Trasformazione digitale e coevoluzione organizzativa: un’analisi empirica del settore museale italiano = Digital transformation and organisational co-evolution: an empirical analysis of the Italian museum sector

Il lavoro di tesi fornisce un’analisi empirica longitudinale sui processi di coevoluzione organizzativa abilitati dalla trasformazione digitale nel settore dei beni culturali in Italia. In particolare, il lavoro di tesi guarda ai cambiamenti nelle performance delle più importanti organizzazioni culturali italiane analizzando – in serie storica – i cambiamenti tecnologici, organizzativi e strategici perseguiti dal 2011 al 2019. Per condurre tale analisi è stato utilizzato un dataset unico costruito ad-hoc per questo studio che aggrega dati ISTAT e Mibact dal 2011 al 2019. L’obiettivo del lavoro di tesi è comprendere come le organizzazioni culturali debbano configurare le proprie attività e le proprie tecnologie abilitanti, per ottenere un vantaggio competitivo sostenibile in un ambiente caratterizzato da una forte complessità organizzativa. La seguente analisi è stata condotta utilizzando un approccio basato sulla teoria degli insiemi e sulle variabili fuzzy denominato fuzzy-set Qualitative comparative analysis (fsQCA). Questo metodo consente di comprendere le interdipendenze non lineari tra le principali caratteristiche digitali e organizzative utilizzando un approccio configurazionale. L’aspetto di novità del presente lavoro di tesi consiste nello spostare l’indagine empirica dall’analisi degli effetti delle singole variabili (approccio OLS) a configurazioni di variabili (approccio QCA tipicamente utilizzati per analizzare fenomeni complessi e interdipendenti). L’approccio QCA permette infatti di avere una comprensione olistica del ruolo delle tecnologie e delle capacità organizzative all’interno delle organizzazioni culturali. Lo studio contribuisce alla letteratura su “Tecnology and Organizing” fornendo una “ricetta” di variabili tecnologiche, strategiche e organizzative volte a massimizzare le performance delle organizzazioni culturali italiane nel settore dei beni culturali. Con le dovute limitazioni, lo studio fornisce anche una serie di prescrizioni su come tali risultati possano essere generalizzabili ad altre industrie creative.