Federica Nastri
La chiesa di Santa Maria Liberatrice a Pinerolo : problemi di conservazione e di integrazione impiantistica.
Rel. Maria Grazia Vinardi, Chiara Aghemo. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Restauro E Valorizzazione), 2012
Abstract: |
La scelta dell'oggetto di studio è dipesa da diverse ragioni: da un lato vi era la curiosità e l'interesse di conoscere le origini e gli sviluppi del territorio pinerolese che si colloca nelle vicinanze di Piscina, paese in cui risiedo; dall'altro lato, la volontà di affrontare un problema concreto, come quello relativo al progetto di conservazione e di adeguamento degli impianti all'interno di un Monumento. L'edificio oggetto di studio è la chiesa di Santa Maria Liberatrice, costruita nel 1630 nel centro storico di Pinerolo. La fabbrica si affaccia su uno spazio adiacente via Principi D'Acaia, l'antica via dei Doreri, nel medioevo era il più importante collegamento tra il Borgo, sorto sul colle di San Maurizio, e il Piano, sviluppato attorno al Duomo di San Donato. A partire dal XIII secolo, lungo questo tracciato, vennero costruiti gli edifici più rappresentativi, non solo dal punto di vista architettonico ma anche dal punto di vista politico: la casa del Vicario, all'angolo di via Principi d'Acaia con l'odierna via Trento, il Palazzo del Senato, e verso la fine della via in direzione di San Maurizio sorge il Palazzo detto dei Principi d'Acaja. Il Borgo e il Piano, avevano ruoli distinti: il "Borgo" sorgeva sulla cima di San Maurizio: nel '400, accoglieva magazzini, depositi, mercati, botteghe e le abitazioni del Principe, dell'abate e delle famiglie patrizie; il Piano invece, nei pressi dell'attuale duomo di S. Donato,era sede di laboratori, ovvero della forza motrice della città. Nel corso dei secoli, i ruoli suddetti si modificarono, questo dovuto anche al sistema di fortificazioni, iniziato dai Savoia nel Cinquecento e portato avanti dai francesi nel Seicento, per la difesa della città. Il Borgo venne in parte liberato dalle abitazioni per far posto alle fortificazioni, mentre il Piano assunse le caratteristiche abitativo - produttive che ancora sussistono. La chiesa di Santa Maria Liberatrice non è un caso isolato di edificio religioso che giace in forte stato di degrado, dovuto da un lungo tempo in stato di abbandono, nonostante oggi sia diventata luogo di mostre temporanee. Molti edifici sacri nel tempo, per i più svariati motivi,a seconda dei periodi storici e nel luogo in cui sorgevano, hanno subito la stessa sorte. In Italia, a partire dai primi anni dell'800, la causa più comune dell'interruzione delle funzioni originarie è da attribuirsi alle prime norme di incameramento dei beni ecclesiastici da parte del potere civile, conosciuto meglio come "editto napoleonico", relativo alla soppressione degli ordini religiosi e dalla confisca dei loro beni. Nel 1802 anche il convento di Sant'Agostino fu chiuso e passò nella mani del Demanio dello Stato. La chiesa di Santa Maria Liberatrice, nel Borgo di Sant'Agostino (per questa chiamata comunemente chiesa di Sant'Agostino, dal nome del luogo in cui sorge) era sorta nel 1634, per un voto della città colpita dalla peste del 1630 e, dopo alterne vicende, riprese a funzionare come chiesa nel 1816. Nel 1859 il Comune la destinò ad ospitare duecento soldati francesi alleati dei piemontesi. Dagli anni '60 del novecento la chiesa sorge in un contesto molto diverso da quello in cui è stata realizzata, a seguito degli interventi di demolizione attuati negli anni '60, assumendo una nuova prospettiva. Dalla fine dell'Ottocento la chiesa non venne più utilizzata, anche perché non era nello stato adeguato, per essere riaperta al culto; solo nel 1991, venne riconsegnata nuovamente al Comune, il quale l'ha utilizzata e la utilizza tutt'oggi, come luogo dove svolgere mostre culturali. La tesi si articola fondamentalmente in due grandi capitoli: il primo riguarda la ricerca, sia bibliografica che archivistica,utilizzata per conoscere la vita dell'oggetto di studio e il luogo in cui sorge, per capire la dinamiche e le trasformazioni avvenute fino ad oggi; successivamente si sviluppa un capitolo, che si apre con un preludio sulle ex chiese diventate museo, sul riuso di queste per non lasciarle all'abbandono; questo ai fini di analizzare e mettere a confronto i vari casi per valutare e fare le scelte più adatte al mio caso studio. Infine la seconda parte, dopo aver ottenuto un valido rilievo dell'edificio, si sviluppa su un tema per me molto interessante, ed è per questo che ho voluto aumentare la mia conoscenza in questo settore, quello impiantistico, inserito in ambito monumentale. Il tema è complesso e delicato, trattandosi di intervenire su uno spazio sacro, anche se diventato laico, ma l'obiettivo è quello di ricercare la giusta compatibilità con l'inserimento di nuove apparecchiature impiantistiche nel corpo di una "ex chiesa". |
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Relatori: | Maria Grazia Vinardi, Chiara Aghemo |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AE Edifici e attrezzature per il culto G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura (Restauro E Valorizzazione) |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2805 |
Capitoli: | Introduzione Cap1. Inquadramento territoriale 1.1. Il sito del comune di Pinerolo 1.2. L'impianto del comune di Pinerolo attraverso le fonti bibliografiche 1.3. La via Principi d'Acaja Cap2. L'ordine degli Agostiniani: Origini e sviluppi 2.1. Le origini dell'ordine 2.2. Gli Agostiniano a Pinerolo 2.2.1. La chiesa di Santa Brigida, 1318-1600 2.2.2 La chiesa della Consolata, 1610 Cap3. La fortuna critica della chiesa di Santa Maria Liberatrice 3.1 Analisi del contesto 3.2. Cronologia delle fasi costruttive della chiesa di Santa Maria Liberatrice 3.3. Descrizione dell'impianto architettonico e planimetrico della chiesa di Santa Maria Liberatrice 3.4. Il progetto recente di riutilizzo dell'ambito urbano non realizzato Cap4. Esempi di rifunzionalizzazione di edifici religiosi 4.1. Esempi di rifunzionalizzazione di edifici religiosi dismessi Cap5. Ipotesi di progettazione di nuovi impianti: l'illuminazione nelle chiese 5.1. La luce 5.2. La luce naturale e la luce artificiale 5.3. Illuminazione e le caratteristiche 5.4. La scelta del tipo di illuminazione 5.5. Differenza tra luce puntuale e lineare 5.6. La chiesa e l'intervento illuminotecnico 5.7. Gli ambienti da illuminare 5.8. Affreschi, tele e cappelle 5.9. La collocazione dei centri luminosi 5.10. Sorgenti luminose 5.11. I problemi tecnici 5.12. La necessit |
Bibliografia: | Da Cap.1 a Cap. 4 - Grossi A., Corografia della citt |
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