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Reinterpretare un'utopia urbana : habiter aujourd'hui à la Villeneuve de Grenoble : = [abitare oggi alla Villeneuve di Grenoble]

Giulia Forte

Reinterpretare un'utopia urbana : habiter aujourd'hui à la Villeneuve de Grenoble : = [abitare oggi alla Villeneuve di Grenoble].

Rel. Michele Bonino. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2015

Abstract:

Introduzione

Questa tesi rappresenta il culmine di un percorso pedagogico compiuto tra l’Ecole Nationale Superieure d’Architecture di Grenoble e il Politecnico di Torino, nel corso dell’ultimo anno accademico. Il lavoro è incentrato sulla Villeneuve di Grenoble, la più grande operazione architettonica e urbanistica che la città abbia mai affrontato. Essa incarna lo spirito innovatore e dinamico dei Trente Glorieuses e la volontà del nuovo potere locale grenobloise di distaccarsi dall’autorità statale e dalla sua incontrollata gestione del territorio. La Villeneuve diventa, quindi, l’occasione per concepire un modello urbano innovatore, in cui sperimentare un rinnovamento della società e della città. Nel quartiere ogni spazio e forma è progettato per stimolare uno stile di vita comunitario e un’interazione sociale tra i residenti.

Un’utopia sociale e spaziale che però, ben presto, decade in un sogno infranto. I cambiamenti politici, economici e sociali, nel corso degli anni, sgretolano i pilastri della Villeneuve e lasciano posto ad un mosaico di spazi e funzioni indefiniti. Le soluzioni architettoniche e urbane, private della loro ideologia, sembrano accrescere le criticità dell’area, favorendone l’autocentrismo e l’isolamento. Un declino crescente, che solo negli ultimi anni ha riscosso un’attenzione municipale e nazionale concretizzatesi, poi, in un progetto di riabilitazione urbana del quartiere, affidato localmente ad Ateliers Uon. Questa tesi nasce, dunque, in un processo di cambiamento già in atto e con il quale condivide l’obiettivo finale di reintegrare la Villeneuve al tessuto urbano circostante.

Tuttavia, il riscontro dei primi esiti della proposta di Y.Lion e l’esperienza maturata nel quartiere, hanno favorito l’elaborazione di una soluzione alternativa a quella dell’architetto francese. L’opportunità di diventare un membro della Villeneuve, seppur per un periodo di tempo limitato, è stata decisiva per ottenere un punto di osservazione privilegiato del quartiere e definire una strategia più sensibile all’inclusione dei residenti in questo rinnovamento. Partendo, infatti, dal postulato che il territorio è uno spazio vissuto, ogni quartiere esiste sulla base delle impressioni che suscita, innanzitutto, nei suoi abitanti. La tesi si costruisce su questo postulato e considera, perciò, la reintegrazione della Villeneuve al contesto urbano come la conseguenza di un ricongiungimento interno al quartiere, tra quest’ultimo e i suoi residenti.

L’approccio nasce dalla constatazione di un contrasto che vede, per l’appunto, da un lato gli abitanti, divisi tra la realtà attuale e l’utopia spaziale in cui abitano, e dall’altro un prototipo urbano originale ma incapace di adattarsi all’evoluzione del contesto storico. Questa incompatibilità si genera, dunque, dalle scelte architettoniche e urbane adottate, per culminare nella questione abitativa. In questo contesto, l’Arlequin è, allo stesso tempo, il custode dello spirito autentico della Villeneuve e la realizzazione che meglio descrive quest’opposizione. Oggi, infatti, la sua estrema ricerca spaziale di condivisione e interazione sociale si è convertita in forme e spazi che, alterati dalla realtà attuale, hanno generato nei residenti dei sentimenti contrastanti. L’estrema permeabilità della megastruttura ha, infatti, creato una sequenza di spazi pubblici che invade letteralmente l’edificio, prevalendo sulla tradizionale comproprietà dei residenti delle parti comuni dell’immobile e sulla intimità delle abitazioni. Una transizione brusca e inconsueta che sottrae gli abitanti dalla logica condominiale, per gettarli direttamente in quella di quartiere e urbana. Questa circostanza ha provocato la mancata appropriazione degli spazi del complesso.

La tesi sceglie, dunque, d’inserirsi in questo scenario, concentrando l’intervento progettuale sull'ultima parte del blocco settentrionale dell’Arlequin. Questa porzione d’immobile, che corrisponde al numero civico 30-40 d'Arlequin, è una delle più problematiche dell’intero complesso. Qui, infatti, la questione abitativa si acuisce a tal punto da presentare la quantità più elevata di alloggi vacanti. La scelta è stata, però, motivata anche dall’esito del progetto di Y.Uon, la cui demolizione del contiguo 50 d’Arlequin ha reso protagonista la porzione d’immobile subito precedente. Quest’ultima, infatti, si appresta a diventare una delle due estremità del nuovo asse di connessione tra la Villeneuve e il vicino quartiere di Vigny Musset.

La nuova strategia, tuttavia, ritiene l’approccio funzionale e lontano dal centrare il problema. L’obiettivo di questa tesi è, invece, quello di offrire una nuova interpretazione del rapporto tra l’Arlequin (e più in generale la Villeneuve) e i suoi abitanti, in un contesto dove l’esperienza abitativa è definita dall’ architettura e dall’urbanismo in cui si svolge e non dai limiti quotidiani dei suoi abitanti. L’urbanità e la socialità del progetto iniziale, vengono riattivate “razionalmente”. I dispositivi spaziali precedenti vengono reinterpretati e adattati alle esigenze abitative attuali. Il progetto agisce, in particolare, nella creazione di una nuova transizione di spazi che, operando su più livelli, introduce nella megastruttura la nozione di condominio e vicinato, oltre alla sfera pubblica e privata, già presenti. La capacità di far dialogare e coesistere queste diverse istituzioni, nello stesso immobile, fa riacquistare all’esperienza abitativa dell’Arlequin la sua unicità. Gli spazi che si sviluppano oltre la soglia di casa vengono differenziati e ridefiniti, favorendone una nuova appropriazione da parte degli abitanti dell’immobile e non solo.

Un intervento progettuale, che fa dell’Arlequin un modello e un esperimento da estendere, poi, all’intero quartiere, con l’obiettivo di modificare, in seguito, la percezione dell’intera città. Questa tesi ambisce, dunque, a fare dell’esperienza un parametro determinante per rendere questo progetto di riabilitazione urbana attento, insolito e lontano dalle consuete logiche pragmatiche proprie del tema.

Relatori: Michele Bonino
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AH Edifici e attrezzature per l'abitazione
A Architettura > AO Progettazione
A Architettura > AS Storia dell'Architettura
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4501
Capitoli:

INTRODUZIONE

PREMESSA METODOLOGICA

VOLUME 1: Un approccio fondato sul passato: la Villeneuve di Grenoble

VOLUME 2: S’approprier avant agir: analisi della complessità architettonica e urbana della Villeneuve rispetto al contesto di provenienza e a quello attuale

VOLUME 3: Se retrouver en hauteur: un projet pour un nouveau habitat collectif

Bibliografia:

Bibliografia

Dossier APU {Atelier Populaire d'Urbanismè) sul progetto di rinnovazione urbana della Villeneuve di Grenoble

Sitografia e filmografia

http://www.rhone-alpes.culture.gouv.fr/label/spip.php?article7

http://s2.lemde.fr/image/2012/10/16/952x0/1776204_5_2dc2_l-unite-d-habita-don-de-marseille-fut-a_00aaedf430be43084617a295d59691ca.jpg

http://www.lepoint.fr/societe/un-an-apres-les-emeutes-de-greno- ble-20-07-201 l-1354677_23.php

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