polito.it
Politecnico di Torino (logo)

La Spina 4 di Torino: un progetto urbano e morfologico per una area in trasformazione

Alessandra Carnero

La Spina 4 di Torino: un progetto urbano e morfologico per una area in trasformazione.

Rel. Antonio De Rossi, Chiara Lucchini. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2008

Abstract:

Il presente lavoro di tesi si propone di presentare una risistemazione urbanistica ed architettonica per l'area Torinese conosciuta negli ultimi anni, con il nome di Spina 4.

L'area in questione fa parte delle cosiddette spine, aree torinesi affacciate lungo l'ambito della spina centrale, per le quali ha preso il via negli ultimi anni una massiccia operazionedi riqualificazione urbana.

La Spina 4 è l'ultima delle aree coinvolte dal passaggio del fascio infrastnitturale relativo al passante ferroviario ed è per questo attualmente la più arretrata rispetto ai lavori di trasformazione che interessano già da tempo le altre aree.

Lo scopo del progetto che vado a presentare è quello di immaginare uno scenario urbano unitario, coerente alla trasformazione in corso, per un'area che attualmente verte in condizioni di grande disorganizzazione.

Nel maggio del 2007, periodo in cui sono iniziate le prime ricerche relative alla tesi, l'area in esame era appena stata occupata dal cantiere della nuova stazione Torino-Rebaudengo e stava vedendo crescere i nuovi complessi residenziali lungo via Cigna; intanto avanzava lo scavo del tunnel ferroviario e cambiava la morfologia del parco Sempione.

Non esisteva tuttavia un progetto di riqualificazione a scala vasta che tenesse insieme tutti questi interventi, o meglio esistevano una serie di proposte, di studi e di decisioni ancora in itìnerae che tentavano appunto di restituire uno scenario complessivo circa le sorti dell'area.

Queste, pur essendo già abbastanza delineate, attendevano alcune decisioni importanti come la conferma del tracciato della nuova linea 2 della metro, il cui passaggio interesserà l'area già dai prossimi anni, oppure la scelta finale riguardo all'allacciamento della linea

Torino-Ceres alla futura fermata di Torino-Rebaudengo, con il conseguente scavo di un tunnel ferroviario sotto l'asse di Corso Grosseto.

Il lavoro di tesi è dunque iniziato da alcune ricerche preliminari circa lo stato di fatto

dell'area e dal recupero di informazioni aggiornate sulle alle trasformazioni in corso d'opera.

La maggiore difficoltà incontrata è stata quella di reperire dati attendibili, e soprattutto aggiornati, al fine di ricostruire un quadro realistico e futuribile delle cosiddette 'progettualità' presenti su Spina 4. Col termine progettualità si fa riferimento anche quegli interventi non ancora avviati al momento della ricerca, un esempio per tutti potrebbe essere la realizzazione di un'infrastruttura come il viale di Spina, che farà da copertura al tunnel del passante ferroviario e che stravolgerà inevitabilmente non solo l'aspetto ma anche le dinamiche insediative dell'area nei prossimi anni.

Oltre alla presa di coscienza di una serie di interventi futuri è stato necessario capire le strategie e le politiche del cambiamento che la città di Torino sta affrontando nel corso di questi anni, in modo da intervenire con un progetto conforme alla direzione di questo

cambiamento.

Alcune di queste strategie si traducono in vere e proprie progettualità come ad esempio l'intenzione, già manifesta nel prg del 1995, di insediare su Spina 4 un nuovo polo terziario allo scopo di alleggerire il traffico verso il centro e di portare le funzioni direzionali fuori dalla città in modo da incrementare il mix sociale delle nuove aree lungo la spina. Oppure

il ruolo diporta urbana che Spina 4 ricoprirà nei prossimi anni, poiché sarà la prima area della 'città costruita' che si incontrerà arrivando in Torino da nord, il primo di un sistema di ambiti urbani che affacciano sul grande viale che taglierà la città da nord a sud. E poi la previsione di allacciamento della spina alla bretella della tangenziale nord, e alla strada per l'aeroporto dei Caselle, attraverso una nuova grande rotonda su Corso Grosseto;

oppure il massiccio recupero delle aree occupate dagli impianti industriali dismessi che su Spina 4 si traduce con il Priu per l'area delle ex acciaierie Valprato e col restauro dei Docks Dora.

Un primo passo del lavoro di ricerca è dunque stato quello di guardare l'area in un contesto molto allargato tenendo conto della molteplicità di istanze presenti, mentre in una fase successiva è stato svolto un lavoro di analisi allo scopo di comprendere meglio le logiche insediative e lo sviluppo del tessuto urbano. Questa analisi si è dimostrata un valido supporto per dare il via alle prime mosse del ridisegno dell'area, poiché ha portato alla luce diversi temi progettuali su cui lavorare.

Tra questi temi vi è la frattura tra gli ambiti ad est e ad ovest della ferrovia, l'isolamento dei singoli interventi che si trovano ad occupare i grandi vuoti intorno ai binari e infine la mancanza di una organizzazione degli spazi aperti. In tutto questo sono emerse anche alcune anomalie nella trama viaria, come quella rappresentata dalla via Fossata precedente all'industrializzazione della città, da tenere in conto nella ricucitura del tessuto urbano.

Le operazioni sinora descritte fanno parte di una prima fase del lavoro di tesi volta per lo più alla conoscenza dell'area e, più in generale, delle trasformazioni in corso nella città di Torino. Si è trattato di una fase più analitica che critica che è servita a far luce sugli strumenti e sui vincoli a disposizione, oltre che a definire i principali obbiettivi da perseguire nel progetto.

La grande frammentazione di Spina 4 è imputabile alla mancanza di un unico strumento posto a governare i singoli interventi, convivono così su di essa una molteplicità di geometrie urbane, funzioni, tipologie architettoniche spesso in contrasto tra loro, questo perché come già detto non esiste un disegno urbanistico unitario e coerente per tutta l'area. Il mio lavoro è stato quello di operare una ricucitura del tessuto urbano e al contempo di proporre un programma morfologico che definisse le caratteristiche principali nell'intero intervento.

Trattandosi di un lavoro di tesi, non soggetto quindi a vincoli reali, è stato possibile rimettere in discussione alcune decisioni già prese e ridefinirle in modo più coerente rispetto ad uno schema urbano generale. Un esempio per tutti è stata la riprogettazione della stazione Rebaudengo, il cui reale progetto, ad opera della società RFI, è attualmente in cantiere; o la ridefinizione di un tratto del viale di Spina, quello compreso tra le future rotonde di via Fossata e corso Grosseto, la cui realizzazione non ha ancora avuto inizio.

L'esito finale di questa ricerca di coesione è uno schema urbano unitario che ridisegna gran parte degli spazi vuoti di Spina 4 concentrandosi sulla ridefinizione del parco Sempione, il quale diventa il filtro d'ingresso alla città costruita. Lo schema lavora molto sulle giaciture viarie esistenti, servendosene per ridefinire non solo la maglia del costruito ma anche quella degli spazi aperti. Questi hanno una grande importanza nel disegno urbanistico generale e sono messi in relazione tra loro attraverso un sistema di percorsi che da modo a chi lo utilizza di penetrare in tutte gli ambienti urbani presenti su Spina 4. Lo schema prevede la realizzazione di alcuni isolati a corte per completare e ridefinire le maglie esistenti lungo la via Fossata e propone un fronte urbano di edifici sul parco per rimarcare l'ingresso alla città costruita. Una volta percorso il tratto della spina che corre sopra al parco urbano ci si trova davanti a questo fronte continuo che si apre con due edifici a torre nel punto in cui il viale ritorna alla quota della città. Sotto di esso, proprio in

questo punto, si apre un vuoto che accoglie i binari della stazione Rebaudengo, i cui volumi di servizio passano sotto la spina al livello della città e del parco.

La definizione di questo schema passa attraverso ad una lunga ricerca sulle forme della città, e ad una serie di ipotesi poi abbandonate perché non in grado di soddisfare contemporaneamente tutte le esigenze dell'area.

La complessità degli obbiettivi in gioco mi ha portata ad interrogarmi circa la reale efficacia del solo schema urbano per soddisfare tutti i punti del programma. Così si è sviluppata parallelamente al ridisegno delle trame e degli spazi anche una riflessione di natura morfologica sugli edifici, poiché l'idea di fondo del progetto è sempre stata quella perseguire una dimensione urbana del'architettura. Con questo non si intende soltanto la ricerca di un'armonia tra architettura e contesto urbano ma piuttosto una integrazione tra i due livelli. Per questo nella definizione generale del progetto si è sempre portata avanti una ricerca sulle forme e sulle tipologie che meglio si prestassero a comunicare la filosofia dell'intervento.

Quest'ultima può essere riassunta come la volontà di creare un sistema urbano definito e riconoscibile, dove la presenza di progettualità e scale architettoniche differenti diventasse una risorsa e non un impoverimento, dove la morfologia dello spazio pubblico fosse chiara e trasmettesse un senso di famigliarità piuttosto che di smarrimento come fa ora. Ma non solo, dove le diverse velocità, pensiamo al viale di spina e ai percorsi pedonali delle aree verdi, non si trovassero in conflitto, e soprattutto dove l'architettura non si riducesse ad una facciata applicata a dei volumi, ma diventasse lei stessa la città.

Quest'ultimo obbiettivo è quello che ha portato ad approfondire alcune parti dello schema urbano a scala architettonica: il parco urbano, la cui connotazione morfologica non può prescindere da un'indicazione circa il trattamento delle aree verdi, e il fronte costruito che affaccia su di esso, nodo delicatissimo del progetto.

Quest'ultimo in particolare è stato portato ad un livello di dettaglio che permettesse di capirne il funzionamento, il rapporto con la città e naturalmente la sua composizione e il suo aspetto, in modo da caratterizzare l'intero intervento anche a livello percettivo.

Sebbene il progetto che vado a presentare sia stato portato avanti nell'ambito di un lavoro

di tesi e muovesse da alcuni presupposti chiaramente non verosimili si è rivelato utile per

riflettere su un diverso modo di progettare la città.

Il progetto in esame si pone come una prefigurazione non solo urbanistica ma anche morfologica e percettiva di un ambito di città in trasformazione, cercando di dare una risposta complessa a tutti i livelli di esigenza di quell'ambito.

Certo nella realtà è escluso che una proposta come quella in esame possa trovare impiego, sia perché un operazione non può essere gestita da un solo pianificatore sia perché il livello di definizione architettonico è troppo alto per il tipo di strumento. Tuttavia ciò che dovrebbe passare sono i suoi caratteri essenziali, il tentativo di mettere in relazione le diverse scale edilizie e la complessità dei saperi che porta con sé.

Ci troviamo in un momento in cui il solo sapere urbanistico non basta a dare delle risposte ai problemi della città, ed è attraverso l'incontro delle diverse discipline che si ottengono le soluzioni più * complete ed interessanti. Ecco perché ritengo opportuno l'impiego di strumenti urbanistici più complessi, che si spingano oltre la pianificazione a grande scala per avvicinarsi di più all'architettura della città per definirne il carattere e ciò che esso vuole comunicare.

Tentativi di introdurre strumenti del genere nel processo di pianificazione urbana sono stati portati avanti già negli anni ottanta e novanta a Torino attraverso i cosiddetti quaderni di piano che accompagnavano o precedevano la redazione dello strumento urbanistico principale.

Questa raccolta di progetti per la città cercava di fornire indicazioni non solo quantitative ma anche morfologiche ed architettoniche circa il trattamento dei comparti urbani soggetti

a trasformazione.

Sebbene negli ultimi anni molti di questi progetti siano stati abbandonati e siano stati portati avanti interventi difformi da quelli originariamente proposti, occorre a mio avviso recuperare questo tipo di studi e renderli parte cogente della pianificazione della città.

Il progetto che vado a presentare tenta di collocarsi in questo filone di progetti per la città che tentano di tenere unite le diverse scale della progettazione urbana.

Relatori: Antonio De Rossi, Chiara Lucchini
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: U Urbanistica > UK Pianificazione urbana
A Architettura > AO Progettazione
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione)
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1265
Capitoli:

Indice

Torino, il Passante, le Spine pag. 1

L'area urbana di Spina 4 pag. 3

L'analisi del tessuto urbano di Spina^ pag. 4

Progetti e piani per Spina nel tempo pag. 7

Le progettualità presenti sull'area di Spina L pag. 11

Un progetto per la riqualificazione urbana di Spina A. pag. 13

Le prime ipotesi sullo schema urbanistico pag. 13

Lo schema urbanistico definitivo pag. 16

Tre zoom sul progetto urbano pag. 20

La progettazione di alcuni punti dello schema urbanistico pag. 21

Il progetto del parco urbano pag. 22

Il progetto della stazione pag. 25

D progetto architettonico degli edifìci e degli spazi aperti pag. 29

Gli edifici residenziali pag. 31

Le torri per uffici pag. 35

Bibliografia:

Testi

Augusto Cavallari Murat, Forma urbana ed architettura nella Torino barocca : dalle premesse classiche alle conclusioni neoclassiche, UTET, Torino 1968.

Vera Comoli Mandracci, Torino, La Terza, Roma, Bari 2006.

Giancarlo Consonni, Addomesticare la città, Tranchida, Milano 1994.

Antonio De Rossi, Giovanni Durbiano, Torino 1980-2011. La trasformazione e le sue immagini, Umberto Allemandi & C, Torino 2007.

Gregotti Associati, Progetti per il PRG, Città di Torino-Assessorato all' assetto urbano, Torino 1994.

Giovanni Maria Lupo, a cura di , Cartografia di Torino: 1572-1954, Stamperia Artistica Nazionale, Torino 1989.

Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida ali 'architettura moderna di Torino, Celid, Torino 2005.

Aldo Rossi, Autobiografia scientifica, Pratiche Editrice, Milano 1999.

Aldo Rossi, L'architettura della città, Città Studi, Milano 1995.

Annibale Sicurella, Progettare il verde : tecniche e soluzioni, Sistemi editoriali, Napoli 2003.

Agata Spaziante, Angelica Ciocchetti, a cura di, L'intervento La riconversione delle aree dismessela valutazione, i risultati, Franco Angeli, Milano 2006.

Enrico Maria Tacchi, Dentro le Isole Verdi, Una ricerca sociologica sui parchi urbani, Franco Angeli Libri, Milano 1990.

Articoli

Augusto Cagnardi,Torino sulla spina, Abitare n. 460, pp. 265-269, Aprile 2006.

Francesca Neonato, Nuove trame per la città, Acer n.26, Gennaio 2005.

Siti Internet

http : //www. sky scrapercity. com/showthread. php?p=12213319

http://www.torino-internazionale.org

http://www.europaconcorsi.com/db/pub/print.php?id=9860

www.europaconcorsi.com/db/pub/scheda. php?id= 10003

http://www.comune.torino.it/infogio/rivista/archivio/02_98/a982p06.htm

www.to.archiworld.it/editoria/davico/realizzazioni.html

www.comune.torino.it

http://maps.live.com/

Modifica (riservato agli operatori) Modifica (riservato agli operatori)