ordine geometrico e natura. All'interno del suo progetto per la Ville Radieuse formula un'ipotesi di fabbrica: Vusine verte (fabbrica verde). L'obiettivo è di creare stabilimenti di lavoro migliori e villaggi operai in cui le condizioni della persona sono garantite da un'attenta occupazione del suolo. La città giardino, inizialmente sinonimo di sobborgo residenziale, viene molto presto associata alla città operaia, dove i committenti sono industriali facoltosi che ne ordinano la realizzazione per controllare meglio il lavoro dei propri operai. Infatti, come scrive Giuseppe Pagano: «Una delle più caratteristiche manifestazioni della civiltà contemporanea è rappresentata dalla organizzazione industriale...»3. A questo proposito nel 1936 «Casabella» dedica uno spazio all'architettura delle città industriali per rilevare l'importanza acquisita dalle fabbriche nel pensiero moderno che oggi testimonia l'influenza della cultura industriale subita dall'architettura. Quest'ultima, condizionata nelle scelte estetiche e soprattutto nella standardizzazione edilizia, ha fatto della produzione in serie il fondamento della composizione architettonica proponendosi come estetica della modernità.

Il quartiere moderno Frugès è un progetto residenziale per operai di Le Corbusier, sull'abitazione popolare e la città giardino. Siamo a Pessac, nei dintorni di Bordeaux (Francia), e il committente è l'industriale Henry Frugès, uomo di grande sensibilità artistica che crea con l'architetto un rapporto di collaborazione e di stima reciproca. I lavori iniziano nel 1924 e, intendendo realizzare un quartiere per operai, Le Corbusier progetta delle abitazioni economiche da produrre in serie. Le case, impostate su un modulo di 5 x 5 metri, sono assemblagli in vari modi, a due, a tre, secondo un ordine urbano. Il quartiere, a bassa densità, si sviluppa su di un terreno pianeggiante lungo due assi principali, la rue Le Corbusier e la avenue Henry Frugès, che lo tagliano in senso verticale da nord a sud. Gli edifici, di forma rettangolare, possono essere di quattro tipi: case porticate, case a più piani, case in file alterne e case monofamiliari con terrazza sul tetto; per un totale di cinquantino alloggi, diversificati da una policromia di facciata. Ogni alloggio dispone di un giardino privato e tutto il quartiere gode di un buon progetto del verde.

Zlín, città di fondazione della fabbrica Bat'a, si trova su un territorio pianeggiante della Moravia (Repubblica Ceca) sulle rive del fiume Drevnice. Qui l'industriale Tomàs Bat'a, proprietario dell'omonima industria calzaturiera, intende migliorare le condizioni della città realizzando nuovi edifici per i servizi e quartieri abitativi per i suoi dipendenti. Bat'a si rivolge ad architetti cecoslovacchi di qualità e in un secondo momento anche Le Corbusier, chiamato a ideare quattro progetti mai realizzati fra il 1935 e il 1937. Nel 1924 incominciano i lavori per la costruzione delle nuove fabbriche e nel 1934 è redatto il piano urbanistico di Zlin. La città si sviluppa a partire da una piazza centrale, la Náméstí práce, in cui trovano spazio gli uffici amministrativi dell'azienda, il cinema e la casa per i servizi. Da questa, si sviluppa il viale centrale che porta agli stabilimenti. Ai lati della via alberata trovano spazio i quartieri residenziali, a bassa densità, costituiti da gruppi di casette singole per una, due, tre o al massimo quattro famiglie. Il giardino si sviluppa sul lotto intorno all'abitazione facendo in modo che questa sia arretrata rispetto alla strada. Gli edifici sono di forma cubica, presentano l'uso del mattone a vista e il tetto piano, le ampie finestre non raggiungono la lunghezza di quelle a nastro e non ci sono balconi ma solo un piccolo portico al piano terreno.

Nel 1945 Le Corbusier è chiamato a sviluppare il piano, non realizzato, di ricostruzione della città di Saint Dié tra i Vosgi (Francia) distrutta durante la Seconda guerra mondiale. L'architetto immagina come fulcro il centro cittadino con gli uffici, le amministrazioni pubbliche e private, e la cattedrale. Da qui si sviluppano due aree d'abitazione distinte: la "città giardino verticale" costituita da otto unità d'abitazione munite di servizi comuni e la "città giardino orizzontale" formata da case unifamiliari con annesso verde privato. Il fiume Muerthe, che attraversa la città, divide la zona industriale dal centro civico e dai quartieri residenziali. L'anno seguente, nel 1946, Jean-Jacques Duval commissiona a Le Corbusier il progetto, che questa volta verrà realizzato, di ricostruzione dello zuccherificio di famiglia distrutto sempre nell'incendio di Saint Dié. La fabbrica si presenta esteriormente molto simile alla coeva Unité d'habitation di Marsiglia, con una facciata definita da tre ritmi diversi: pilastri, superfici vetrate a nastro e frangisole. Il tetto è praticabile a terrazza. Lo spazio interno è suddiviso in due zone distinte: il piano superiore degli uffici e sotto l'area di lavorazione degli operai. Questa si presenta su

Relators: Rosa Rita Maria Tamborrino, Giulia Mezzalama
Publication type: Printed
Subjects: O Opere generali > OA Bibliografia
P Personaggi > PA Architetti
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura
Classe di laurea: UNSPECIFIED
Aziende collaboratrici: UNSPECIFIED
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2291
Chapters:

L'approccio storiografico.

Il quartiere operaio Frugès a Pessac

La figura di Henry Frugès.

Prima fase: lège.

Il progetto di Le Corbusier.

Le case-tipo.

L'ambiente esterno: il progetto del verde e la composizione cromatica.

La fabbrica Bat'a e lo sviluppo di Zlìn

Tomàs Bat'a: il fondatore di un impero moderno.

La psicologia dell'impresa.

I progetti per la nuova "città delle scarpe".

Il contributo di Le Corbusier e l'influenza della Ville Radieuse.

La relazione tra la città lineare industriale e Zlìn.

L'idea di Le Corbusier della fabbrica verde nel progetto Bat'a.

I progetti per Bat'a.

I modelli d'abitazione.

I servizi.

Le fabbriche.

Città Bat'a all'estero.

Saint Dié e la fabbrica Duval

La figura di Jean-Jacques Duval.

I progetti di Le Corbusier.

Il piano di ricostruzione di Saint Dié.

L'Usine Claude et Duval.

Le Corbusier come patrimonio culturale

Il restauro del quartiere moderno Frugès.

La situazione attuale a zlin.

Le Corbusier e l'unesco.

Il dossier per la usta del patrimonio mondiale.

Appendice

Bibliografia ragionata

Bibliography:

IL QUARTIERE OPERAIO FRUGÈS A PESSAC:

- E. D. Bona, Le Corbusier verificato, in «Casabella», febbraio 1970, n°345, pp. 6-9.

- E. Goldfinger, Bibliographie: Pessac de Le Corbusier, in «L'Architecture d'Aujourd'hui», fevrier-mars 1970, n°148, p. XIX.

- P. Boudon, Pessac de Le Corbusier, Dunod, Paris 1969; tr. it. Pessac di Le Corbusier, Franco Angeli, Milano 1983 (I edizione 1977).

- B. B. Taylor, Le Corbusier e Pessac, Officina, Roma 1973.

- A. Lévy, Le Corbusier et la question de l'innovation architecturale et urbaine, in «Les Annales de la recherche urbaine», décembre 1987-février 1988, n°37, pp. 55-67.

- F. Acerboni, Le Corbusier a Pessac: quartiere moderno Frugès, in «Abitare», giugno 1999, n°385, pp. 162-169.

LA FABBRICA BAVA E LO SVILUPPO DI ZLIN:

P. Devinat, La fabrique de chaussures Bat'a, in «Bureau International du Travaii: études sur les relations industrielles», vol. I. Études et documents, serie A (vie sociale) n. 33, Genève 1930, pp. 227-274.

- M. Urban, Le magasin Bat'a à Prague par Ludvik Kysela, architecte, in L'architecture moderne en Tchécoslovaquie, in «L'Architecture d'Aujourd'hui», juin 1933, n°5, p. 31.

- P. De Giovanni, Architettura nuova in Cecoslovacchia, in «Casabella», febbraio 1935, nc86, pp. 18-39.

- A. Meynier, Zl}n et les chaussures Bat'a, in «Annales de Géographie», 1935, vol. 44, n°251, pp. 542-546.

- J. Vago, Zlin, phénomene social, in «L'Architecture d'Aujourd'hui», n°11, 1935, pp. 48-49.

- G. Pagano, L'architettura delle città industriali, in «Casabella», giugno-luglio 1936, n°102-103, pp. 22-23.

- A. Podestà, La "città delle scarpe", in «Casabella», giugno-luglio 1936, n°102-103, pp. 24-47.

- M. Labò, Colonie Bat'a all'estero, in «Casabella», giugno-luglio 1936, n°102-103, pp. 28-29.

- A. Podestà, Architetture di Ludwik Kysela, in «Casabella», marzo 1937, n°111, pp. 18-23.

- Encyclopédie de l'Architecture, n°IX; Padiglione di Le Corbusier per Bat'a, in «Casabella», settembre 1938, n°129, pp. 32-33.

- I. Diotallevi, F. Ma rescotti, Le città di Bat'a, in «Ordine e destino della casa popolare», Editoriale Domus, Milano 1941, p. 71.

- G. Friedmann, Problèmes humains du machinisme industriel, Gallimard, Paris 1946; tr. it. Problemi umani del macchinismo industriale, Giulio Einaudi, Torino 1971 (I edizione 1949).

- J. Pokorny, E. Hird, They planned it that way, in «The Architectural Record», august 1947, n°102, pp. 68-75.

- J. Chemineau, L. Mirabaud, L'industrialisation du batiment en Tchécoslovaquie, in «Techniques et Architecture», 1948, n°3-4, pp. 86-87.

- A. Perret, in «Techniques et Architecture», 1948, n°3-4, p. 33.

- K. Storch, Les techniques et les matériaux de construction, in «Techniques et Architecture», 1948, n°3-4, pp. 91-95.

- J. Vozelinek, Le noveau batiment standard industriel à Zlln, in «Techniques et Architecture», 1948, n°3-4, pp. 64-65.

- J. Newel Lewis, The town of Zlln, in «The Architectural Review», december 1949, vol. 106, n°636, p. 400.

- A. Whittick, European architecture in the twentieth century, Leonard Hill Books, Plymouth 1974.

- M. C. Liquori, M. Pazzelli, L'architettura razionale cecoslovacca tra purismo e costruttivismo, in «Parametro», luglio 1979, n°78, pp. 14-29.

- A. Vondrovà, Appunti per una storiografia del funzionalismo ceco, in «Parametro», luglio 1979, n°78, pp. 30-47.

- J. L Cohen, Il nostro cliente è il nostro padrone, in «Rassegna», luglio 1980, nc3, pp. 47-60.

- S. Slachta, V. Slapeta, Vladimir Karfik racconta, in «Parametro», gennaio-febbraio 1985, n°133, pp.50-62.

- S. Slachta, V. èlapeta, Zlín: un cantiere per l'architettura moderna, in «Parametro», gennaio-febbraio 1985, n°133, pp. 55-64.

- G. Peichl, V. Slapeta (a cura di), Czech functionalism 1918-1938, The Architectural Association, London 1987.

- V. èlapeta, L'architettura Bat'a, in «Rassegna», settembre 1990, n°43, pp. 70-79.

- V. Slapeta, M. Masàk, Cecoslovacchia: architettura al bivio, in «Casabella», marzo 1991, n°577, pp. 42-58.

- A. Kubova, L'Avant-Garde architecturale en Tchécoslovaquie: 1918-1939, Mardaga, Liège 1992.

- U. Jehle, S. Strathaus, La colonia Bat'a a Mòhlin, in «Casabella», maggio 1993, n°601, p. 25.

- L. Baffoni, G. Crana, Piani ed edifici per l'industria Bat'a a Zlín, Tesi di laurea, Facoltà di Architettura, Politecnico di Torino, a. a. 1993/1994, rei. Prof. Arch. A. Sistri.

- A. De Magistris, Cecoslovacchia all'avanguardia, in «Casabella», maggio 1994, n°612, pp. 47-48.

- W. Lesnikowski, V. élapeta, East european modernismi architecture in Czechoslovakia, Hungary and Poland between the wars, Thames and Hudson, London 1996.

- J. L. Cohen, Zlin. Una repubblica industriale, in «Rassegna», 1997, v. 19, n°70, pp. 42-45. F. Irace, Architettura razionalista, in «Abitare», giugno 1997, n°363, pp. 144-164.

- V. Sedy, L'industria Bat'a a Zlin, in Architettura razionalista, in «Abitare», giugno 1997, n°363, pp. 154-155.

- R. Seiss, P. Krebs, La città del futuro compie 100 anni, in «L'Arca», settembre 2000, nc151, p. 94.

- A. A. V. V., Une ville industrie/le modèle: Zlin 1900-1950: manifestation organisee dans le cadre de "Bohemia magica, une saison tcheque en France, (mai-decembre 2002)", Ecomusee, Le Creusot Montceau 2002.

- A. Gatti, Bat'a, une expérience économique et sociale exceptionnelle, in «Revue internationale des relations de travaii», décembre 2003, vol.1, n°4, pp. 125-137.

- F. Le Bot, La "famille" du cuìr contre Bata: malthusianisme, corporatisme, xénophobie et antisémitisme dans le monde de la chaussure en France, 1930-1950, in «Revue d'histoire moderne et contemporaine», 2005, vol.4, n°52-4, pp. 131-151.

- A. Kubova, Partizanske: réinventer la ville fonctionnelle, in «L'Archìtecture d'Aujourd'hui», mars-avril 2005, n°357, pp. 14-15.

- M. Topolcanska, Consistency of Serial City: Batovany (Slovakia) designed by architects of Bata Co. in «Docomomo Journal», march 2005, n°32, pp. 182-191.

- M. G. Zunino, Zlin, città della scarpa, in «Abitare», marzo 2005, n°448, p. 52.

- G. Darley, Factory, Reaktion Books, London 2003; tr. it. Fabbriche: origine e sviluppo dell'architettura industriale, Pendragon, Bologna 2007.

- K. Klingan, K. Gust, A Utopia of modernity: Zlin. Revisiting Bat'a's functional city, Jovis, Berlin 2009.

- G. Denti, Bat'a: architettura e industria, Alinea, Firenze 2010. SAI NT DIE E LA FABBRICA DUVAL:

- P. Bottoni, Un piano urbanistico per Saint-Dié, in «Metron», gennaio 1946, n°6, pp. 45-52.

- Le Corbusier, Fabbrica di St. Dié, in «Domus», giugno 1953, n°283, pp. 1-6.

- A.A.V.V., Le Corbusier vivant in «Snazio e Società», marzo 1985. n°29. DP. 40-59.

LE CORBUSIER, LA FABBRICA E LA CITTÀ. TRE PROGETTI PER INDUSTRIE E QUARTIERI OPERAI:

SCRITTI DI LE CORBUSIER:

- Le Corbusier, Vers une Architecture, Crès, Paris 1923.

- Le Corbusier, Urbanisme, Crès, Paris 1925.

- Le Corbusier, La Ville Radieuse, Fréal, Paris 1933.

- Le Corbusier, Les trois établissements humains, Denoel, Paris 1945.

- Le Corbusier, Manière de penser l'urbanlsme, Gonthier, Genève 1963.

- Le Corbusier, La mia opera, Bollati Borìnghieri, Torino 2008 (I edizione 1961).

SCRITTI SU LE CORBUSIER:

- B. de Cosmi, P. A. Croset, I clienti di Le Corbusier, in «Rassegna», luglio 1980, n°3, pp. 89-96.

- A. Brooks (a cura di), The Le Corbusier Archive, Garland Pubi. Inc. & Fondation Le Corbusier, New York - London - Paris 1982-1985, vol. II: Cité Frugès and Other Buildings and Projects, 1923-1927; voi. XII: Buildings and Projects, 1933-1937; vol. XV: Le Modulor and Other Buildings and Projects, 1944-1945; voi. XVIII: Palais des Nations Unies and Other Buildings and Projects, 1946-1948.

- Le Corbusier Architect of the Century, Harvard Gallery, London 3rd march - 7th june 1987, London 1987.

- G. Denti, A. Savio, G. Calza (a cura di), Le Corbusier in Italia, Clup, Milano 1988.

- J. Lucan (a cura di), Le Corbusier: enciclopedia, Electa, Milano 1988.

- W. Boesiger (a cura di), Le Corbusier, Zanichelli, Bologna 1988 (I edizione 1977).

- W. Boesiger, O. Stonorov (a cura di), Le Corbusier et Pierre Jeanneret. CEuvre complète 1910-1929, vol.1, Les Editions d'Architecture, Artémis, Zurich 1995 (I edizione Girsberger, Zurich 1934).

- M. Bill (a cura di), Le Corbusier et Pierre Jeanneret. CEuvre complète 1934-1938, vo . 3, Les Editions d'Architecture, Artémis, Zurich 1995 (I edizione Girsberger, Zurich 1934).

- W. Boesiger (a cura di), Le Corbusier. CEuvre complète 1938-1946, vo . 4, Les Editions d'Architecture, Artémis, Zurich 1995 (I edizione Girsberger, Zurich 1934).

- W. Boesiger (a cura di), Le Corbusier. CEuvre complète 1946-1952, vo . 5, Les Editions d'Architecture, Artémis, Zurich 1995 (I edizione Girsberger, Zurich 1934).

- G. Ragot, M. Dion, Le Corbusier en France. Projets et réalisations, Le Moniteur, Paris 1997.

- R. Tamborrino, Le Corbusier. Indizi di architetture scomparse, in «Area», 2003, vol. 71, pp. 18-11.

- R. Tamborrino (a cura di), Le Corbusier: scritti, Giulio Einaudi, Torino 2003.

- A. Petrilli, L'urbanistica di Le Corbusier, Marsilio, Venezia 2006.

- M. Talamona (a cura di), L'Italie de Le Corbusier. XV8 Rencontres de La Fondation Le Corbusier, Éditions de la Villette, Paris 2010.

SITI WEB:

http://www.fondationlecorbusier.fr

http://www.unesco.org

http://www.rivistasitiunesco.it

http://swissinfo.ch

http://docomomo.com

Modify record (reserved for operators) Modify record (reserved for operators)