Diego Cuttini
Una nuova porta urbana a Santena (To). Progetto di spazi e connessioni fra cultura e tempo libero.
Rel. Silvia Gron. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura, 2008
Abstract: |
Introduzione
La città è più di un insieme di strade, di piazze, di giardini, di palazzi, di persone, è uno stato d'animo. È una straordinaria emozione. Una città non è mai disegnata, si fa da sola: insomma, una città è, con le sue strade, la piazza, i mille luoghi dove si incontrano e si fecondano le differenze. E questo luogo non è virtuale, è un luogo fisico, un luogo di struscio, di contatto... e di sorpresa! Sì, anche di sorpresa! Un luogo dove non tutto è programmato. Scendi in strada e incontri la gente. Incontri persone che conosci e ti imbatti in sconosciuti, che però entrano nel tuo mondo. La città, in questo senso esisterà sempre. È un'idea antica e moderna insieme; e se vogliamo, può essere anche molto moderna. A patto che non la distruggiamo. Con queste parole, tratte da un'intervista con il giornalista Renzo Cassigoli, l'architetto Renzo Piano cerca di evidenziare la complessità nascosta all'interno della parola `città", forse troppo spesso utilizzata con superficialità nella vita quotidiana per indicare semplicemente un insieme di strade, di spazi aperti e di edificato, tralasciando tutto ciò che la caratterizza dal punto di vista della vita che in essa ha luogo, con tutto il carico di emozioni e di esperienze che la attraversano, poiché probabilmente queste contribuiscono ad identificare una città tanto quanto le architetture che la compongono. L'architetto precisa anche che non si tratta di un luogo virtuale, anche se nell'era del dominio dell'informatica tutto sembra destinato a diventarlo, poiché essa è infatti un'invenzione fisica, quella dove avvengono i contatti reali tra le persone. Ciò non toglie che la città possa, o forse debba, evolversi divenendo moderna, ma proprio qui incombe in alcuni casi il rischio di portare la città stessa alla rovina, non perché qualcosa di moderno richiami spesso il concetto di azzardato e rischioso, poiché sinonimo di rottura con il passato e con tutto ciò che il più delle volte dà un senso di sicurezza e di "già conosciuto", ovvero di "stabilità", ma perché, a mio avviso, mancano sempre delle linee guida e delle caratteristiche su cui recuperare o rigenerare il concetto di città nell'ambito progettuale, con l'obiettivo finale di poterne controllare, o magari reinventare, la futura pianificazione. È bene però chiarire fin dall'inizio che questo discorso non deve valere solo per le grandi città, così come la buona progettazione architettonica non deve interessare solo le grandi opere pubbliche, altrimenti si corre nel rischio sempre frequente di lasciar degradare quelli che sono i piccoli centri urbani e che rischiano di avvicinarsi, di giorno in giorno e in maniera negativa, a quelle che sono le grandi metropoli, favorendo un'espansione incontrollata ed insensata. Questo processo riguarda spesso anche medi e piccoli comuni che, in una crescita sempre più frenetica verso la campagna circostante, finiscono col frammentarsi in prossimità dei confini, originando piccoli nuclei edificati, privi di una propria identità e caratterizzazione. È questo il fenomeno della città diffusa, costituita da aree in cui edifici di modeste dimensioni,.come delle semplici abitazioni, si trovano a ;pochi passi da grandi fabbriche o imponenti centri commerciali, circondati magari da vasti lotti completamente verdi senza alcuna connessione con il resto della città. È difficile pertanto individuare delle caratteristiche ben precise per ridare identità a questo tipo di spazi, privi di un disegno e di una pianificazione attenta, ma fedeli soltanto a quanto stabilito da delle campiture presenti sulla tavola di un piano regolatore, con il quale ad esempio si decide sì quali aree saranno destinate alle residenze piuttosto che alle industrie o al tempo libero, come è bene che sia, ma il più delle volte a discapito di un disegno globale e di un insieme di rapporti gerarchici, funzionali ed estetici, in base ai quali gli elementi costituenti la città dovrebbero invece essere riorganizzati. Personalmente non credo che esistano delle regole universali e sempre valide per risolvere o evitare da subito questi problemi, non esiste quindi una infallibile formula magica sempre pronta per l'uso adatta ad ogni singolo caso, però si possano adottare alcuni accorgimenti e processi in grado organizzare una buona pianificazione urbana o una buona riqualificazione anche solo di alcune -parti di una città. Innanzitutto è bene fare molta attenzione a quella che è l'identità del luogo in questione, poiché il luogo stesso comunica qualcosa, ha un suo modo di rivolgersi ai cittadini legato alle esperienze che gli stessi hanno vissuto in quel determinato ambiente o ai colori e alle forme che in esso sono presenti, sia come insieme di architetture che come semplice paesaggio. II genius loti è una concezione romana; secondo una antica credenza ogni essere «tndipendente» ha il suo genius, il suo spirito guardiano. Questo spirito da vita a popoli e luoghi, li accompagna dalla nascita alla morte e determina il loro carattere o essenza UJ È sufficiente puntualizzare il fatto che gli antichi esperirono il loro ambiente come costituito di caratteri definiti. In particolare riconobbero essere di importanza vitale il venire a patti con il "genius" della località in cui doveva avere luogo la loro esistenza. Nei tempi passati la sopravvivenza dipendeva da un «buon rapporto» con il luogo, in senso fisico e psichico. Il tema del geníus loti è di fondamentale importanza per il progettista, il quale deve capire immediatamente, nella realtà del contesto in cui è chiamato ad operare, quale importanza abbia il luogo con tutte le sue preesistenze e che cosa di esso rimanga da sempre nella mente e nei ricordi dei suoi abitanti. II suo intervento deve quindi dipendere prima di tutto da questo aspetto, poiché E la sua attività non può rischiare di cancellare ciò che connota fortemente uno spazio di significati, se presenti e ben radicati, e soprattutto deve chiedersi quale contributo possa portare il suo progetto per arricchire o modificare positivamente il genius dell'ambiente, senza quindi oscurarlo ulteriormente, contribuendo magari a creare altra città diffusa o più in generale rischiando di aggredirlo e di cancellarne l'identità. Allora parlare di «architettura» costruita significa indagare su quelle «relazioni» che l'opera riesce a instaurare con il luogo, nel confermare alcuni valori o nell'attribuire nuovi significati. L'opera interagisce con la via, la piazza, il quartiere, il cortile, II chiostro, quali «spazi sedimentatimi nel definirsi architettura nel costruito. Come conseguenza della necessità del rispetto del genius loti, ovviamente se presente o comunque ben radicato, ma anche come inizio di una fase progettuale che deve anticipare la composizione e l'elaborazione delle idee, occorre interrogarsi sul luogo cercando di capire quali siano le relazioni tra gli elementi in esso presenti, indipendentemente dal fatto che si tratti di strade, piazze, edifici, o aree verdi. I rapporti tra gli stessi si basano sia su aspetti più legati a tutto ciò che è percepibile dall'esterno, ovvero la forma i colori e la disposizione delle architetture e degli spazi aperti, sia sulle funzioni legate agli stessi elementi. Ecco quindi che per un' istante si passa dalla complessità di un insieme al particolare; la città si scompone momentaneamente in tante sue parti o singoli elementi, suddivisi per categorie e gerarchie; si elaborano degli schemi, delle griglie basate su un'ampia gamma di parametri di catalogazione. Possono riguardare, ad esempio, gli allineamenti tra i fabbricati, tra i lotti degli stessi, la presenza più o meno evidente di un rapporto tra le loro altezze o ancora uno studio dei vuoti e dei pieni, per citarne solo alcuni. Questi tipi di analisi risultano utili, se non fondamentali, sia per indagare meglio nei rapporti tra le componenti di un sistema-luogo, al fine di interagire meglio con il suo genius loci e, allo stesso tempo per trovare le linee guida su cui impostare il nuovo disegno dell'area in cui si deve intervenire. Si è consapevoli che la lettura puntuale della scena fisica di un luogo non può sottrarsi alla descrizione storica (urbanistica e architettonica) e alla descrizione geometrica degli spazi (morfologia e composizione) per individuare le specificità che contraddistinguono un luogo nella sua individualità: tuttavia un esercizio di lettura esteso alla città nel suo complesso deve potersi riferire ad alcune griglie di analisi, ad alcuni elementi meta che consentano di selezionare e i gerarchizzare i materiali soggetti all'interpretazione secondo specifiche direttrici, evitando il rischio di una descrizione destrutturata e la vertigine caotica delle infinite possibilità nell'accostarsi al testo urbano. Uno degli studi da effettuare sul sito, di particolare importanza e che non va assolutamente trascurato, riguarda sicuramente l'analisi delle funzioni, relative ovviamente agli edifici o più in generale agli spazi analizzati; è un parametro di analisi indispensabile per capire quali sono, e quali dovranno essere, le relazioni fra gli elementi in gioco presenti negli spazi in questione, quindi quali attività caratterizzano al presente e quali caratterizzeranno in futuro la nuova identità del luogo. Forse proprio quest'ultimo aspetto, quello cioè di carattere funzionale, benché non percepibile al primo impatto, poiché non .visibile, può risultare comunque molto efficace per trovare i nuovi elementi di connessione tra le singole parti di un una realtà urbana di piccole, medie o grandi dimensioni. II concetto di funzione, infatti, richiama automaticamente quello di attività, cioè le stesse attività in cui f cittadini si riconoscono nella vita di tutti i giorni, o quelle a cui sarebbero eventualmente disposti a legarsi negli anni futuri all'interno di un determinato contesto urbano, purché opportunamente attrezzato. Una sorta di unitarietà e, perché no, forse anche dì ripetitività negli spazi di alcune categorie di funzioni, porta automaticamente al concetto chiave di «connessione», ad un legame più o meno forte tra delle realtà urbane inizialmente differenti, un legame non più presente solo come estetica, immagine, ripetizione di stili architettonici o forme in generale, ma anche come connessione all'interno della città da un punto di vista sociale grazie al ripetersi di determinate attività e abitudini. La caratteristica della funzione può diventare lo strumento efficace per rileggere un'area su cui si deve intervenire e risulta essere particolarmente interessante se si pensa a quelle città che hanno legato ad alcune precise categorie di attività il proprio sviluppo, come nel caso particolarmente significativo di Barcellona. Nella città spagnola, infatti, i piani strategici del 1999 e del 2006 fanno della cultura un elemento chiave della coesione sociale. La progettazione o il recupero di una lunga serie di edifici finalizzati allo svolgimento di attività legate al sapere e alle arti, come biblioteche, musei o teatri, rappresenta la soluzione efficace per far sì che la cultura stessa diventi il nuovo strumento di connessione e di interazione nella Barcellona contemporanea, oggi identificata appunto come città della cultura e quindi in possesso di una sua forte identità. Dunque l'attenzione per il genius loci, l'analisi, tramite l'uso di griglie di composizione, della geometria degli spazi o delle attività in essi presenti, finalizzata all'ideazione di nuove forme e all'individuazione di quelli che possono diventare gli elementi di connessione nel contesto urbano, sono tutti strumenti fondamentali a cui affidare la riqualificazione di un'area della città priva ormai di una propria «personalità». Questa tesi di laurea nasce con l'intento di sperimentare questi principi basilari per la composizione e la riqualificazione di quegli spazi che ormai fanno parte di una realtà spesso caratterizzata solo da una mancanza di coerenza compositiva e di una coesione con il resto del centro urbano. Queste stesse caratteristiche sono quelle che ho ritrovato nel comune di Santena, in cui sono cresciuto e in cui abito tuttora. Si tratta di una cittadina distante circa 20 km da Torino, una realtà urbana che nelle sue aree perimetrali fatica sempre di più a identificarsi come una città unica, compatta e costituita da aree ben definite per composizione e destinazioni d'uso. II genius loci è molto forte nelle vicinanze del sito di progetto, in particolare in quei tratti caratterizzati da una forte identità storica, più nello specifico nel parco Cavour, vero polmone verde e secolare situato nel centro di Santena, collegato a sua volta con gli edifici del complesso cavouriano. È questo per i santenesi lo spazio verde per eccellenza, caratterizzato dal ricordo delle lunghe passeggiate domenicali e dalla manifestazioni di carattere storico che in esso si svolgono da sempre. L'area fluviale limitrofa al parco storico e su cui sono intervenuto, ha richiesto un Intervento in grado di creare un nuovo spazio all'aperto per il tempo libero, un nuovo parco con un aspetto più moderno e soprattutto ben diverso da quello che lo affianca, ancor vincolato ai secoli passati. In questo modo, proprio per antitesi, si è contribuito ad esaltare maggiormente l'identità storica del vicino parco Cavour, rispettandone quindi lo «spirito del luogo» che tale rimarrà sempre per i cittadini ad esso molto legati. II piano regolatore ha previsto di destinare al verde, all'istruzione scolastica e più in generale ai servizi gli spazi che costituiscono il sito in cui ho deciso di intervenire. Nel mio intervento sono stati ripensati come spazi per l'incontro, per il tempo libero e per l'istruzione scolastica appunto, ma tutti questi hanno una componente che li lega, è lo spazio per il verde, presente come una sottocategoria al loro interno. Nel progetto, infatti, lo si trova nei giardini pubblici limitrofi alla piazza, nella piazza stessa, all'interno del campus scolastico e nel parco fluviale, o parco golenale. Quella del verde diventa, a seconda dei casi, una destinazione d'uso a sé stante o più specifica all'interno delle altre, ma rappresenta comunque il vero elemento di connessione del progetto per quanto riguarda l'aspetto funzionale, così come la cultura nel caso di Barcellona, è un elemento di connessione che originandosi dal centro storico attraversa tutta l'area di progetto fino al campus. Da un punto di vista della composizione e della geometria, strumento con cui la funzione materializza e si diffonde nel paesaggio, come conseguenza di un attento studio delle preesistenze tramite l'uso di griglie e di suddivisioni per categorie, il progetto è affidato alla creazione di una serie di linee e di elementi puntuali, ovvero ad un sistema di percorsi e ad un sistema di piazze in miniatura, che si ripetono in tutto il sito facendo emergere nuove superfici e creando un disegno unitario in grado di collegare diverse realtà all'interno dello stesso ambito urbano. Dunque, anche la composizione, nel suo ripetersi di stili architettonici, o più in generale di immagini, all'interno del paesaggio, diventa non solo uno strumento al servizio della funzione, ma un elemento stesso di connessione legato all'estetica, un ripetersi di forme in cui le stesse attività potranno svolgersi. |
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Relatori: | Silvia Gron |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AO Progettazione G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1402 |
Capitoli: | Indice
Introduzione
1 L'area di progetto 1.1 II Comune di Santena 1.2 II sito e gli obiettivi progettuali
2 La fase preprogettuale 2.1 L'analisi dello stato di fatto 2.1.1 L'analisi categorie-componenti 2.1.2 L'analisi delle griglie
3 II progetto a scala urbana 3.1 II concept 3.2 I percorsi 3.3 Le folies 3.4 La piazza 3.5 II campus scolastico 3.5.1 I nuclei funzionali e le loro aggregazioni 3.5.1.1 La scuola materna 3.5.1.2 La scuola elementare 3.5.1.2 La scuola media 3.5.2 II progetto del campus 3.6 II centro sportivo 3.7 Il parco golenale 3.8 Gli ampliamenti del sito di intervento: le aree verdi limitrofe
4 Il progetto architettonico 4.1 La scala architettonica 4.2 La scuola materna 4.2.1 L'edificio scolastico ed il bambino 4.2.2 Il progetto della scuola materna 4.3 Le folies
Ringraziamenti
Bibliografia |
Bibliografia: | Bibliografia
Testi di carattere generale
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Normativa
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Legge 5 giugno 1950, n.148. Riforma dell'ordinamento della scuola elementare
Decreto del presidente della Repubblica 12 febbraio 1985, n. 104. Approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola primaria
Siti Internet
http://it.wikipedia.org/wiki/Mària_Montessori |
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