Claudia Bargiacchi, Roberta Mazzoni, Monica Naso
Dialogare con il contesto della nuova Cina.
Rel. Michele Bonino, Matteo Robiglio, Liu Yan. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2010
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Abstract: |
"Una vision non è un piano: è allo stesso tempo assai meno dettagliata e più complessa; non tende a definire diritti e doveri specifici, a costruire procedure esecutive, quanto a delineare una linea di fuga, un orizzonte di senso per l'intera collettività precisando le strategie atte ad avvicinarlo" (Bernardo Secchi)
All'interno della realtà urbana contemporanea in continua trasformazione, anche il modo di osservare e intervenire sulla città è in perenne evoluzione: in questosenso, l'architettura sta cercando di rinnovare la propria identità, di ridefinire i propri strumenti ed i contorni del proprio ambito di intervento. Come si pone, quindi, il progettista nei confronti di questo scenario di incertezza? La sua presa di coscienza di fronte a dinamiche urbane e sociali sempre più frenetiche e veloci tende sempre meno a sfociare in considerazioni univoche e deterministiche, ma piuttosto si apre ad un approccio di ridefinizione della città contemporanea in grado di tenere conto della molteplicità di variabili coinvolte nelle trasformazioni e di mantenere uno sguardo ampio ed aperto all'esplorazione delle varie possibilità. In questo senso, a fronte della complessità della .città contemporanea, il problema che ci si pone non è tanto cercare delle immediate risposte ai bisogni, ma piuttosto simulare il cambiamento ed accordarsi ad esso, proporre nuovi scenari guida . per la città, ipotesi, a volte, anche provocatore in cui contestualizzare le trasformazioni a lungo termine: delle "visions", appunto. ,Ma che cosa significa immaginare gli scenari futuri di una città attraverso una vision? ; Il termine "vision", di per sé definisce qualcosa di non reale, di evocativo, quasi un auspicio per il uro. Procedere attraverso una vision, quindi, non slinea un vero e proprio strumento di pianificazione ana, quanto un processo intellettuale, in cui il getto diventa occasione di ricerca e di indagine, i che un mero strumento esecutivo. H'intemo del nostro percorso di ricerca, in realtà, quella della Cina contemporanea, graficamente e culturalmente molto distante dia civiltà occidentale, ci siamo serviti dello strumento delle vision come metodo preliminare di conoscenza ed esplorazione della città e delle sue dinamiche. Il nostro lavoro si è inserito nell'ambito della volontà, da parte della pubblica amministrazione di Zhaoqing, di promuovere alcuni interventi di trasformazione urbana nell'intento di valorizzare l'identità locale. Prima di recarci sul luogo, con una conoscenza ancora puramente intuitiva ed indiretta della città, ma avvalendoci dello studio delle dinamiche sociali ed economiche basato su dati oggettivi di riferimento, abbiamo elaborato alcune "vision" per Zhaoqing, cercando di individuare le risorse da potenziare e le eventuali prospettive per il futuro. La scelta di operare in questi termini deriva dal nostro retaggio culturale "europeo": nella realtà occidentale questo approccio è diffuso, in quanto è frutto della collaborazione tra una molteplicità di discipline che spaziano dalla sociologia all'urbanistica e che tengono conto della complessità della città contemporanea. In questo senso, la sfida consisteva nel tentativo di affrontare le problematiche di sviluppo urbano poste dal frenetico sviluppo della società cinese contemporanea attraverso un orientamento, il nostro, "occidentale", ben consapevoli però dei limiti che questo atteggiamento avrebbe comportato. L'intento del nostro lavoro, intuitivo e puramente preliminare, è stato porre le basi per un confronto diretto con le autorità cinesi: dal dialogo instaurato con la pubblica amministrazione, infatti, le nostre proposte sono state in seguito vagliate e discusse. Ed è proprio dal dialogo con lo staff dell'ufficio urbanistico di Zhaoqing e dalla necessità di confrontare le nostre linee guida, elaborate a priori, con gli effettivi orientamenti e le esigenze locali, che sono sorti alcuni interrogativi riguardo a questo tipo di approccio "visionario". E' davvero possibile pensare di riplasmare completamente una città attraverso un approccio "astratto", o comunque teorico, considerando che ogni territorio ha già le proprie dinamiche? 0, piuttosto, la visione dovrebbe articolarsi coerentemente allo sviluppo e alle trasformazioni in atto, confrontandosi con la realtà esistente (economia, tempistiche, persistenza nel tempo)? E' possibile, attraverso le linee guida di sviluppo definite dalle "vision", massimizzare le opportunità specifiche delle città, come l'interazione locale-globale, il commercio, il loisir come componente della vita urbana e fattore di benessere, l'identità culturale? Come si relazione uno strumento a così ampia scala urbana come una vision con le microdinamiche locali presenti all'interno della città? Attraverso una rilettura critica del nostro lavoro preliminare su Zhaoqing ci siamo posti queste questioni ed abbiamo cercato di dare una risposta, anche se parziale e non esaustiva, ai nostri interrogativi.
L'approccio europeo "visionario" nel panorama
Una prima considerazione critica scaturita dalle nostre riflessioni è interrogarci sulle ragioni per cui questo approccio tramite visions si sta così diffondendo in occidente nell'epoca contemporanea. L'architettura contemporanea sembra aver perso, negli ultimi anni, la capacità di ricercare visioni ampie, di abbracciare la complessità dei fenomeni di trasformazione dell'ambiente; rispetto alla tendenza diffusa di ridurre l'architettura ad a un mero esercizio di libertà formale e tecnica che non è in grado di suggerire e soddisfare i reali o possibili bisogni della città (che sempre più si articolano come vere e proprie lottizzazioni alla scala del territorio), quello che si sta verificando ora in Europa è una propensione a modificare lo stato delle cose, a ricercare nuove linee guida capaci di dare forma alla vita urbana in modo da incidere sulla capacità e sull'opportunità di realizzare visioni ampie, radicate nel nostro tempo ma aperte verso possibili scenari futuri. Negli ultimi anni si stanno affacciando sul panorama europeo alcune iniziative con l'intento di proporre una serie di riflessioni sul futuro delle nostre città. Beyond Media è stata una delle principali iniziative dedicate alle visioni più attuali sull'architettura contemporanea e alle dinamiche che emergono dalle relazioni, sempre più intense, che questa intrattiene con l'universo dei media. L'obiettivo del festival è sostenere la riflessione sulle dinamiche generate dal rapporto tra architettura e media per osservare e discutere i casi più significativi attraverso i quali emerge l'architettura del nostro tempo. In particolare all'interno del festival ha avuto luogo la mostra "URBAN VISIONS"3, con l'intento di discutere la capacità di "visione" che alcune città hanno saputo mettere in campo rispetto alle proprie trasformazioni urbane. La mostra si è articolata attraverso video, mostre, incontri e un simposio, al quale hanno preso parte protagonisti del dibattito internazionale, offrendo una molteplicità di sguardi sull'architettura e sulle sue sempre più intense contaminazioni con il mondo dei media. L'esposizione è stata curata da Marco Brizzi, realizzata da Image, promossa dalla PARC (Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee), dal Comune di Firenze e dall'Università degli Studi di Firenze. Per affrontare il tema Visions si sono incontrati a Firenze non solo architetti e designer di fama internazionale, ma anche giornalisti, scrittori, artisti, filosofi e grafici, ad ulteriore conferma del carattere trasversale interdisciplinare caratteristico di questo tipo di approccio progettuale. Le mostre "Urban Visions", curata da Michele Bonino, e "Spot on Schools", curata da Paola Giaconia, hanno inoltre presentato i risultati di indagini urbane compiute attraverso una serie di esperienze di progetto e di comunicazione. In particolare, per affrontare il tema delle visioni urbane sono state invitate a partecipare dieci città: Helsinki, Milano, Medellin, Saragozza (visione urbana come ricerca di un posizionamento, in termini di identità e competizione), Belgrado, Torino, New Orleans (visione urbana come motore per lo sviluppo e l'attivazione di risorse), Parigi, Bologna, e Mumbai (visione urbana come riflessione sulle proprie regole), tutte a testimoniare la capacità di visione che alcune città hanno saputo mettere in campo rispetto alle proprie trasformazioni per produrre sguardi futuri. Il tema dell'analisi urbana e del suggerimento di nuove linee guida attraverso l'approccio per "vision" è stato anche affrontato nella pubblicazione "Visionary Cities.12 reasons for claiming thè future of our cities"4. Questa pubblicazione5 è una panoramica dei problemi su cui "The why Factory"6 pone la sua attenzione, interrogandosi su quale sia "l'ordine del giorno" per le città del futuro. "Ci stiamo divertendo troppo? I nostri sogni stanno minando le città? E'già stato tutto compiuto? Il nostro futuro sarà immaginato senza di noi? Che cos'è una visione urbana e ne abbiamo davvero bisogno?" In Visionary Cities, The Why Factory pone queste domande e invita ad esplorare possibili soluzioni a fronte delle urgenze che stanno minacciando oggi le nostre città. The Why Factory sostiene infatti la necessità della ricerca, della teorizzazione e della consapevolezza politica per quanto riguarda il futuro del territorio, esplora le possibilità per uno sviluppo urbano, concentrandosi sulla produzione di modelli e ricorsi grafici per le città, confrontando la realtà attuale del nostro mondo con le prospettive possibili. Alla luce dei casi affrontati, quindi, quali sono le intenzionalità generali di questo approccio pei vision? Può essere considerato una risposta all'apatia e all'impotenza civica dei cittadini di fronte al decadimento delle certezze dato dalla società urbana contemporanea? E' in grado di esprimere la forte domanda di un cambiamento collettivo a larga scala più che a livello individuale, utilizzando la dimensione visionaria dell'architettura? Che cosa significa, inoltre, "esportare" questo modello di approccio in una realtà, quella cinese, culturalmente lontana dalla nostra?
Il panorama cinese: "fare architettura nella nuova Cina"
Durante il nostro viaggio nel Guangdong abbiamo avuto occasione di confrontarci con quattro realtà urbane molto diverse e spesso in contraddizione tra loro: dalla "storica" Guangzhou alla nuova e capitalista Shenzhen, dalla piccola realtà di Zhaoqing alla modernità occidentale di Hong Kong. Ognuna di queste città ha arricchito ed acuito la nostra percezione della realtà urbana cinese, delle sue dinamiche, delle potenzialità e delle criticità insite nel sistema: spostandoci da una metropoli all'altra, infatti, abbiamo acquisito una consapevolezza sempre maggiore della complessità e del carattere multiforme di questi enormi agglomerati urbani, scoprendone sfaccettature sempre diverse. L'osservazione del tessuto urbano come fenomeno fisico, espressione di un "boom" economico7 ed edilizio caratteristico degli ultimi decenni, infatti, non basta a spiegare la complessità della struttura della città cinese contemporanea: è la sinergia tra abitanti ed ambiente, con un'alternanza di contrasti estremi, che da alla metropoli il suo tratto più autentico. In ogni città attraversata, infatti, si giustappongono e si intersecano realtà molto diverse tra loro: la città degli anziani, che portano i nipoti a passeggio nei grandi parchi e giardini, in contrapposizione alla città dei giovani, che a migliaia popolano gli internet point sotterranei navigando ed incontrandosi nei loro mondi virtuali e negli immensi shopping mali o studiano nei campus universitari, e alla città dei lavoratori, degli impiegati che animano la sempre frenetica vita economica degli affari e operai ininterrottamente impegnati nel caos metropolitano del giorno e del buio della notte, illuminati dai riflettori e dalle fiamme ossidriche dei cantieri. 0, ancora, la città dei nuovi ricchi, che si rifugiano asserragliati nei loro complessi residenziali lussuosi ed esclusivi tra campi da golf e centri benessere, in assoluto contrasto con la città dei poveri, in lotta per la sopravvivenza nelle loro abitazioni fatiscenti, tra mercati notturni, nobili strutture tradizionali e recenti ammassi di lamiere e mattoni dove trascorrono, con la serenità delle consuete attività collettive, la loro esistenza. A tutte queste realtà urbane si aggiunge, trasversale, la città dei turisti, cinesi (e non), che da ogni parte dell'immenso paese arrivano ad ammirare i luoghi della loro storia e gli stranieri, spesso riuniti in chiassose ed eccitate comitive, talvolta in piccoli gruppi o solitari, che (come i sottoscritti) cercano di cogliere qualche frammento della complessa e a volte indecifrabile realtà urbana. Questi abitanti si muovono nella foschia e nello smog asfissiante dei mesi estivi o nell'aria limpida di novembre, avvolti dal silenzio dei vicoli stretti e dei grandi giardini o immersi nel rumore, con il frastuono del traffico caotico di automobili ed autobus e il fragore di cantieri in attività. Le città cinesi (e i media lo ricordano senza sosta) sono infatti il terreno di una rivoluzione che da più di un decennio sta modificando il volto del continente con progressione esponenziale. Questo fenomeno fa parte di una più ampia ondata di cambiamenti da cui le società dell'Estremo Oriente sono state investite su molti fronti diversi: in un arco di tempo molto breve, economie agricole si sono trasformate in sistemi industriali, milioni di persone hanno raggiunto un benessere inimmaginabile solo fino a pochi anni prima. Come si può intuire, non si tratta solo di cambiamenti positivi. Ogni mutamento ha richiesto un prezzo: il benessere ha portato con sé isolamento e grandi fratture sociali, lo sviluppo industriale è stato spesso accompagnato da una significativa espansione degli slum. I luoghi su cui questi cambiamenti hanno avuto l'impatto più tangibile sono i grandi centri urbani. Ed è proprio l'attività edilizia frenetica, l'architettura, l'effetto più visibile del "boom" economico, della crescita delle megalopoli cinesi: in scena, prima e dopo l'evento olimpico, sogni, visioni e talvolta incubi dello star System planetario attraverso edifici-manifesto inneggianti al nuovo potere che citano i grandi "landmark" occidentali. L'ammirazione che la Cina nutre nei confronti dell'occidente è tuttavia spesso acritica, superficiale, non profonda: esiste una fascinazione nei confronti del nostro "mondo", di cui tuttavia non viene percepito completamente lo spessore; non sempre c'è selettività nell'attingere al bagaglio culturale europeo, tutto sembra essere sullo stesso piano. Oggi il design occidentale scatena la propria creatività nella megalopoli cinese, si tratti di città come Shenzhen, Pechino o Shanghai, più che in qualunque altro luogo del mondo, trasformando le metropoli in un grande laboratorio sperimentale dell'architettura contemporanea. Forte è il contrasto tra i molti abitanti e visitatori che vivono questo fenomeno con ebbrezza, come una conferma della modernità e del progresso a cui si sta mirando, e altri che invece contestano aspramente l'occidentalizzazione esasperata del paesaggio urbano, con la consapevolezza che questo atteggiamento di omologazione rischia di compromettere definitivamente le tracce di una storia millenaria e di accentuare la crisi ecologica che sta investendo il Paese. Spesso, infatti, l'approccio progettuale cinese è quello di ricominciare da zero, di ridisegnare la fisionomia del paese facendo tabula rasa, come una pagina bianca, e il compito di creare ex novo un'identità, un "brand", viene affidato al grande architetto contemporaneo venuto dall'Europa o dall'America, o al grande studio asiatico che agisce ed opera come una holding. Accanto all'adozione di canoni estetici e formali "occidentali" convive inoltre una nozione di "stile" concepita e maturata esclusivamente in contesto asiatico, il cui tentativo di valutazione da parte della critica architettonica occidentale si trova spesso spiazzato ed il cui prodotto, a causa dell'espansione frenetica delle città degli ultimi anni, sono enormi quantità di edifici ripetitivi e lucrativi, alimento base della speculazione e de
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Relators: | Michele Bonino, Matteo Robiglio, Liu Yan |
Publication type: | Printed |
Subjects: | A Architettura > AO Design ?? SSG Sociologia ?? |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione) |
Classe di laurea: | UNSPECIFIED |
Aziende collaboratrici: | UNSPECIFIED |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1879 |
Chapters: | PREFAZIONE
Approccio per Vision: motivazioni, vantaggi e limiti di un approccio "occidentale" a priori, senza un'espe rienza diretta del sito di progetto. Le fiches: approccio attraverso le fiches, individuazioni di micro-problematicho urbano, soluzioni e stra tegie puntuali.
1. IL CONTESTO GEOGRAFICO Raccolta di informazioni sull'area del Guangdong.
2. IL VIAGGIO IN CINA Contatto diretto con la realtà cinese: la metropoli cinese, struttura, dinamiche sociali ed economiche, contrasti. Zhaoqing: Dialogo e confronto con la popolazione del luogo e con l'ufficio urbanistico Individuazione del sito di progetto e raccolta dei materiale.
3. EAST RIVER AREA: OPPORTUNITÀ E LIMITI Analisi del progetto cinese di espansione della East river area, riflessioni sulla possibilità di proporre un "piano alternativo" confrontabile con il masterplan cinese.
4.TEMATICHE DI PROGETTO Analisi delle criticità dell'area e delle potenzialità di trasformazione: le tematiche di progetto: il tessuto in-sediativo storico, l'economia locale, II Sistema delle acque, il tessuto agricolo, il sistema infrastrutturale.
5. ZHAOQING, REALTÀ ATTUALE E SCENARI DI TRASFORMAZIONE Riflessioni a posteriori sugli scenari previsti dal piano di espansione.
6. IL NUOVO RUOLO DELLA EAST RIVER AREA Definizione delle strategie progettuali ed economiche all'interno delle dinamiche della città, quali benefici, quali vantaggi rispetto all'approccio cinese,
7. IL PROGETTO DI MASTERPLAN 8. GLI AFFONDI PROGETTUALI 9. CONCLUSIONI
Riflessioni sulla divGrsità di approccio al progetto tra Oriente ed Occidente, bilancio dell'esperienzaEsplorazioni visionarie della città contemporanea?
ALLEGATI
Allegato 1 : Vision-book Allegato 2: Gioco delle fiches Allegato 3: Travel-book Allegato 4: Schede sul Guangdong - Collaborazione con "II Giornale dellArchitettura"
BIBLIOGRAFIA |
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