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Gli edifici rurali a San Benigno Canavese : la cascina Morantone.

Dario Mossetto

Gli edifici rurali a San Benigno Canavese : la cascina Morantone.

Rel. Elena Tamagno. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2010

Abstract:

L'analisi conoscitiva e di inquadramento storico-territoriale della Cascina Morantone è stata condotta inizialmente analizzando una zona del Piemonte, il Canavese. Quest'area, prevalentemente a carattere rurale, è situata a nord della provincia di Torino ed è suddivisa in Alto Canavese per quanto riguarda la zona pedemontana e montana, e Basso Canavese per la restante parte quasi completamente pianeggiante. Il lavoro di ricerca interessa nello specifico il comune di San Benigno che si trova nel Basso Canavese a circa 20 Km dal capoluogo della Regione, Torino, in direzione nord - est.

Il Basso Canavese occupa una porzione del settore nord orientale della Provincia di Torino, e confina a nord con l'Alto Canavese, ad est con il Vercellese, a sud con la pianura che da Settimo Torinese si estende ad oriente verso Vercelli, e ad ovest con le pendici della Valle di Lanzo.Il settore che ha caratterizzato e segnato la storia della comunità di San Benigno è sempre stato il quello agricolo, e le cascine rappresentavano i punti principali della vita economica e sociale del paese. Tutta la storia di questo centro canavesano è sempre stata influenzata in qualche modo dalle vicende che si sono sviluppate intorno alla fondazione dell' Abbazia di Fruttuaria negli anni 1003-1006, da parte di Guglielmo da Volpiano.

La costruzione dell'Abazia in questo territorio fu largamente favorita dai Sovrani e dai Papi, che le donarono molti privilegi e la dotarono di terre e altri beni immobili. Per secoli Fruttuaria fu uno dei principali centri spirituali, fino verso la fine del XV secolo quando, dopo oltre quattrocento anni di prosperità e di ricchezza sia economica che spirituale, ebbe inizio, per l'Abbazia, un lungo periodo di decadenza. Nel 1710 le terre abbaziali vennero invase da Vittorio Amedeo II, provocando la sua scomunica da parte di Papa Clemente XI e un conseguente incrinamento delle loro relazioni: ci vollero circa trent'anni per avere un miglioramento nei rapporti tra la Santa Sede e i Savoia, che permettesse di raggiungere un accordo tra papa Benedetto XIV e Carlo Emanuele III. Finì in tal modo il dominio temporale dell'Abbazia durato dal 1003 al 1741. A conclusione di questa triste pagina di storia dell'Abbazia di Fruttuaria va sottolineato che vi fu un accordo marginale tra papa Benedetto XIV e i Savoia, il quale si rivelò estremamente importante: riguardava la nomina, nel 1749, del nuovo Abate Commendatario nella persona del Cardinale Carlo Vittorio Ignazio Amedeo Delle Lanze, ritenuto da molti studiosi il secondo fondatore di Fruttuaria, dove vi rimase fino al 1784. Vittorio Amedeo delle Lanze nel 1770 fece demolire la chiesa ed il convento, ormai invecchiati e deperiti, per realizzare una nuova costruzione conforme allo stile del tempo e alle sue convinzioni personali.

La nuova chiesa, l'attuale Parrocchia di San Benigno, fu innalzata al posto dell'antica basilica romanica di San Guglielmo e fu iniziata il 7 settembre 1770. I disegni di questa chiesa monumentale, che si ispirarono alla basilica romana di San Pietro, furono attribuiti in parte all'architetto Bernardo Vittone.

Dopo la morte del cardinale Delle Lanze, l'Abbazia di Fruttuaria volse, nuovamente, in un rapido declino. Negli anni della ricostruzione che segui la seconda guerra mondiale, il parroco Don Luigi Perono propose al vescovo di Ivrea, Monsignor Paolo Rostagno, di chiedere alla Santa Sede il ripristino del titolo abbaziale per la chiesa parrocchiale di San Benigno Canavese. Ancora oggi, la chiesa parrocchiale, dedicata a Maria SS. Assunta in Cielo e a San Benigno martire, è detta chiesa abbaziale, e il parroco si vanta del titolo di Abate Parroco. Tutti le vicende storiche, economiche e sociali proprie di questo territorio, sono influenzate dalla presenza fondamentale e strategica dell'Abbazia di Fruttuaria, che ha determinato le caratteristiche dell'edilizia rurale contribuendo alla sua evoluzione. Uno degli obiettivi di questo lavoro di ricerca è stato quello di porre in risalto e ricordare quanta fatica sia costata ai nostri predecessori la costruzione e il mantenimento dell'ambiente agricolo, non solo per quanto riguarda l'organizzazione del territorio, ma anche la realizzazione di manufatti rurali ancora oggi presentì. Queste opere, frutto dello sforzo di tanti singoli contadini o del risultato di enormi investimenti dei grandi proprietari dell'epoca, sono oggi troppo spesso trascurate e abbandonate a se stesse. Così come dimenticati sono i segni nel territorio, tra i quali le vie di comunicazione e i corsi d'acqua artificiali, che soprattutto nel Settecento e nell'Ottocento hanno raggiunto notevoli livelli di efficienza. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una imponente e dilagante trasformazione del territorio e, purtroppo, spesso ad urbanizzazioni incontrollate. La cultura urbanistica contemporanea, sovente, si è dimenticata di questo ordine sottile e capillarmente diffuso qual è l'ambiente rurale. Ciò è dimostrato dal modo in cui vengono redatti i piani regolatori, trascurando molto spesso di evidenziare, per esempio, come possano essere di interesse pubblico i percorsi rurali, lasciando così ai proprietari dei terreni la possibilità di chiuderli o sopprimerli. Per non parlare dei casolari e delle cascine che raramente sono evidenziati nelle tavole di PRG.

Il risultato di questa colpevole dimenticanza da parte degli urbanisti contemporanei è che, anche nei comuni di provincia lontano dalle grandi città e dove maggiore è la disponibilità di terreni, si costruisce in modo talvolta scriteriato proprio in prossimità di queste cascine, alterando in modo irrimediabile il rapporto tra l'edificio rurale e il suo contesto. Si va così a trasformare l'ordinato paesaggio rurale in un disordinato succedersi di episodi sconnessi in cui il singolo fabbricato industriale o commerciale fa a gara con gli altri per mettersi in mostra. Lungo le strade di maggiore percorrenza, si assiste ad una competizione senza regole di grandezza, colore e forma dei cartelloni pubblicitari pur di attirare l'attenzione dei viaggiatori, a scapito del paesaggio agrario che rimane così nascosto da questa invadente cortina. Strade, cascine, canali e boschi rappresentano gli elementi di un territorio di cui oggi non restano che frammenti sparsi in un paesaggio profondamente mutato: sono resti di Un passato rurale spesso affidati alle rovine, e altre volte solo ai toponimi. Tutto questo rappresenta tracce, ma anche presenze vive che continuano a definire una parte significativa della identità di questi luoghi, Per ogni epoca storica si possono riconoscere dei segni che hanno determinato lo sviluppo di un certo periodo, e questo è visibile soprattutto negli edifici, nella crescita e nell'organizzazione sociale. Attraverso la geografia storica, importante strumento conoscitivo di un territorio, si può analizzato un paesaggio attraverso le varie trasformazioni della sua organizzazione territoriale. Analogamente a quanto avviene in ambito archeologico, il paesaggio si esamina attraverso i suoi cambiamenti; è possibile, dunque, parlare di archeologia del paesaggio ed individuare più agevolmente i cosiddetti paesaggi storici.

Si possono così trarre le informazioni utili a tracciare gli sviluppi futuri del territorio, nel rispetto e nella consapevolezza dei valori che il patrimonio culturale ci trasmette, poiché ogni intervento è fatto non solo sul presente ma anche sul passato.

Un'azienda agricola ha un approccio nei confronti del territorio molto razionale, basato su trasformazioni territoriali di carattere organizzativo e strutturale finalizzate all'ottimizzazione di un processo produttivo sempre più meccanizzato; e i fabbricati sono considerati struttura integrante dell'azienda stessa.

Le numerose cascine ancora attive sono la testimonianza vivente e il segno della continuità di generazioni che, sopravvivendo alle trasformazioni inevitabili della storia, hanno saputo conservare nelle campagne vita e lavoro. Ne è un esempio la Cascina Morantone che, senza dubbio, si presenta oggi come uno dei fabbricati rurali più imponenti ed articolati della zona del Basso Canavese, non mancando di destare l'attenzione per chi percorre la strada che da Volpiano porta a Lombardore.

Si è tentato di ricostruire l'evoluzione nel tempo del fabbricato, attraverso gli scarsi documenti rinvenuti. Grazie anche alle testimonianze sia dei vecchi che degli attuali proprietari che hanno vissuto all'interno della cascina, si è venuti a conoscenza dell'importanza che questo edificio rurale ha avuto soprattutto nei secoli passati, quando la cascina Morantone rappresentava dapprima un luogo in cui si incentrava tutta la vita contadina, e poi una fiorente azienda agricola che ospitava al suo interno anche la residenza dei Conti Nomis di Cossila, i quali diedero un'impronta più prestigiosa al manufatto attraverso gli interventi di ampliamento e ristrutturazione come la realizzazione degli avancorpi in stile neoclassico e la torretta del Belvedere.

Quest'analisi storica ha fatto si che il progetto di riqualificazione del rustico fosse indirizzato verso un recupero della struttura, attualmente non in buone condizioni, riproponendo quelle funzioni che hanno caratterizzato la cascina in passato, rivisitate secondo le esigenze attuali. Da qui l'idea di riproporre un'azienda agricola a tutti gli effetti affiancata a diverse attività legate al settore, come l'agriturismo, la coltivazione e la trasformazione di prodotti biologici e l'allevamento di asine da latte, affiancato ad attività legate a quest'ultimo come l'onoterapia e la trasformazione del latte di asina come prodotto terapeutico.

Relatori: Elena Tamagno
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AO Progettazione
A Architettura > AI Edifici e attrezzature per l'agricoltura
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione)
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1882
Capitoli:

Introduzione

Capitolo 1-IL CANAVESE

1.1 - Il Canavese: inquadramento territoriale

1.2 - Cenni storici sul Canavese

Capitolo 2 - SAN BENIGNO CANAVESE

2.1 - Inquadramento territoriale del Comune

2.2 - Cenni storia

2.3 - Le strade

2.4 - La rete irrigua

2.5 - I boschi

2.6 - La situazione agraria

Capitolo 3 - GLI EDIFICI RURALI A SAN BENIGNO CANAVESE

3.1 - II territorio della pianura padana

3.2 - Gli edifici rurali

3.3 - La corte

3.4 - Le cascine di San Benigno Canavese

Capitolo 4 - LA CASCINA MORANTONE

4.1 - Cenni storici

4.2 - Descrizione della cascina

4.3 - Le scelte progettuali

4.4 - II progetto di riqualificazione della Cascina Morantone

Bibliografia:

Testi

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www.comune.sanbenignocanavese.to.it

www.comune.torino.it/archiviostorico

www.deagostini.it

www.istat.it

www.regione.piemonte.it

www.parks.it/parco.po.to

www.politicheagricole.it

www.provincia.torino.it

www.Wikipedia. org

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