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Progettare il confine: il museo della Nuova Gorizia

Davide Pallaro

Progettare il confine: il museo della Nuova Gorizia.

Rel. Pierre Alain Croset, Michele Bonino. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2011

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

Il concorso di idee "Spazio Giovani alla Frontiera", riguardante la riqualificazione dell'area dell'ex ospedale di Gorizia, adiacente al limite tra Italia e Slovenia, ha offerto l'occasione per conoscere e studiare la complessa realtà di questa città, la cui particolarità è legata al confine che per quasi cinquant'anni l'ha attraversata ed alla presenza al di là di esso della gemella moderna Nova Gorica, con la quale condivide (spesso con azioni contrastanti) lo stesso territorio. All'inizio del percorso progettuale, è subito parso chiaro che il ragionamento su un'area di questo tipo non potesse prescindere da una riflessione più allargata sulla questione del "riassorbimento"1 del vuoto tra le due città. Infatti, in seguito all'entrata della Slovenia nell'Unione Europea nel maggio del 2004, ed alla conseguente rimozione delle barriere politiche ed economiche tra i due stati, sono state liberate una serie di aree adiacenti al confine, che attualmente versano in stato di completo abbandono e costituiscono il principale elemento di separazione tra le due città. A questo bisogna aggiungere che questo confine non ha mai rappresentato la netta ed invalicabile divisione a cui verrebbe da pensare per analogia con altre città divise: non vi era infatti alcuna barriera in cemento armato né alcun filo spinato, ma solo una rete, una bassa siepe o più semplicemente un cippo segnalatore, ed anche nelle fasi più acute della guerra fredda non è mai stato percepito come un limite insuperabile, in quanto la fruibilità di una vasta parte di territorio era garantita da una decina di valichi cittadini. Il confronto di questo caso con quello per esempio di Berlino è quindi giusto solo in parte, poiché a Gorizia il confine più grande, quello che realmente ha diviso italiani e sloveni per tanto tempo e che risulta morto più difficile da eliminare, è quello che risiede nelle menti dei cittadini, che è stato costruito da decenni di diffidenze e di retoriche nazionalistiche ed ha impedito che vi fosse un dialogo tra le amministrazioni anche sui grandi temi di interesse per entrambe le collettività, come l'ambiente o le infrastrutture. Questo atteggiamento ha fatto si che, dal dopoguerra, la pianificazione urbanistica su entrambi i versanti si sia confrontata con il limite costituito dal confine senza tuttavia saperlo mai oltrepassare ed ottenendo come conseguenza una serie di aree di risulta lungo di esso che presentano contemporaneamente i caratteri negativi delle periferie urbane e delle zone rurali e che adesso sono divenute strategiche per il futuro non solo di Gorizia e Nova Gorica, ma di tutto il territorio italiano e sloveno che ad esse fa riferimento. La divisione quindi non è mai coincisa solamente con la rete posta tra le due realtà, e non è cessata con la sua rimozione, ma per ricucire realmente lo strappo è necessario intraprendere una serie di iniziative volte a determinare un riavvcinamento della popolazione e lo sviluppo dei due centri come un'unica conurbazione.

L'interesse per questo confine come "occasione per ripensare le due città come sistema transfrontaliero integrato"2 nasce in realtà già all'inizio degli anni novanta in seguito alle proposte di alcuni professionisti e studiosi italiani e sloveni, ed in particolare grazie al gruppo guidato da Antonio Angelillo, vincitore del concorso Europan II. Come si vedrà nel seguito, tale proposta fu giudicata vincitrice proprio perché, più di altri, "legava un progetto di pochi alloggi ad una problematica più ampia, quella dell'insieme delle aree di confine, della nascente esigenza di modificare il rapporto tra le due città [...] a partire dalla risorsa che entrambe condividevano: il paesaggio"3. Nell'affrontare la riqualificazione dell'area dell'ospedale si è quindi pensato di seguire lo stesso approccio progettuale, esplicitato nel frontespizio della relazione del concorso Europan, che si concludeva con queste parole: "se si pensa al riavvicinamento fisico e funzionale tra le due città, criticando gli attuali limiti dei piani, questo deve partire dall'interpretazione degli elementi morfologici e naturali che le connotano"4. L'intenzione di fondare il progetto sugli "elementi costitutivi del paesaggio" significava superare i limiti dimensionali previsti dal concorso, e criticare le scelte degli strumenti urbanistici delle due città che mai prima di allora si erano confrontati sulle aree di confine o sulle problematiche paesistiche ed ambientali. Per trovare il modo di far discendere il progetto dagli elementi morfologici, furono studiate le regole insediative che hanno indirizzato la crescita della città ed i piani precedenti all'epoca funzionalista "capaci di offrire modelli progettuali di adeguamento alla topografia del sito, valorizzando la relazione tra l'ambiente costruito e quello naturale"5.

Il percorso progettuale presentato all'interno di questa tesi ha quindi tentato di riprendere la metodologia operativa definita in occasione del concorso l'Europan II, al fine di ottenere un progetto calato nella dimensione territoriale goriziana e che fosse esemplificativo della metodologia da adottare nella trasformazione del confine. Nel primo capitolo viene quindi presentata l'analisi della storia della città e dei piani per essa elaborati, con lo scopo di capire quali siano gli elementi principali che hanno guidato lo sviluppo di Gorizia. L'utilità di questa fase di studio deriva anche dal fatto che la città oggi si presenta come costituita da parti urbane prodotte dalle diverse pianificazioni interrotte e rispondenti a diverse idee di città, che non si sono mai compiute o sono state realizzate solo in parte: dalla "Nizza Austriaca" di fine ottocento, alla città giardino di Lasciac, alla città moderna di Fabiani, fino agli esempi recenti di città modello per Nova Gorica e città funzionalista per Gorizia. A ciascuna di queste idee e programmi per la città è corrisposta una sua trasformazione fisica, quindi la conoscenza dei piani e dei progetti, e dei fatti politici che l'hanno attraversata, consente di ottenere le necessarie chiavi di lettura per poter capire ed intervenire compiutamente su questo spazio.

Le indicazioni cosi ricavate sono state utilizzate per definire le caratteristiche che dovrebbe avere la trasformazione futura delle aree confinarie al fine di produrre una nuova immagine, quella della "Nuova Gorizia", una grande conurbazione comprendente le realtà italiana e slovena, con un ruolo importante all'interno della rete di relazioni tra le città europee. Queste stesse indicazioni sono state applicate nel progetto per il concorso Spazio Giovani alla Frontiera, elaborato insieme a Samantha Berto e presentato nel capitolo 2, che potrebbe rappresentare la prima occasione di trasformazione della zona confinaria. Nel capitolo 3 infine, viene presentato il progetto del museo della "Nuova Gorizia", il cui obiettivo è quello di presentare le diverse tematiche che ruotano intorno al passato ed al futuro di questo territorio e di instaurare un dibattito produttivo intorno ad esse.

Relatori: Pierre Alain Croset, Michele Bonino
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AF Edifici e attrezzature per il tempo libero, le attività sociali, lo sport
A Architettura > AH Edifici e attrezzature per l'abitazione
A Architettura > AO Progettazione
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GD Estero
U Urbanistica > UK Pianificazione urbana
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione)
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2237
Capitoli:

Indice:

Introduzione

l_Analisi storico-urbanistica della città

l.l_Dal 1600 alla multiculturalità della Nizza Austriaca.

1.2_I piani della scuola viennese: Antonio Lascic, Riccardo Del Neri, Max Fabiani

1.3_Il secondo dopo-guerra: fa città sdoppiata

1.4_Il futuro comune nell'Europa Unita

1.5_Le aree lungo il confine

1.6_Superare il confine: iniziative

l.7_Potenzialità e risorse per il territorio

1.8_Il nuovo PRG del 2001

1.9_Indicazioni generali di intervento.

2_Il concorso "Spazio Giovani alla Frontiera"

2.1_L'area di progetto

2.2_Il progetto per il concorso: proposta urbanistica

2.3_Percorsi ed accessi

2.4_La proposta architettonica

2.5_I risultati del concorso

2.6_La rielaborazione per la tesi

3_Il museo della "Nuova Gorizia", città di confine

3.1_Lo studio dei riferimenti per la definizione del programma, dell'architettura e del percorso espositivo

3.2_Il museo della "Nuova Gorizia": tema e scopo

3.3_Architettura dell'edificio

3.4_Percorso espositivo ed allestimento

3.5_Dispositivi architettonici Conclusione

Allegato 1: Tavole di progetto

Allegato 2: Saggio di ricerca II a carattere critico-disciplinare Allegato 3:Bando del concorso "Spazio Giovani alla Frontiera" Bibliografia

Bibliografia:

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- A.Angelillo, C. Menato, Città di confine. Conversazioni sul futuro di Gorizia e Nova Gorica, Ediciclo, Portogruaro 1994

- A. Marin , Gorizia : piani e progetti per una città di confine, Casamassima Libri, Udine 2007

- Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità : urbanistica e architettura, Marsilio, Venezia 2000

- Comune di Gorizia, Gorizia 2001. Nuovo Piano Regolatore Generale, Gorizia 2002

- A. Marin , "I giovani di Gorizia vivranno sul confine", Il giornale dell'architettura, n. 94, maggio 2011

- Informest, Spazio Giovani alla Frontiera - Trenta progetti per una mostra, Gorizia 2001

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www.balcanicaucaso.org/ita/aree/Bosnia-Erzegovina/Citta-divise-vita-sulla-frontiera

- M. B. Bagnoli, "Il multiculturalismo è fallito", La Stampa, 6 febbraio 2011

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