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Oltre le frontiere : i progetti interreg e la cooperazione dell'U.E.

Luigi De Salvo

Oltre le frontiere : i progetti interreg e la cooperazione dell'U.E.

Rel. Riccardo Bedrone. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2005

Abstract:

Nell'intraprendere una tesi di approfondimento sui meccanismi di cooperazione dell' U .E. ed in particolare sugli strumenti utilizzati per la sua attuazione, quali i progetti INTERREG, ci siamo dovuti liberare definitivamente da quel comune modo di pensare la nuova Europa, come un aggregato di stati a se stanti sottesi, tanto a salvaguardare la propria identità, quanto a sottovalutare le caratteristiche che accomunano una nazione ad un'altra. La natura stessa di INTERREG ed il quadro concettuale e normativo entro cui si è svolto ed in futuro si svolgerà il suo percorso, denunciano, già dagli albori, lo spiccato senso di compartecipazione e cooperazione tra gli Stati dell'Unione. Nell'intento dei legislatori, tale senso, avrebbe dovuto convivere con la legittima istanza legata alla tutela dei particolarismi e delle specificità localistiche. La risposta a questa rilevante e bivalente esigenza inizia a prender forma nelle sue primitive enunciazioni a partire dal 1989 con il "Vademecum" dell'atto della prima programmazione di una serie di finanziamenti, volti a valorizzare gruppi di territori appartenenti a stati differenti, ma aventi comuni problematiche da risolvere e identiche potenzialità di risorse. Si tratta dell'approvazione di progetti, denominati poi INTERREG, che aspirano alla risoluzione di questa duplice istanza richiesta da una Unione Europea forte ed effettiva (difendere i regionalismi culturali ma nel contempo abbattere le frontiere fisiche e psicologiche che dividono gli stati, in virtù di un organismo sopranazionale informato del principio di sussidiarietà). La prima e più immediata difficoltà, quando si è affrontato il tema della cooperazione tra Stati anche diversi e distanti tra loro, è stata certamente legata alla definizione di un campo d'indagine ben preciso in un contesto in cui i confini si sfumano in un discontinuo ed ineffabile territorio e la cui localizzazione sovente non è di facile identificazione. E'apparso subito evidente come, per la risoluzione del problema, fosse necessario individuare delle scale territoriali entro le quali poter, dapprima confrontare le eventuali affinità tra le diverse aree regionali, ed in seguito progettare ed attuare un programma di cooperazione ad ampio respiro, che abbracciasse un po'tutte le istanze della società e della popolazione insediata nelle regioni individuate ( dall'agricoltura all'industria, dai trasporti alla valorizzazione di risorse comuni in senso lato ). Ad una scala territoriale più o meno ampia è corrisposta una relativa partizione, che ha indirizzato la stesura dei progetti INTERREG dell 'ultima programmazione (III), in tre ambiti areali, transfrontaliero (volèe A), transregionale (volèe E), transnazionale (volèe C), per fortificare la cooperazione e dunque rendere effettiva l'unione di un Europa dai mille volti e dalle molteplici sfaccettature. All'approfondimento di tali argomentazioni è preposto questo lavoro che, pur non essendo esente da eventuali ed inevitabili semplificazioni, dovute alla vastità dell'argomento, si propone di fornire un quadro sufficientemente comprensibile ed esemplificativo delle iniziative della Comunità in ambito cooperativo, dando particolare rilevanza ai cambiamenti che ha indotto sul tessuto sociale e culturale l'iniziativa comunitaria INTERREG. Si è cercato di focalizzare l'attenzione riguardo alla sua evoluzione durante l'arco di più l di un decennio, prendendone anche in considerazione gli aspetti applicativi, un ' esperienza interessante che ci ha insegnato ad apprezzare maggiormente le risorse della nostra zona (sovente sottovalutate dai più) ed il lavoro di coloro che hanno sempre creduto nei progetti di collaborazione transfrontaliera. Ci siamo pertanto prefissati, quanto più nelle nostre possibilità, di non ridurre l'indagine ad una ricerca "archivistica" di ciò che è stato programmato ed approvato, ma di risalire alle radici ideologiche ed istituzionali che stanno alla base di un processo, coinvolgente direttamente gli interessi dell'Unione, che tocca varie corde dello "strumento" comunitario, dal diritto alla filosofia. La prima parte di questo studio è effettivamente incentrata su argomenti che stanno a monte della cooperazione e dell'Unione stessa. Nella premessa infatti, dopo una precisazione sulla nuova Europa ed i relativi appuntamenti storici che ne hanno contrassegnato il passo fino ad oggi nonché sui fondi strutturali messi a disposizione dall'Unione per favorire lo sviluppo regionale, abbiamo ritenuto doveroso fare un accenno alle problematiche ed alle contraddizioni del regionalismo, dapprima in termini generali, in seguito calandolo nella realtà europea. La seconda parte entra nei dettagli d'iINTERREG, l'iniziativa comunitaria, a favore della cooperazione transfrontaliera nell'interesse delle popolazioni locali, finalizzata ad aiutare le regioni ad affrontare comuni problemi, derivanti dall'isolamento rispetto ai grandi centri di attività economica e decisionale, piuttosto che dal decadimento delle tradizionali attività agricole ed industriali. Se ne enunciano qui le definizioni, la nascita, le caratteristiche principali, le evoluzioni della sua programmazione e le prospettive di sviluppo. La terza parte costituisce un excursus comparativo tra le tre diverse scale territoriali, con i differenti problemi connessi, mediante la descrizione e la documentazione di tre esperienze che, seppur ad un grado di maturazione più o meno avanzato, già stanno raggiungendo sul campo dei risultati, in alcuni casi anche parecchio confortanti. In particolare si parlerà, nell'ambito di INTERREG III A, dell'iniziativa comunitaria A.L.CO.TRA (Alpi Latine Cooperazione transfrontaliera), un programma che, supervisionato da tecnici e da politici, si è occupato della cooperazione transfrontaliera fra Italia e I Francia con i due programmi gemelli, ormai quasi esauritisi, Italia-Francia (Alpi) e Italia-Francia (Isole). Per quanto riguarda la sezione B di INTERREG III, cooperazione transregionale, abbiamo esaminato l' esperienza che a noi riguarda più da vicino, pur nell'estensione della sua area d'azione, il programma SPAZIO ALPINO ed abbiamo accennato all'esperienza MEDOCC (mediterraneo occidentale ), ad uno stato dei lavori ancora embrionale rispetto ai programmi precedentemente menzionati, comprendente una linea di territorio che parte dallo stretto di Gibilterra e raggiunge il Mezzogiorno e l'ltalia Insulare, passando per Barcellona Marsiglia e Genova. Infine, nell'affrontare la questione della cooperazione transnazionale, INTERREG III C, abbiamo citato il caso di con tutti i problemi annessi, dovuti ad un ulteriore aumento di scala e dunque all'acuirsi di quelle distanze territoriali nonche ideologiche tra due popoli. Dai contradditori, ma anche confortanti risultati ottenuti, passando attraverso i miglioramenti intercorsi nell'arco di tre fasi INTERREG I (1989-1993), INTERREG II (1994-1999) ed INTERREG III, si evince come gli operatori del settore (amministratori locali, comunità montane, imprenditori, funzionari pubblici, impiegati), hanno lavorato per sfruttare al meglio le occasioni di sostegno date dai fondi strutturali, stanziati dalla Commissione Europea, svolgendo un ' azione il più possibile incisiva sull ' area sociale e produttiva.

Ma per collaborare con la Commissione Europea occorre essere anche altamente competenti in materia di metodologie da applicare e soprattutto aver voglia di trovare delle intese nei confronti dei propri partners che spesso operano in contesti e con stili e tempi diversi. Si parla spesso di "integrazione comunitaria" dimenticandosi che, per raggiungere questo obiettivo, bisogna far capire al singolo individuo che diventare europei significa poter arricchire il proprio bagaglio di conoscenze senza rinunciare alle proprie tradizioni. Occorre maturare con consapevolezza collettiva l'idea che i benefici dell'integrazione andranno conquistati faticosamente, giorno per giorno, e che nessuno regalerà nulla, solamente seguendo questo percorso le Regioni riusciranno a competere proficuamente tra loro all'interno della Nuova Europa. Riteniamo infine, e non a caso ci siamo cimentati in un tale studio, che sia un occasione da non perdere anche per lo sviluppo della Regione Piemonte, che da oltre dieci anni partecipa alla programmazione e gestione dei fondi comunitari: cioè quelle sovvenzioni che -a diverso titolo -vengono predisposte concordemente da Commissione Europea, Stato e Regione per contribuire allo sviluppo economico e sociale delle aree regionali, e di cui più dettagliatamente si parlerà nella seguente premessa. INTERREG è stata formalmente lanciata alla vigilia dell ' apertura delle frontiere e del completamento del mercato interno (dicembre 1992) come Iniziativa Comunitaria "a favore della cooperazione transfrontaliera nell ' interesse delle popolazioni locali'. Sono già stati realizzati due cicli di programmazione: il primo dal 1991 al 1993, il secondo dal 1994 al 1999. Il 23 maggio 2000, con la pubblicazione da parte della Commissione europea della Comunicazione agli Stati membri che stabilisce gli orientamenti dell'iniziativa comunitaria riguardante la cooperazione transeuropea (2000/C 143/08), è stata formalmente avviata una nuova fase dell'iniziativa INTERREG, la terza, che coprirà il periodo 2000/2006. L'obiettivo enerale dell'iniziativa rimane, come per INTERREG I e INTERREG II, quello di evitare che i confini nazionali ostacolino lo sviluppo e equilibrato e l'integrazione del territorio europeo. Il primo INTERREG (1989-1993) è nato come programma (o Iniziativa Comunitaria) della CEE a favore delle zone di confine, concernente sia le zone attraversate da una frontiera interna sia quelle situate a ridosso dei confini esterni della Comunità. Fu introdotto allo scopo di accelerare l'integrazione delle aree di frontiera interna in un unico mercato e di ridurre l' isolamento delle aree di frontiera esterna. .A seguito della Comunicazione CEE 1562/3 del 30/08/1990, sono stati avviati in tutti i territori transfrontalieri della Comunità incontri fra i diversi organismi al fine di predisporre i relativi programmi operativi, poi confluiti in un unico programma presentato ufficialmente alla Comunità dai partners interessati a collaborare insieme al progetto.

Tale programma, approvato dalla CEE il 3/04/1992, prevedeva anche la creazione di una Commissione mista il cui compito si è concretizzato nella gestione dell'intera iniziativa. Facevano parte della Commissione i rappresentanti dei due Stati e dei governi degli enti locali interessati ed i rappresentanti designati dalla Commissione delle Comunità europee. Inoltre la Commissione mista è stata affiancata da un Comitato tecnico permanente (organo della stessa), e dai tre Gruppi territoriali di lavoro, -istituiti in coerenza con la suddivisione del territorio-. Dalla sua nascita ad oggi l'iniziativa è stata replicata altre due volte attraverso INTERREG II ( nel periodo 1994- 1999), e INTERREG III (per il periodo futuro 2000- 2006), anche se inizialmente non si era pensato all' eventualità di riproporre il progetto negli anni seguenti; ciò spiega come mai ci si riferisca al primo INTERREG semplicemente chiamandolo INTERREG, (anche se per praticità in questa sede userò apporgli un "I" per evidenziarne il primato). L'iniziativa INTERREG Il si articola lungo due direttrici distinte, cooperazione transfrontaliera e completamento di reti energetiche. in quanto ingloba gli interventi che rientravano precedentemente nell' ambito di INTERREG le amplia il campo operativo alla reti energetiche. Infatti da un lato ha perseguito l' obiettivo di sviluppare la cooperazione transfrontaliera e di aiutare le zone di frontiera interna ed esterna dell 'Unione Europea a risolvere gli specifici problemi determinati dalla posizione di relativo isolamento nel contesto delle economie nazionali ed in quello dell'intera Unione. Dall'altro, si è adoperata per promuovere il completamento di alcune reti di energia elettrica e del gas naturale in diverse regioni di Portogallo, Spagna, Italia e Grecia,collegandole a più estese reti europee, (nuovo obiettivo aggiunto ai quattro precedenti individuati nel primo INTERREG). Dopo aver consultato il Parlamento europeo e i Comitati dei rappresentanti degli Stati membri nel Febbraio del 2000, la Commissione europea ha adottato il 28 aprile 2000, il testo finale degli orientamenti per l'iniziativa comunitaria INTERREG III, per sviluppare processi di cooperazione transfrontaliera e interregionale, con particolare attenzione allo sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio comunitario. In conformità all'art. 20 del regolam. generale 1260/99 del Consiglio, la Commissione ha deciso di avviare, tra le altre, anche questa importante iniziativa di cooperazione. Il contributo complessivo del Fondo europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) alla nuova iniziativa sarà di 4 miliardi e 875 milioni di Euro per il periodo 2000-2006. Se INTERREG II ha permesso di acquisire una certa esperienza riguardo la cooperazione su grandi spazi transnazionali, -anche con la partecipazione delle autorità locali, regionali e nazionali- con lo scopo di raggiungere un più alto grado di integrazione territoriale di queste zone, la sfida principale per la nuova ( e ultima) fase di INTERREG sarà quella di basarsi sulle esperienze positive di vera cooperazione nel quadro di programmi attuali e sviluppare progressivamente strutture per tale cooperazione all'interno dell 'UE e coi Paesi vicini. Il fine della nuova Iniziativa "Cooperazione transeuropea per uno sviluppo equilibrato" è quello di promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale ed interregionale e lo sviluppo equilibrato del territorio europeo. Di conseguenza l'intervento mirato sulle frontiere e sulle zone frontali ere interne ed esterne è al cuore dell'iniziativa. Nella prospettiva dell' allargamento ai paesi dell 'Est, sembra appropriato accordare una importanza maggiore alle zone che oggi rappresentano le frontiere esterne dell'Unione. Ciò non esclude le frontiere interne, ma implica piuttosto di concentrare le priorità sui "colli di bottiglia" che le riguardano. Un'attenzione particolare deve essere ugualmente data alle regioni ultraperiferiche ed insulari, così come alla cooperazione interurbana.

Relatori: Riccardo Bedrone
Tipo di pubblicazione: A stampa
Parole chiave: Protetto
Soggetti: A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/139
Capitoli:

RINGRAZIAMENTI

1. INTRODUZIONE

2. PREMESSA

2.1 LE GRANDI FASI STORICHE DELL' U.E. -CRONOLOGIA

2.2 I FONDI STRUTTURALI ED I PRINCIPI ISPlRATORI

2.3 REGIONALISMO EUROPEO: PROBLEMATICHE E CONTRADDIZIONI

3. DEFINIZIONE DI INTERREG

3.1 INTERREG : UN'INIZIATIVA COMUNITARIA

3.2 DA INTERREG I AD OGGI

3.3 I TRE INTERREG: EVOLUZIONE DEI PROGETTI

3.3.1 INTERREG I (1989- 1993): origine e.finalità

3.3.2 Assi prioritari e misure d'intervento

3.3.3 INTERREGII (1994 -1999): l'evoluzione

3.3.4 Le iniziative comunitarie 1994- 1999

3.3.5 INTERREG III (2000- 2006): il meccanismo si perfeziona

3.3.6 Inuovi obiettivi dell'iniziativa

4. CARATTERISTICHE PRINCIPALI

4.1 I SOGGETTI INTERESSATI

4.1.1 Portatori di interessi

4.1.2 Bene.ficiari .finali

4.2 COLLABORAZIONI ED ORGANISMI DI COOPERAZIONE

4.2.1 Punti diforza e di debolezza

4.3 LE PROCEDURE DI ATTUAZIONE: " A BANDO" ED A "REGIA PUBBLICA

5. LE SCALE D'INTERVENTO DI INTERREG III ( VOLEE A-B-C )

5.1 LA COOPERAZIONE TRANSFRONT ALIERA (VOLÈE A)

5.1.1 Riflessioni di base e fondamenti giuridici e legislativi

5.1.2 Elenco dei Progetti (Volèè A) proposti ed approvati

5.2 LA COOPERAZIONE TRANSREGIONALE (VOLÈE B)

5.2.1 Le nuove regioni europee

5.2.2 Suddivisioni e delimitazioni territoriali

5.2.3 Elenco dei Progetti (Volèe B)proposti ed approvati

5.3 LA COOPERAZIONE TRANSNAZIONALE (VOLÈE C)

5.3.1 I Progetti ad ampia scala: difficoltà e necessità 5.3.2 Suddivisioni territoriali

5.3.3 Elenco dei Progetti (Volèe C) proposti ed approvati

6. ATTUAZIONE DI INTERREG III (VOLEE A-B-C)

6.1 VOLEE A. L'INTERREG ITALO-FRANCESE E L'INIZIATIVA AL.CO. TRA.

6.1.1 Caratteristiche spaziali

6.1.2 La transnazionalità

6.2. IL PRIMO INTERREG ITALO-FRANCESE

6.2.1 Programmazione e sviluppo territoriale

6.3. IL SECONDO INTERREG IT ALIA-FRANCIA (ALPI)

6.3.1 Articolazione del territorio in zone

6.3.2 Autorità responsabili e struttura di cooperazione

6.4. INTERREG III ITALIA-FRANCIA

6.4.1 Gli ambiti di cooperazione

6.4.2 Il quadro istituzionale:i differenti contesti di Italia e Francia

6.4.3 Inquadramento del programma AL. CO. TRA

6.4.4 AL. CO. TRA nel quadro della cooperazione italo-francese

6.4.5 Temi della cooperazione bilaterale italo-francese

6.4.6 Gli obiettivi

6.4.7 Strutture di cooperazione per l'attuazione del programma

6.4.8 Dotazione finanziaria

6.5. LA CONFERENZA " AL TE V ALLI"

6.5.1. Funzione

6.5.2. Il protocollo di cooperazione

6.5.3. Gli ambiti e le modalità di cooperazione

6.6 LE PROBLEMATICHE DELLA GESTIONE COMUNE DEI PROGETTI

6.6.1 Le soluzioni gestionali adottate dai beneficiari

6.6.2. Indicazioni per il progetto

6.6.3 Conclusioni

6.7 ASPETTI DA APPROFONDIRE EMERSI NEL CORSO DELLAVALUTAZIONEINTERMEDIA

6. 7.1 La promozione degli elementi d'integrazione presenti nel progetto

6. 7.2 La mobilitazione di risorse private, umane e finanziarie del territorio da parte del programma

6.8 LE OPPORTUNITA' DI ANTICIPAZIONE DEL NUOVO APPROCCIO ALLA COOPERAZIONE

6.9 VOLEE H. LE ESPERIENZE TRANSREGIONALI: SPAZIO ALPINO E CENNI SUL MEDOCC

6.9.1 Introduzione

6.9.2 INTERREG III B

6.10 IL PROGRAMMA SPAZIO ALPINO NEI DETTAGLI

6.10.1 Le tappe del programma

6.10.7 Area geografica interessata

6.10.3 Obiettivi e strategie

6.10.4 Assi e misure

6.10.5 Dotazione finanziaria del programma

6.10.6 Gestione del programma

6.10.7 Procedure di controllo e di gestione

6.10.8 Piano d'informazione e pubblicità

6.11 I PROGETTI: INDICAZIONI UTILI

6.11.1 Documentazione da produrre

6.11.2 Modalità di presentazione

6.11.3 Procedure di selezione

6.11.4 Il partenariato : il Capofila ed i P artner

6.11.5 Procedure in fase di implementazione

6.11.6 Criteri di selezione

6.11. 7 Beneficiari finali

6.11.8 Eligibilità delle spese

6.11.9 Altre informazioni

6.11.10 Schede di misura: uno schema riassuntivo

6.12 VOLEE C. LE QUATTRO PARTIZIONI: ZONE NORD, SUD, OVEST, EST

6.12.1 La zona nord

6.12.2 La zona sud

6.12.3 La zona est

6.12.4 La zona ovest

7. PROSPETTIVE DI SVILUPPO

7.1 LA NUOVA DIMENSIONE DELLA COESIONE TERRITORIALE

7.1.1 Le lezioni apprese dall'esperienza INTERREG

7.2 LA GESTIONE COMUNE DEI PROGETTI: NUOVE PROPOSTE

7.2.1 Le Euroregioni

7.2.2 Il Distretto Europeo

ALLEGATI

BIBLIOGRAFIA

SITOGRAFIA

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