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Sostenibilità economica nello streaming digitale: una comparazione tra Spotify e Netflix.
Rel. Francesco Luigi Milone. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale, 2025
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| Abstract: | L’elaborato si propone di analizzare il tema della profittabilità nel settore dello streaming digitale, con un focus particolare sul confronto tra Spotify e Netflix. Dopo un’introduzione teorica ai principali concetti legati alle piattaforme digitali — quali effetti di rete, cattura del valore, controllo dei beni complementari e proprietà intellettuale — il lavoro si concentra sull’analisi delle dinamiche economico-finanziarie dei due operatori. Vengono presi in considerazione, da un lato, gli elementi di contesto e di strategia, e dall’altro, i dati di bilancio e gli indici di redditività più significativi (ROE, ROA, ROS, ROCE e cost of revenue ratio), così da evidenziare le differenze strutturali tra i due modelli di business. Dallo studio emerge con chiarezza come la profittabilità rappresenti una questione centrale, e al tempo stesso critica, soprattutto per Spotify. La piattaforma musicale ha registrato nel 2024 un risultato positivo, ma la sostenibilità di questo traguardo appare fragile e strettamente legata a fattori contingenti, come la riduzione dei costi fissi attraverso licenziamenti e razionalizzazioni organizzative. L’analisi degli indici conferma come il margine di manovra della società sia limitato da una dinamica strutturale: il peso elevatissimo delle royalties corrisposte alle major discografiche. Tale vincolo riduce l’efficienza del capitale impiegato e impedisce di trasformare gli effetti di rete in margini economici stabili. Netflix, al contrario, ha mostrato la capacità di ammortizzare i costi legati alla produzione di contenuti grazie a una strategia fondata su scala globale, sfruttamento prolungato dei diritti e sviluppo di contenuti originali proprietari. Questa scelta ha permesso di ridurre progressivamente la dipendenza da terze parti e di consolidare una redditività più solida. L’aspetto decisivo risiede dunque nel diverso grado di controllo sui beni complementari: Spotify resta fortemente vincolata ai detentori dei diritti musicali, mentre Netflix ha costruito un portafoglio di contenuti di proprietà che ne rafforza il potere contrattuale e la capacità di generare valore nel lungo periodo. Le conclusioni della tesi evidenziano come l’origine principale del problema di profittabilità per Spotify risieda nei costi di licenza e nella scarsa capacità di cattura del valore dai complementi critici. In quest’ottica, le prospettive future dipendono dalla possibilità di diversificare i ricavi attraverso contenuti proprietari (podcast, audiolibri) e di ridurre progressivamente la dipendenza dalle major. Per contro, il caso Netflix dimostra come la produzione di contenuti originali possa rappresentare un investimento oneroso ma strategico, in grado di trasformarsi in un asset e di sostenere una redditività più stabile. In definitiva, il confronto tra i due settori mette in luce i limiti e le potenzialità dei modelli di piattaforma nello streaming digitale, offrendo spunti di riflessione sia dal punto di vista teorico che manageriale. | 
|---|---|
| Relatori: | Francesco Luigi Milone | 
| Anno accademico: | 2025/26 | 
| Tipo di pubblicazione: | Elettronica | 
| Numero di pagine: | 74 | 
| Soggetti: | |
| Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale | 
| Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-31 - INGEGNERIA GESTIONALE | 
| Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO | 
| URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/37236 | 
|  | Modifica (riservato agli operatori) | 
 
      

 Licenza Creative Commons - Attribuzione 3.0 Italia
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