Maurizio Ivan Magrassi
Mobilita fisica nella città virtuale: aspetti sociologici e problemi aperti.
Rel. Elisabetta Forni. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2008
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Abstract: |
Lo scempio del paesaggio a cui assistiamo in Italia e dovuto anche alla complessità e confusione delle nostre leggi; infatti l'intrico di norme e competenze non chiarisce se "territorio", "ambiente" e "paesaggio", ambiti regolati da diverse normative e sotto diverse responsabilità, siano tre cose od una sola. II paesaggio , e dove noi uomini viviamo, ed e imprescindibile dal modo in cui noi 10 viviamo e percepiamo. Ogni paesaggio, infatti, e il frutto di un incontro tra uomo e natura, tra la cultura di una comunità e le fattezze fisiche di un territorio. L'osservazione di un paesaggio ci permette di comprendere I'evoluzione storica di questo rapporto, non privo di tensioni e contrasti che tende, comunque, al difficile raggiungimento di un equilibrio. Costituisce, allo stesso tempo, un prodotto complesso ed unitario: componenti naturali ed antropiche si congiungono dando vita ad un insieme organico, ricco di significati e di spessore storico. La varietà dei paesaggi presenti sui nostro pianeta e un bene di incalcolabile valore per i singoli e per le comunità. Ogni individuo, infatti, riscopre nel territorio le proprie radici, la propria identità, in quanto il paesaggio. pur soggetto a continue trasformazioni, conserva sempre le tracce delle organizzazioni passate. Questo rapporto sta cambiando: i mutamenti che si stanno verificando attualmente sono cosi radicali da costituire un rischio per questo legame tra luogo e comunità. La globalizzazione culturale, intesa come omologazione dei comportamenti, dei modelli di vita, dei consumi e la globalizzazione economica, che considera il mondo come un unico mercato a cui applicare strategie comuni, semplificano il paesaggio, schematizzandolo e compromettendo irreversibilmente fa comprensione dei segni passati. II paesaggio dovrebbe essere il riflesso di un "pensiero unico", un pensiero che si modella sulla cultura locale. La globalizzazione ha messo in mota un processo di cambiamento su vasta scala che coinvolge tutti. Grazie alle nuove tecnologie, sostenute da politiche più aperte, il mondo non e mai state cosi interconnesso. Questo riguarda non solo la crescente interdipendenza nelle relazioni economiche ma anche II'interazione socia le e politica tra organizzazioni ed individui del mondo intero. II potenziale e immenso. Questa crescente "interconnettività" fra gli abitanti di tutto il mondo ci fa prendere coscienza del fatto che tutti noi siamo parte della stessa comunità globale. Questo nuovo senso di interdipendenza. di appartenenza a valori universali condivisi e questa solidarietà di tutti i popoli della terra pu6 essere incanalata verso la costruzione di una governance mondiale illuminata e democratica, nell'interesse di tutti, e volta, quindi, all'eliminazione delle disparita globali che, oltre ad essere moralmente inaccettabili sono anche politicamente insostenibili. La globalizzazione non deve essere sviluppata basandosi su un sogno utopistico, quanto piuttosto avviare una serie di cambiamenti coordinati; il primo passo e di instaurare, su base molto ampia, un dialogo tra attori locali e globali; guardare la foresta ma senza perdere di vista I'albero. Questo dialogo dovrebbe nascere obbligatoriamente in città, palcoscenico principe della storia recente dell'uomo. Infatti e nelle città che si pu6 notare uno dei difetti maggiori della globalizzazione: la perdita di riconoscibilità del "paesaggio" e, conseguentemente, della percezione dell'intorno, lascia un habitat malleabile e sconosciuto. II paesaggio nel XX secolo ha, infatti, subito innumerevoli e rapide trasformazioni che ne hanno profondamente alterato la struttura e le caratteristiche. Infrastrutture e industrie provocano un forte impatto sui paesaggio, ne modificano non solo la fisionomia ma anche la struttura sociale, I'economia, la qualità ambientale. L' industria che, secondo autorevoli economisti, rappresenta il punto di forza della nostra "economia di trasformazione", si oggettivizza nei contesti territoriali e attraverso la localizzazione diffusa di capannoni e prefabbricati, fa città si diffonde e cancella iI paesaggio rurale. E' sempre più difficile analizzare il paesaggio adottando come chiave di lettura i principi di razionalità, ordine ed univocità del rapporto tra disegno e significato. La dimensione temporale del cambiamento tende sempre più a restringersi: dai tempi lunghi della natura e brevi della storia si e passati a quelli sempre più ristretti dell'economia. La velocità delle trasformazioni, la varietà degli input provenienti sia dall'esterno che dall'interno rende difficile il processo i: la sedimentazione degli attuali valori e complessificata tal punta il paesaggio da rendere necessarie nuove chiavi di lettura; ma queste chiavi di letture sembrano sfuggire ai forgiatori della nuova città,che anziché disegnare una struttura armonica delle spazio creare principalmente non luoghi: spazi che hanno la prerogativa di essere omologati, privi di identità e specificità culturale, basati su mode standardizzati e scadenti; per belings questi non luoghi sono la tipica espressione dell'era della globalizzazione. Questo "errore nella programmazione" della città si manifesta quotidianamente ed ha uno dei principali riscontri nella mobilita urbana. La città attuale e assolutamente schiacciata e dominata dalla congestione del traffico, situazione che crea disagio e limitazioni ai cittadini che vogliono o devono usare mezzi collettivi o non motorizzati. II continuo aumento del traffico con mezzi privati, e la conseguente necessita di aumentare le zone destinate a spazi di movimento crea problemi più ampi, come ghettizzazione e degrado arbitrario degli spazi di relazione. Vi sono chiaramente molte proposte per tentare di risolvere questi problemi (less traffic, volume diversion, speed reduction) rivolte non Isolo alle strade locali ma anche quelle principali, cercando di creare Una politica di sostenibilità urbana e riequilibrio modale tra traffico vita cittadina; alcune soluzioni già attuate (piste ciclabili, zone pedonali, zone a traffico limitato, etc.) sono, pera, sovente limitate e inefficaci, puri strumenti di concentrazione del traffico sulle arterie principali e di coercizione del residuo traffico locale, rivelandosi più che altro un palliativo subordinato e non alternativo al traffico automobilistico, a volte fin controproducente. Questa "sudditanza psicologica" rispetto alle automobili e rafforzata ;ulteriormente dal fatto che la comunicazione della città con il cittadino e ridotta ad una segnaletica "automobilistica"; cia accelera la trasformazione degli spazi di relazione (case, negozi, luoghi di lavoro. parchi, ecc.) in spazi di movimento (strade, parcheggi, ferrovie, piste ciclabili, discoteche, ipermercati, parchi e attrezzature aggreganti pubblici per il tempo libero, etc.). La maggiore dispersione territoriale degli spazi di relazione genera a sua volta una domanda di movimento e dunque un'ulteriore trasformazione di spazi di relazione in spazi di movimento. A causa di questo processo circolare gli abitanti perdono progressivamente le opportunità di scambio in ambito locale e sono costretti ad effettuare spostamenti sempre maggiori per raggiungere gli spazi di relazione. Se inoltre non vi sono zone di sosta adeguate I'automobile finisce con I'occupare ulteriori spazi di relazione (marciapiedi, aree di gioco, ecc.) che si aggiungono a quelli che sono già stati trasformati in spazi di movimento. Prima che si diffondessero le automobili, i centri abitati erano stati sempre costruiti in maniera compatta e il più possibile ordinata, in modo che le distanze potessero essere percorse anche a piedi. Con I'avvento delle auto, invece, dato che si poteva arrivare facilmente dappertutto, la pianificazione dei nuovi quartieri non sembrava più necessaria. E cosi anche i nuovi quartieri residenziali sono soffocati da un traffico sempre pili intense e caotico. II fatto e che le aree urbane moderne si sviluppano secondo modelli di decentralizzazione e dispersione sui territorio ed e impossibile creare un'offerta di autobus o metropolitane che soddisfi le necessita (di una popolazione cosi sparpagliata. Se guardiamo le città-satelliti di Parigi - dove vive 1'80 per cento della popolazione - vediamo che tutte hanno un ottimo servizio di collegamento con la città, mentre non so no ben collegate fra di loro. Fare a meno della macchina per muoversi all'interno di questa immensa periferia e praticamente impossibile. I volumi di traffico aumentano e continueranno a aumentare a mano a mano che aumenta la popolazione. Questa e una verità che non possiamo nasconderci. I contesti urbani, quindi, perdono Ie loro peculiari caratteristiche ed .assumono dovunque connotati ripetitivi di un'edilizia uniforme. La "città del futuro" diventa un luogo privo di significati e di riferimenti, estraneo ai suoi stessi abitanti: ai margini delle grandi realtà urbane del nostro secolo si pu6 parlare di "individui senza luogo", ossia privi di quello stretto legame che, nelle società tradizionali, legava I'individuo alla propria terra. Comprendere le trasformazioni del paesaggio, percepire cambiamenti in modo critico, investire risorse nel miglioramento dell'intercomunicazione tra città e tra la città ed il cittadino e, probabilmente, la strada giusta per poter uscire da questo stallo. Da questi concetti emerge il tema di fondo di questa tesi: la principale, se non unica, comunicazione che la città ha attualmente con il cittadino e limitata alla segnaletica stradale. Più che dirci dove siamo, dove andiamo, ci comunica divieti ed obblighi, imponendo comportamenti sempre solo legati al traffico veicolare. Effettivamente questa e la funzione della segnaletica stradale e non bisognerebbe chiedere nulla di più. Quello di cui ritengo ci sarebbe bisogno e un metodo di comunicazione aggiuntivo che non permetta solo di attraversare la città ma di viverla, conoscerla e sfruttarla al meglio. Oggigiorno ogni intervento pianificato a livello urbanistico diventa automaticamente un progetto utopistico, la cui riuscita si deve affidare in buona parte alla casualità, data la frammentazione delle opere e la poca comunicazione tra gli enti. Questo circolo vizioso pub essere interrotto da un nuovo elemento: la dinamicità ed il carattere dell'attuale sviluppo tecnologico. L'omogeneità strutturale necessaria per far si che la tecnologia funzioni correttamente e la sua sempre maggior penetrazione in tutti campi, potrebbero plausibilmente regolare e mettere in comunicazione forzatamente tutti quegli ambienti oggi scollegati; una sorta di linguaggio comune. Lo sviluppo tecnologico e I'aumento della capacita di trasmissione a distanza con standard qualitativi elevati costituisce ormai un fattore strategico sia per I'efficienza dei processi aziendali che per lo sviluppo delle aree metropolitane. Favorendo il lavoro mobile e lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi che possono aumentare il grado di efficienza e di integrazione, infatti, nelle economie urbane dei paesi a capitalismo avanzato la produzione e il trasferimento di informazioni svolgono un ruolo sempre più essenziale, fino a far anticipare nuovi modelli urbani, "definiti un'urbanistica "Leggera", caratterizzata da un uso più flessibile degli spazi e dall'apertura di interfacce tra spazio Fisico e spazio elettronico. Lo sviluppo attuale della città si presta grandemente infatti ad un'ibridazione tecnologica molto forte. Come dicevo le città stanno diventando luoghi di intersezione tra globale e locale, dato che numerose metropoli mondiali si sono sviluppate all'interno di mercati transnazionali e hanno ormai piu caratteri in comune tra loro che con i rispettivi contesti regionali o nazionali. Le grandi città risultano già oggi connesse globalmente ma localmente disconnesse, sia fisicamente che socialmente: sono le città globali. Tipologia che ricercatori quali Saskia Sassen hanno elaborato fornendone un quadro analitico e metodologico che tenta di identificare territorialmente i processi scaturiti dall'economia globale. II rapporto tra tecnologia e città e sempre state complesso per via di un'inerzia nell'organizzazione delle spazio fisico che fino ad oggi, anche nelle fasi di maggiore accelerazione delle sviluppo tecnologico, ha determinato una certa linearità. I collegamenti globali e le strutture che questi necessitano non essendo solo fisici possono modificare questa regola. Trascinando un numero crescente di funzioni nel flusso delle reti, ';si tende, anzi, a sostituire luoghi fisici e percorsi con nodi e connessioni informatiche. Questo può determinare conseguenze più rapide e pervasive, offrendo grandi opportunità ma al tempo stesso provocando forti cambiamenti sociali. Queste sono tutte potenzialità; chiaramente, per poter provare ad analizzare gli sviluppi della città bisogna creare uno scenario futuro, immaginando se determinate connessioni e tecnologie, seguendo le evoluzioni e possibilità più concrete, palesate da alcuni strumenti già presenti (o almeno prototipi), riguardanti le tecniche, la dotazione infrastrutturale e I'utenza si funzionino concretamente bisogna inoltre considerare che I'accesso alla rete e per lo più un agire individuale, dettato dal soddisfacimento di personali esigenze che si possono apparentemente appagare nell'ambito del privato; ma nella realtà queste ricerche vengono registrate e catalogate, ed in ogni modo, ed anche involontariamente, controllate. A causa di questa struttura, inoltre, gli individui non sono mai stati cosi esposti ed isolati L'analisi di questo scenario futuro della ciò e dei suoi fondamenti tecnici, può aiutare a capire alcuni risvolti sociali e a porsi domande. Nel primo capitolo di questa tesi esaminerò le tendenze e le evoluzioni già in atto nei settori che contribuiscono, e sempre più lo faranno in futuro, alla creazione e conservazione della città globale: ,lo sviluppo della città, tra megalopoli e aree metropolitane ed mutamenti provocati sociali dallo sradicamento che stanno avvenendo; B lo sconvolgimento degli equilibri di "potere" ed influenza globali dati dall'esaurimento del petrolio e dalle strategie politico-economiche per stabilire che cosa lo sostituirà; C le attuali evoluzioni tecnologiche e I'infittirsi della maglia delle comunicazioni globali, e I'aumento dell'importanza della "rete". Nel secondo capitolo cercherò di illustrare le tendenze attuali e probabili della città globali, cercando di far emergere alcuni cambiamenti sullo sviluppo della città, introducendo elementi, concretamente probabili di trasformazione sociale, fisica, e mentale che cambieranno la stessa percezione della realtà urbana. Mi soffermerò sui movimento nella città globale, fortemente dinamico e complesso, in grado di coprire lunghe distanze in poco tempo e con grande frequenza, e al tempo stesso di ridurre di intensità e bisogno gli spostamenti a scala locale. Individuare quindi i nuovi tecnologici adatti, e la loro integrazione alla rete e al "virtuale", fatto che implicherà nuovi costumi cambiando le modalità di socializzazione e le relazione sociale. nel terzo capitolo esaminerò alcuni possibili e specifiche Conseguenze II movimento all'interno della città globale e virtuale e le problematiche che questo comporta. In particolare: la nuova forma globale e virtuale del "potere" (inteso non da un punta di vita puramente politico ma fortemente diretto dagli interessi globali)"crea e permette un dinamismo nuovo e frenetico interconnesso e "disponibile", ma può ridurre o modificare la nostra liberta personale? E quanta le scelte legate al nostra continuo rapportarsi al virtuale sono veramente autonome? Le risposte fornite ai nostri quesiti posti in rete posso diventare un'imposizione dato che I'aiuto costante fornito dalla rete può diventare indottrinamento (o pericolosa abitudine). II nostro sempre più frequente affidarci alla tecnologia ed alle risposte che ci da, può limitare la nostra capacita critica e la nostra autonomia di intenti? Cercherò anche di affrontare alcune problematiche sociali legate alla sicurezza, analizzando come i parametri necessari per la nostra sicurezza ed incolumità possono essere gestiti dalla rete, aiutando e facilitando la vita ai cittadini, ma rischiando anche di...
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Relatori: | Elisabetta Forni |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Numero di pagine: | 161 |
Soggetti: | G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GF Italia U Urbanistica > UN Storia dell'Urbanistica SS Scienze Sociali ed economiche > SSG Sociologia SS Scienze Sociali ed economiche > SSE Scienze economiche |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1160 |
Capitoli: | Capitolo 1: " futuro che già c'è 1,1: Dove andremo ad abitare 1,1-1: Le megalopoli 1,1-2: Le aree metropolitane 1,2: Dopo il petrolio 1,2-1: Alternative energy 1,2-2: True renowables 1,3: Tendenze tecnologiche 1,3-1: Comunicazioni globali 1,3-2: Miniaturizzazione Capitolo 2: Verso la città globale 2,1: La città 2,2: Fil rouge nelle utopie 2,3: Reti 2,4: La città globale 2,5: Concetti della città che verrà 2,6: Omogeneizzazione 2,7: Fully Integrated Devices 2,8: Fully Integrated Mobility 2,9: Altre considerazioni sulla città globale 2,10: Videoframe 2,11: La città Virtuale F.I.D. & P.M. Capitolo 3: Muoversi nel futuro 3,1: II sistema interconnesso 3,2: Spazi 3,3: La città fluida 3,4: Movimenti 3,5: Spostamenti 3,6: Liquidità e radicamento 3,7: Entusiasti, esclusi ed autoesclusi 3,8: Sicurezza 3,9: Un'ulteriore sguardo al futuro 3,10: Camminando con le nuove tecnologie Capitolo 4: Aspetti sociologici della città futura 4,1: Status e tecnologia 4,2: Le età e la tecnologia 4,3: Adattamenti : "tecnologia a prova di idiota" 4,4: leone 4,5: Immaginazioni urbane 4,6: Ultima citazione Bibliografia Ringraziamenti |
Bibliografia: | Auge M., Non luoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodemita, Eleuthera, Milano, 2005 Bentham J., Panopticon: owero la casa d'ispezione, (a cura) di M.Foucaul e M.Perrot, Marsilio, Venezia, 1983 .Baudrillard J., Cool Memories. Diari 1980-1990, SugarCo, Milano, 1991, Baudrillard J., L'altro visto da se, Costa & Nolan, Milano, 1992 Barzon F., La carta di Zurigo, Eisenman,De Kerckhove, Testo&lmmagine, Torino, 2003 Bauman Z., Vita liquida, Editori Laterza, Roma-Bari, 2006 Benevolo L., Le origini dell'urbanistica moderna, Laterza, Bari, 1985 Bettetini G., il segno dell'informatica, Bompiani, Milano, 1987 Casati C., il nuovo linguaggio, in "L'arca", ottobre 2002 Calvino I., Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972 Cassatella C., Iperpaesaggi, Testo & Immagine, Torino, 2001 Castells M., Galassia internet, Feltrinelli, Milano, 2002 Castells M., La città delle reti, Marsilio, Venezia, 2004 Del Giudice D., La casa virtuale non ha spazio e costruita di tempo e di alfabeti, "Telema", n° 15, gennaio 1999 Deleuze G., Differenza e ripetizione, Raffaello Cortina Editore. Milano, 1997 Deleuze G., Post scriptum sur les societes de controle, Editions de Minuits, Paris, 1990 <diamanti I., Una società ferma dove incombe il mito di Faust, in "La Repubblica", lunedì 22 gennaio 2007 .: Di Bari V., il futuro che già c'è, Sole 24 ORE, Milano, 2006 Echeverria J., Telepolis. La nuova città telematica, Laterza, Bari, 1995 Eco U., Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano, 1964 Emili A.R., Richard Buckminster Fuller e le neoavanguardie, Edizioni Kappa, Roma, 2003 Foucault M., Sorvegliare e punire, Nascita della prigione, Feltrinelli, Milano, 1976 Galbiati M., (a cura di), Proiezioni Urbane. La realtà dell'immaginario, Trancgida, Milano, 1989 Genone P., Velocissimamente in "L'espresso" n01, anno XLIX del 01/01/2003 Giddens A., Out of place, 1995, cit in F. Webster, Is this the information age?, "City", n° 8,1998 Goncarov I., Oblomov, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1996 Held D., Modelli di democrazia, II Mulino, Bologna, 1997 Ibelings H., Supermodernismo. L'architettura nell'età della globalizzazione, Castelvecchi, Milano 2001 Levy P., II virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997 Maldonato T., Critica della ragione informatica, Feltrinelli, Milano, 1997 Mantovani G., L'interazione uomo-computer, II Mulino, Milano, 1995 Martinotti G., II vera centra si e già spostato non e più "dentro",sta in periferia, "Telema" n° 15, gennaio 1999
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