Laurent Pellissier
Shangai: la città vecchia nella città contemporanea: dialogo e integrazione per una modernità sostenibile.
Rel. Silvia Gron, Francesca De Filippi. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Restauro E Valorizzazione), 2007
Abstract: |
È difficile leggere il colorito racconto di questo gesuita senza riflettere su come sia cambiato radicalmente il modo di abitare in Cina. Se la "meschina Europa" continua a vivere nelle sue città storiche, relativamente verticalizzate già da secoli, questo immenso paese con i suoi 1,3 miliardi di abitanti ha vissuto negli ultimi decenni e vive attualmente una vera rivoluzione che stravolge un modus vivendi tramandatesi pressoché immutato per millenni. Si avverte oggi tra le generazioni che condividono gli spazi della città un abisso che si fa sempre più profondo man mano che si risale la corrente violenta della storia. Shanghai è forse il caso più emblematico della mutazione in corso e non a caso essa presta il suo nome ad un delicato gioco che richiede abilità e accortezza. Sottili bastoncini di legno in bilico uno sull'altro sembrano sottostare all'equilibrio di questa immensa foresta minerale. Pur operando con molta attenzione è spesso impossibile spostarne uno senza farne muovere o cadere altri. È necessaria grande scrupolosità per districare il groviglio che li lega, ma per giocare bisogna correre un rischio. Basta pronunciare il nome di Shanghai per evocare immagini mitiche di un passato leggendario. La "perla d'oriente" è solo uno dei numerosi appellativi (spesso dispregiativi) con i quali la città era chiamata. Ricettacolo di delinquenti, faccendieri, prostitute, vi prosperavano negli anni '30 bordelli, case da gioco e fumerie d'oppio in un "compendio di tutti i vizi occidentali e orientali"2. Il trascorso! di rivolte operaie, intrighi, contrasti del centro finanziario ed economico della Cina è ricordato da scrittori come Malraux, Ballard, Acheng, De Beauvoir e l'opulenza coloniale è richiamata da Marlene Dietrich in Shanghai Express che dice di andarci perché è l'unico posto dove si può trovare un cappelline decente3. Oggi di questo passato tumultuoso e affascinante rimangono ricordi sbiaditi e l'immagine annerita degli edifici in stile occidentale sul Bund (oggi accuratamente ripuliti) e nelle "concessioni straniere", enclave date in affitto alla metà dell'800 ai paesi "barbari" attirati dai commerci fiorenti nella cittadina sul delta dello Yangze. Le statistiche e i dati riguardanti il fulminante sviluppo della megalopoli ci riportano con i piedi per terra e a volte ci fanno girare un la testa: 450 milioni di metri quadrati costruiti dopo il 1985 (e si continua al ritmo di 15-18 milioni all'anno), 500 edifici superano i 100 metri e 7600 oltrepassano i 24 metri4, si contano circa 4 milioni di persone trasferite verso le periferie negli ultimi 15 anni. Il PIL di Shanghai è passato da 75,6 miliardi di RMB nel 1990 a 368,9 miliardi di RMB5 nel 1998 rappresentando circa il 4,6% del PIL nazionale. Negli stessi anni le somme investite nelle infrastnitture urbane sono passate da 4,8 miliardi di RMB a 517 miliardi di RMB6 e gli investimenti nelle costruzioni di edilizia residenziale sono passati da 2,6 a 38,9 miliardi di RMB7. Lo slogan "un nuovo volto in un anno, un cambiamento radicale in tre anni" vuole riportare Shanghai ad un ruolo internazionale di rilievo ed è il principio che sottende alla ricostruzione e alla politica urbana attuale. Nella corsa alla modernità, nel perseguire un ideale di progresso, tuttavia, poco tempo è dedicato a riflessioni sulle questioni cruciali dell'abitare e agli attori della vita urbana. È proprio questo aspetto che ha determinato un'attenzione nell'osservare la vita e le pratiche quotidiane degli abitanti di un quartiere della città vecchia, nel distretto idi Nanshi. Un "villaggio urbano" incastonato tra grattacieli, centri commerciali, autostrade a 12 corsie e un sito a forte frequentazione turistica. Qui, nelle case basse di legno e mattoni e nei lilong, sopravvive una vera comunità con le sue fitte reti sociali, con una conoscenza pratica e le sue costruzioni empiriche. Obiettivi. In un primo momento l'esigenza più forte è stata quella di conoscere e cercare di capire con gli strumenti a disposizione la città e in particolare l'area scelta. Osservare, rilevare, intervistare, perdersi, fotografare, sono stati i gesti imprescindibili ad ogni altra intenzione. Molto presto e in modo spontaneo è nato l'interesse per lo spazio in tutte le declinazioni della sua forma e del suo utilizzo. La comprensione di un sistema è infatti indispensabile per poter operare e progettare in un luogo, ed è proprio di un luogo che ci si occupa qui, cioè di uno spazio identitario, relazionale e storico8, regolato da un "ordine in base al quale gli elementi sono distribuiti in rapporti di coesistenza"9. Senza la pretesa di essere esaustivi o di trovare soluzioni assolute e universali si è voluto provare ad abbozzare un'alternativa alle attuali prassi di intervento sui centri storici in Cina cercando di evitare, come spesso avviene, la separazione "tra i luoghi e i loro praticanti", ed un atteggiamento demiurgico nella pianificazione con la conseguente cancellazione di ciò che costituisce e che ha costruito nel tempo il patrimonio architettonico e culturale, ossia le "arti del fare"10 e la vita d'ogni giorno. Metodologia. Come già accennato si è cercato di compiere una lettura sensibile dell'agglomerato prescelto, di percorrerlo per farlo proprio, di interpretarlo, di immaginarlo, di creare un equilibrio con esso per potervi vivere, anche se temporaneamente. È stato necessario lasciare spazio a nuove immagini, sensazioni e pratiche che si discostavano dalle esperienze del passato per poterne costruire*di nuove. Ci si è dati il tempo per camminare, osservare, perdersi, assimilare elementi fino farli diventare familiari, portatori di significato per "addomesticare" l'ambiente e tentare di coglierne il "genius loci"11. L'approccio analitico scelto per l'indagine si avvale di diversi contributi e influenze. In primo luogo si è sentita la necessità di "decostruire", riconoscere gli elementi che compongono questo insieme, cercare di definirli per trovare le sottili regole di questo complesso gioco. Il rilevare implica un'astrazione, un'interpretazione filtrata dagli occhi e dalla cultura dell'osservatore, ma impone una conoscenza ravvicinata della realtà, della "materialità del territorio, esito e deposito di pratiche e di culture"12. Si è operata quindi una sorta di "stratigrafia" un po' come in uno scavo archeologico, in cui si è cercato di dare ad ogni strato uno spessore, delle descrizioni, dei caratteri, per poi osservare le relazioni tra certi strati, per decodificare informazioni che solo una sintesi della realtà può fornire. Distinguendo così tra spazio costruito e non costruito si è cercato di coglierne le sfumature e le qualità. Sono stati individuati per esempio i "percorsi invisibili" che penetrano trasversalmente nel costruito o le "corti saturate", cortili riempiti e trasformati in interni nel corso del tempo. Le estensioni e gli innesti realizzati dagli abitanti, risposte essenziali ai bisogni fondamentali dell'abitare e portatrici di significato hanno sollevato un'altra questione riguardante i luoghi e i nonluoghi nella metropoli contemporanea. Si crede importante considerare queste "azioni" come elementi importanti nella formazione dell'identità del quartiere, non incrostazioni da raschiare, ma ricchezza da integrare nella progettazione di nuovi edifici. Ad un atteggiamento analitico e funzionale, quindi, non sufficiente ad abbracciare la natura complessa di un luogo, si è tentato di affiancare una lettura più concreta. Un ritorno alle cose, all'osservazione del quotidiano, di fenomeni concreti (persone, alberi, sole, case, strade) per una "fenomenologia dell'architettura"13. Le linee tracciate e le campiture di colore che proiettano una parte della realtà su una superficie bidimensionale non vogliono pertanto essere "totalizzanti", né intendono rendere "invisibili i fatti che le hanno rese possibili"14. Anche se forzatamente riduttiva di un contesto così ricco, l'analisi svolta tenta di mantenere un rapporto con il modo di "stare al mondo". Attraverso un'attenta analisi sul campo si è cercato quindi di capire e di sintetizzare le caratteristiche e le qualità dello spazio costruito e di quello non costruito, le dinamiche sociali e le mancanze per raggnippare le informazioni e i dati che possono indirizzare, orientare, ispirare un intervento progettuale. Infine, seguendo la metafora del gioco, si è tentato di delineare, alla luce dei problemi emersi dalle interviste e dall'osservazione diretta, alcune "regole", una strategia di intervento per una modernità sostenibile, o meglio, meno insostenibile. Con alcune linee guida e dei punti chiave (problemi e priorità, qualità dello spazio, spunti per la progettazione, attese sociali, ostacoli) sono stati esposti i principi ideali che si ritengono fondamentali per un progetto in un'area di questo tipo. Con sintetici schemi dimostrativi si è trovata l'applicazione di alcune idee esposte su un isolato campione rilevato in modo più dettagliato all'interno del quartiere. Esiti e conclusioni. Il tentare di capire uno spazio nuovo in un contesto estraneo è stato un ottimo esercizio ed ha permesso di acquisire un metodo di lavoro sul campo anche in modo autonomo. 'esito del lavoro svolto si presenta quindi come una sorta di documento preliminare ad un progetto che analizza e interpreta lo spazio vissuto e può dare degli spunti e delle basi per nuove realizzazioni, per il restauro e la rigenerazione armonica e non violenta del tessuto urbano. È difficile trovare soluzioni, o conclusioni e si preferisce non chiudere con la parola "fine" questa tesi ma auspicarne un seguito. Un altro esito, più imprevisto, è un progetto di documentario da svolgere in quest'area scritto in collaborazione con la regista Alessandra Celesia, che è stato sottoposto ad alcuni produttori francesi per cercare di ottenere finanziamenti e svolgere le riprese. La realtà, tuttavia, lascia poco spazio agli ideali e in molti casi gruppi di intellettuali, le università o le organizzazioni internazionali, attenti a queste problematiche, hanno poca influenza contro le speculazioni edilizie e le grandi operazioni immobiliari. Senza essere nostalgici o romantici viene comunque da porsi una domanda: per chi è pensata questa città modello? Rappresenta l'ideale per chi? Si ha come l'impressione che in questo ambizioso progetto la dimensione umana sia stata dimenticata, che gli investitori, e le autorità siano interessati agli introiti milionari, al prestigio e non sufficientemente alle attese sociali che una metamorfosi così profonda della città non può esimersi dal considerare. Si vuole ottenere un benessere, un comfort di alto livello, ma l'idea di benessere pare ancora confusa e difficilmente raggiungibile per molti. Sembra che le migliala di operai brulicanti giorno e notte nei cantieri, appesi agli scheletri dei grattacieli, lavorino per costruire il futuro della metropoli ma non il loro.Riuscirà Shanghai a non cancellare i desideri che animano i cinesi contemporanei o finirà con l'essere cancellata da essi?15 Contributi. Il lavoro svolto è stato possibile grazie al contributo di diverse istituzioni: oltre al Politecnico di Torino e al Centro di Ricerca e Documentazione in Tecnologia, Architettura e Città nei Paesi in via di Sviluppo di Torino, fondamentale è stato l'appoggio dell'ENSAPB di Parigi con i professori del gruppo MAP (Métropoles d'Asie et Pacifique) e in particolare del professor Zhang Liang nato a Shanghai e insegnante nella sopracitata scuola a Parigi. Qui, nell'ambito del programma Erasmus, si è frequentato un laboratorio annuale che ha compreso un lavoro sul campo di un mese. In occasione dei due soggiorni in Cina (nel febbraio-marzo 2006 e nel marzo 2007) oltre al sostegno dei professori francesi, importante è stato l'apporto della professoressa Yu Yifan ricercatrice e docente presso l'università Tong Ji e della dottoressa Valérie Laurans ricercatrice presso il "Centre d'Études pour la Chine contemporaine" di Shanghaif che con le loro conferenze ed interventi hanno arricchito di informazioni dirette e aggiornate il presente lavoro e quello dei colleghi. |
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Relatori: | Silvia Gron, Francesca De Filippi |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | U Urbanistica > UK Pianificazione urbana A Architettura > AO Progettazione G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GD Estero |
Corso di laurea: | Corso di laurea specialistica in Architettura (Restauro E Valorizzazione) |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1090 |
Capitoli: | INTRODUZIONE PARTE I Shanghai. Dal borgo rurale alla megalopoli moderna. Ricostruzione delle principali tappe della storia e della trasformazione urbana La città ideale: politiche abitative a Shanghai negli ultimi decenni Identità: luoghi e nonluoghi nella metropoli contemporanea PARTE II Sitp di studio: un quartiere nel distretto Nanshi Analisi urbana per una fenomenologia dell'architettura Costruito e non costruito: occupazione del suolo Popolazione Lo spazio costruito Tipologie : case a corte, case a manica, I Hong, "compartimenti" (shop house ), portici, edifìci di recente costruzione, monumenti caratteri del costruito: varianti, innesti, estensioni, lo spazio addomesticato Lo spazio non costruito Percorsi: chi percorre e cosa viene percorso, principali,secondari, semi-privati, invisibili, vicoli ciechi, marciapiedi Corti: corti principali, corti di servizio, corti saturate, corti Corridoio acqua, verde PARTE III Il concetto di monumento storico in Cina: riferimenti e legislazione Un futuro per la città vecchia, progetti e attese tra conservazione e distruzione Presentazione di alcune esperienze contemporanee di intervento sui centri storici in Cina: i casi di Xin Tian Di a Shanghai e il Je 'er Hutong a Pechino. Strategia di intervento per una modernità sostenibile Linee guida, le regole del gioco: priorità, qualità dello spazio, progettazione, attese sociali, ostacoli Qualità dello spazio costruito e non costruito: isolato pilota. Il tessutourbano come palinsesto, le estensioni, l'organizzazione intorno ad un vuoto, lo spazio condiviso, la permeabilità e la porosità del tessuto, il rapporto tra luce e ombra, i materiali, spunti per una rifunzionalizzazione, suggestioni. I vantaggi di una pianificazione partecipata Qualità sociali BIBLIOGRAFIA ALLEGATI Interviste Piano regolatore della città vecchia Legislazione in Cina in materia di beni culturali |
Bibliografia: | � GIOVANNI COMISSO, Cina-Giappone, Milano 1932. � LE CORBUSIER, La charte d'Athènes, Éditions de Minuit, Parigi, 1957. � SlMONE DE BEAUVOIR, La lunga marcia, Mondadori, Milano 2006. (ed. or. La longue marche, essai sur la Chine, Gallimard, Paris 1957.). � SAVERIO MURATORI, Studi per una operante storia urbana di Venezia, IPS, Roma 1959. � KEVIN LYNCH, l'immagine della città, Marsilio, Venezia, 1964 (ed. or. The Image of thè City, MIT press, Cambridge Mass 1960. � HENRI LEFEBVRE, la Révolution urbaine, Gallimard, Parigi 1970. � HENRI LEFEBVRE, le droit a la ville, Éditions Anthropos, Paris 1972. I � JEAN'CASTEX, JEAN CHARLES DEPAULE, PHILIPPE PANERAI, principes d'analyse urbaine, rapport de recherche, CORDA, Paris 1975. � CHRISTIAN NORBERG SCHULZ, Genius Laci, Electa, Milano 1979. � GlANNI GUADALUPI (a cura di), La Cina, le arti e la vita quotidiana viste da padre Matteo Ricci e altri missionari gesuiti, Franco Maria Ricci editore, Milano 1980. � HENRI LEFEBVRE, la production de Vespace, Éditions Anthropos, Paris 1984. � FRANCO LA CECIA, Perdersi, l'uomo senza ambiente, Laterza, Bari 1988. � WANG ANYI in ROSANNA PILONE e YUAN HUAQING, Racconti dalla Cina, Mondadori, Milano 1989. � MICHEL DE CERTEAU, Invention du quotidien, I. Arts defaire, Gallimard, Parigi 1990. � MARC AUGE, Nonluoghi, introduzione ad una antropologia della surmodernità, elèuthera, Milano 1993. (ed. or. Non lieux, Seuil, Parigi 1992. |
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