Social housing: il modello viennese e il caso Das Stadtregal = Social housing: the viennese model and the Das Stadtregal case

Camminando per le vie di Vienna risulta semplice ad un occhio attento leggerne la sua storia e le sue contraddizioni, la sua anima conservatrice, legata alle tradizioni di un passato fatto di prosperità e dominio su un ampio e ricco impero, così come quella più progressista nata dall’incrocio nelle sue vie di tante culture, lingue e pensieri. Nel giro di pochi metri si possono scorgere gruppi di piccole case dai tetti segnati da falde pronunciate, testimoni dei villaggi che un tempo circondavano la città storica e dei quali si tiene memoria con il nome dei distretti (2° Leopoldstadt, 7° Josefstadt), magnifici palazzi dalle facciate bianche dai ricchi decori e tetti dalle lastre di rame ossidato risalenti al più prosperoso periodo imperiale, complessi dalle linee semplici e toni più caldi spesso ravvivati da pitture e bassorilievi dai temi più vari con le scritte arancioni o rosse “Gemeindebau” o “Hof “ a segnare la presenza di una residenza di edilizia sociale del secolo scorso, e infine le nuove costruzioni moderne. Il tutto si fonde in un armonia in qualche modo inaspettata, grandi boulevard e zone pedonali dalla pavimentazione lastricata, grandi e piccoli parchi disseminati ovunque, nuovo e antico, semplicità e opulenza, colore e impeccabile purezza bianca. L’intricato legame che si è così formato è tanto stretto e insolubile che risulta naturale, spontaneo e si ripercuote in ogni aspetto della vita che scorre tra quelle strade. L'abbondanza di forme architettoniche diventa ricchezza di culture e lingue degli abitanti, contatto e convivenza di generazioni diverse, accettazione di stili di vita opposti. Uno dei vanti della città di Vienna è proprio come conoscere l’indirizzo di una persona non sia indice delle sue sostanze o status sociale. In tutto questo, il proliferare di complessi di Social Housing gioca un ruolo chiave, sia nella sua struttura sociale interna, sia nel modo in cui la pianificazione urbana è andata con questi edifici a colmare i vuoti urbani prodotti da guerre e morfologie urbane. Ripercorrendo la storia del Social Housing a Vienna risulta evidente come questo sia stato più che in qualunque altro paese europeo, un laboratorio sperimentale di nuovi modelli abitativi e tecniche costruttive. L’inserimento dei servizi igienici all’interno delle abitazioni, lo sviluppo di planimetrie rispetto a corridoi centrali e non con il passaggio consecutivo tra stanze, infrastrutture e servizi comuni quali lavanderie, asili e scuole, piscine e saune, sale polivalenti, il mix funzionale tra residenziale e commerciale, l’accessibilità per i portatori di handicap, l’inserimento di aree verdi e terrazze, l’efficientamento energetico, la partecipazione attiva… sono tutti elementi che nel contesto viennese sono stati introdotti prima nei complessi residenziali sovvenzionati e solo in seguito nelle abitazioni a libero mercato. Questo rientra anche nella linea di pensiero qui applicata che “le case per i poveri non devono essere povere”, per cui non si cerca il risparmio ad ogni costo ma piuttosto ci si concentra sul benessere delle persone. In questo lavoro di tesi si vuole dunque esplorare la storia e il pensiero che ha portato a definire il modello viennese come esempio in tutto il mondo di sostenibilità sociale, economica ed ambientale, cercando di carpirne lo spirito rendendolo proprio fino alla presentazione e messa in pratica di quei principi nel progetto Das Stadtregal.