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Gli edifici per l'istruzione popolare a Torino tra Otto e Novecento

Emanuele Morrea

Gli edifici per l'istruzione popolare a Torino tra Otto e Novecento.

Rel. Costanza Roggero Bardelli, Annalisa Dameri. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2003

Abstract:

L'esigenza dell'istruzione di massa si teorizza nel secolo dell'Illuminismo, ma si realizza concretamente solo nell'800. Nella prima metà del secolo l'Italia politica non esiste ancora ed ogni stato provvede in modo autonomo all'istruzione. Insieme ai territori sotto il controllo austriaco, la regione italiana che si preoccupa di organizzare l'istruzione popolare con maggior profitto è il Piemonte; del 1848 è la legge Boncompagni, che introduce la gratuità dell'insegnamento elementare, seguita dalla legge sull'istruzione obbligatoria del 1859, nota come legge Casati, che nasce piemontese ma è estesa a tutto il Regno, e per questo inadatta al resto del paese arretrato, e dalla legge Coppino del 1877, vera rampa di lancio per l'istruzione di massa in tutta Italia, che resta in vigore fino alla legge Orlandi del 1904. La statalizzazione dell'istruzione elementare avviene solo nel 1911, eccetto per i capoluoghi che vogliono continuare la gestione. I piccoli comuni non riescono ad offrire molto. Torino è in grande vantaggio sul resto d'Italia, essendo capitale del Regno; ma la svolta, paradossalmente, si ha quando perde quel ruolo e decide di puntare sull'industria: per invogliare le fabbriche ad installarsi in città, occorre una manodopera specializzata, ma per formare queste maestranze nelle scuole professionali, occorre che sappiano almeno leggere, scrivere e far di conto. Da qui lo stimolo a provvedere all'istruzione popolare non per allevare letterati, ma bravi operai e lavoratori. Dopo l'unità, inoltre, istruire i cittadini è obbligatorio se si vuole modernizzare il paese. Le percentuali di analfabetismo sono incredibilmente elevate: nel 1871 gli analfabeti sono il 68,77 %, nel 1881 il 61,94 %, nel 1901 il 48,49 %. Ma c'è una differenza tra i capoluoghi e le province. Per quanto riguarda il Piemonte, la percentuale di analfabeti nel 1871 è già al di sotto del 50 % e nel 1901 scende al di sotto del 25 %.

Inizialmente le scuole sono ospitate in locali presi in affitto, sparsi per i borghi della città, o in alcuni palazzi pubblici poco adatti. In seguito, con l'aumento vertiginoso delle iscrizioni, le spese per gli affitti diventano insostenibili e trovare locali adatti in centro città diventa sempre più difficile. L'impegno del comune a partire dal 1870 è quello di fornirsi di locali propri. Si studiano le soluzioni adottate dai paesi europei più avanzati: Belgio, Francia, Germania, Inghilterra e Svizzera.

Il modello urbano che si sceglie è quello dell'edificio di tre piani fiori terra, capace di contenere un migliaio di scolari, il più conveniente dal punto di vista economico. Quello suburbano, ovvero fuori della cinta daziaria, è molto più semplice: di solito è una casetta di due piani con alloggi per custode e insegnanti al piano superiore. Un punto da sottolineare è che le scuole elementari dell'800 sono i primi edifici a nascere ed essere pensati fin dall'origine per essere scuole; prima dell'istituzione delle scuole popolari esistono solo le scuole materne, ospitate solitamente in locali di enti religiosi adattati a scuole, e i licei e le università, di solito ospitati in palazzi di rappresentanza; quindi edifici non progettati per essere scuole. Addirittura si usano indifferentemente i termini scuola o aula per definire l'ambiente in cui si tiene lezione, da cui l'uso di chiamare scuole elementari, al plurale, anche il singolo edificio.

La scuola in Borgonuovo di fronte all'aiuola Balbo, l'attuale Niccolò Tommaseo, diventa il modello da seguire. È da sottolineare che, tranne in alcuni casi di scuole suburbane, non si realizzano mai due edifici in fotocopia: quello che non cambia è solo la tipologia dell'edificio in linea, con pianta a L o a C. Dopo questa realizzazione, il municipio si dota di strumenti in grado di indicare le esigenze e gli obiettivi da perseguire, per non lasciare nulla al caso. Inizia con il Censimento sull'istruzione pubblica nel 1877, che fornisce un quadro preciso della situazione, redige il Regolamento delle scuole municipali nello stesso anno e le Norme per la costruzione e l 'arredamento degli edifici nel 1879. La Commissione d'istruzione si occupa di controllare che tutto vada bene nell'organizzazione didattica.

Dettate le regole e con l'istituzione della Cassa depositi e prestiti da parte del governo, il municipio può accendere mutui per la costruzione di edifici pubblici, lanciandosi in una massiccia campagna di costruzione: nel solo 1884 si decide la costruzione di ben cinque scuole urbane e sette suburbane, più la ristrutturazione di altre. La somma richiesta dal comune è talmente elevata, circa 3.256.254 lire, che il governo è costretto a mettere un limite a 671.000 lire, perché altrimenti non vi sarebbero fondi per gli altri comuni. L'obiettivo è di togliere gli scolari dalla case in affitto, troppo costose e soprattutto non rispondenti ai nuovi standard stabiliti dallo stesso comune. Il municipio opera uno sforzo immane: si passa dai 1.500 allievi del 1849, ai 13.386 del 1877, fino ai 23.953 del 1898. Le classi passano dalle 295 del 1876, di cui 119 di proprietà, alle 535 di vent'anni dopo, gli edifici di proprietà da 15 nel 1878 a 32 nel 1899. Ma anche in altre parti d'Italia si realizzano edifici scolastici notevoli. Gli ultimi vent'anni del secolo sono condizionati dalla ricerca ossessiva dell'igiene, per garantire la salute dei bambini; sono compilate le Istruzioni tecnico-igieniche nel 1888.

I progettisti sono gli ingegneri dell'Ufficio d'arte, poi tecnico, Edoardo Pecco, Tomaso Prinetti e Carlo Velasco. Conclude il secolo l'eredità dell'assessore Giacinto Pacchiotti, medico chirurgo e igienista, che finanzia un concorso per la realizzazione di una scuola modello, aperto a tutti tranne che agli ingegneri del comune di Torino, con i quali ha sempre polemizzato per il loro modo di progettare. Alla fine, beffardamente, l'edificio non è realizzato dal vincitore del concorso, ma dall'Ufficio tecnico.

Una prima ricerca si è concentrata sulla raccolta dei progetti per le scuole municipali conservate nell'Archivio Storico della Città di Torino (ASCT); sono presenti molti progetti ben conservati che è stato possibile visionare, schedare e fotografare. La fase successiva èstata quella di cercare, tra le raccolte degli Atti comunali dell'epoca dell'ASCT, le delibere delle giunte, i dibattiti tra i consiglieri, le loro diverse opinioni, le motivazioni che hanno portato a determinate scelte. Oltre a questo, l'immergersi nei discorsi, a volte avvincenti e quasi mai noiosi, di uomini vissuti più di un secolo fa, è stato d'aiuto per entrare nell'argomento della tesi. Si segnalano le figure dei vari assessori all'istruzione che tanto si sono battuti negli anni per il miglioramento dell'istruzione e della società torinese, in particolare: Pietro Baricco, Ernesto Ricardi di Netro e Nicomede Bianchi, oltre al sindaco Felice Rignon e a Giacinto Pacchiotti. Non è un caso se questi illustri personaggi, tranne Bianchi, hanno una scuola elementare intitolata al proprio nome. Caso curioso, se si pensa che Bianchi è un acceso sostenitore dell'utilità di intitolare le scuole agli uomini che hanno contribuito attivamente allo sviluppo dell'istruzione.

I testi consultati sono serviti per inquadrare il periodo storico, per reperire informazioni sulla storia dell'istruzione e su quello che succede e si costruisce al di fliori di Torino, soprattutto sul testo di Mario Daprà, La fondazione dell 'edilizia scolastica in Italia. Contributo per un 'analisi storica.

Molti degli edifici sono ancora in ottimo stato e, a dimostrazione della validità della filosofia con cui sono stati ideati, svolgono oggi la funzione per cui sono nati più di un secolo fa: quella di ospitare una scuola.

Relatori: Costanza Roggero Bardelli, Annalisa Dameri
Tipo di pubblicazione: A stampa
Parole chiave: Istruzione elementare
Soggetti: A Architettura > AS Storia dell'Architettura
A Architettura > AL Edifici e attrezzature per l'istruzione, la ricerca scientifica, l'informazione
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/125
Capitoli:

INTRODUZIONE

BREVE STORIA DELL' ISTRUZIONE PRIMARIA IN TORINO, PRIMA DELLA LEGGE CASATI.

LA SITUAZIONE DELL'ISTRUZIONE POPOLARE NEL RESTO D'ITALIA PRIMA DELLA LEGGE CASATI.

SITUAZIONE DELL'EDILIZIA SCOLASTICA A TORINO NEL PERIODO DELLE LEGGE CASATI E INIZIATIVE DEL MUNICIPIO.

MIGLIORAMENTI DEI LOCALI SCOLASTICI.

RICERCA DI UN MODELLO: LE SCUOLE

BORGONUOVO.

MONCENISIO, MONVISO E

L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI PARIGI.

LE NORME PER LA COSTRUZIONE DEGLI EDIFICI E IL CASO DELLA SCUOLA

SAN SECONDO FELICE RIGNON

LEGGE COPPINO (1877): GRANDE IMPULSO PER LA COSTRUZIONE DI NUOVI EDIFICI. DISCUSSIONI IN CONSIGLIO COMUNALE

ALTRE REALIZZAZIONI A TORINO E NEL RESTO D'ITALIA

EVOLUZIONE NELLA COSTRUZIONE DELLE SCUOLE. INFLUENZA DATA DAI

PRINCIPI IGIENISTI: ISTRUZIONI TECNICO - IGIENICHE DEL 1888. LA SCUOLA

MODELLO G. PACCHIOTTI: CHIUSURA DI UN SECOLO.

CONCLUSIONI.

REGESTO.

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